Scheda film
Regia: Jesse Peretz
Soggetto: Jesse Peretz, Evgenia Peretz, David Schisgall
Sceneggiatura: Evgenia Peretz, David Schisgall
Fotografia: Yaron Orbach
Montaggio: Jacob Craycroft, Andrew Mondshein
Scenografie: Inbal Weinberg
Costumi: Christopher Peterson
Musiche: Eric D. Johnson, Nathan Larson
USA, 2011 – Commedia – Durata: 90′
Cast: Paul Rudd, Elizabeth Banks, Zooey Deschanel, Nick Sullivan, Francesca Papalia, Bob Stephenson, Peter Hermann
Uscita: 4 luglio 2012
Distribuzione: Videa-CDE
La bocca della verità
Ned Rochlin (Paul Rudd) è un inguaribile ottimista e vede del buono in ogni persona e in ogni situazione. Per questo si ritrova spesso nei guai, soprattutto con la sua famiglia. Dopo essere stato arrestato e rilasciato per aver venduto della droga ad un poliziotto, Ned è estromesso dalla fidanzata dall’azienda biologica, in cui vive e lavora, perdendo anche la custodia del suo amato cane. Non gli rimane che chiedere aiuto all’ingombrante madre e alle ambiziose sorelle (Elizabeth Banks, Zooey Deschanel, Emily Mortimer), le cui vite saranno gettate nel caos.
Sinossi alla mano diventa automatico identificare nel protagonista di Quell’idiota di nostro fratello ciò che comunemente chiamiamo “la pecora nera del gruppo”, ma a conti fatti la visione del film ci fa apparire il personaggio di Ned come una sorta di “mina vagante” capace di portare, nel bene e nel male, scompiglio nel microcosmo con il quale viene a contatto, che nel caso della pellicola diretta da Jesse Peretz non è altro che il proprio nucleo familiare. Ned è l’elemento di rottura che mette in evidenza le fragilità e le paure, facendo venire a galla le piccole grandi bugie e le mezze verità che hanno influenzato le dinamiche interne e posto le basi dell’equilibrio venutosi a creare tra le parti chiamate in causa. Quella che viene messa in scena è appunto una storia incentrata sul tema della famiglia disfunzionale, che in autori come Todd Solondz o Wes Anderson, attraverso traiettorie opposte, ha raggiunto altissimi livelli. Nel caso di Quell’idiota di nostro fratello i risultati non sono gli stessi e non sono minimamente avvicinabili, ma quantomeno ci introducono senza retorica e cliché in un tema così delicato sul quale sono state scritte milioni di sceneggiature. Qui ad esempio è proprio la presenza di un fragile equilibrio, che come vedremo finirà con il rompersi con il ritorno di Ned tra le quattro mura della casa materna, a rappresentare la chiave per entrare nella storia al centro della quarta fatica dietro alla macchina da presa di Peretz, chiave che una volta individuata permette al fruitore, in particolare agli addetti ai lavori, di avviare un processo analitico e critico su di essa.
Ciò permette in primis di identificare a quale tipologia di commedia appartiene l’opera e su quale comicità punta, elemento importantissimo che consente a sua volta di giudicare il percorso professionale e l’approccio tecnico e contenutistico al suddetto genere da parte del regista, che nel caso di Peretz è piuttosto significativo visto che durante la sua carriera per il piccolo e grande schermo ha avuto modo di confrontarsi con le diverse facce della commedia: da quella sulle diversità de Il maggiordomo del castello a quella sentimentale di The Ex, passando per gli sketch di Important Things with Demetri Martin. Gli esiti in tal senso non sono mai stati particolarmente incoraggianti sin dall’opera prima, ossia il già citato Il maggiordomo del castello, dove la pochezza della regia e la verbosità della scrittura hanno dato origina ad un film assolutamente da dimenticare.
Con Quell’idiota di nostro fratello le cose sono sensibilmente migliorate, a partire dai tempi comici e da uno stile registico meno ingombrante e più funzionale al racconto. Le buone performance attoriali saltano di più all’occhio e questo è merito di una sceneggiatura più attenta alle dinamiche e allo sviluppo dei personaggi, piuttosto che alla rincorsa ossessiva della battuta facile. Peretz porta sul grande schermo una commedia semplice, ma non superficiale, che fa sorridere (come ad esempio nella scena della metro, nell’intervista alla ballerina Tatiana oppure alle confessioni involontarie di Ned a casa di Miranda) attraverso l’equivoco e la fisicità dei suoi protagonisti. È un’opera dignitosa, che sa come far divertire il pubblico senza ricorrere alle volgarità. Quanto basta per passare un paio di ore in tranquillità al fresco di una sala cinematografica.
Voto: * *½
Francesco Del Grosso