Scheda film
Regia: Mimmo Paladino
Soggetto: da Miguel de Cervantes
Sceneggiatura: Mimmo Paladino, Corrado Bologna
Fotografia: Cesare Accetta
Montaggio: Massimiliano Pacifico
Scenografie: Paolo Petti
Costumi: Ortensia De Francesco
Musiche: Lucio Dalla
Italia, 2006 – Video-Arte – Durata: 75′
Cast: Alessandro Bergonzoni, Mimmo Cuticchio, Daghi Rondanini, Lucio Dalla, Peppe Servillo, Angelo Curti, Enzo Moscato
Uscita: 23 marzo 2012
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Sale: 7
Il Paladino Dalla Mancha
Qualcuno non conoscerà Mimmo Paladino, pittore, scultore ed incisore nostro connazionale, esponente del movimento della Transavanguardia fondato da Achille Bonito Oliva nel 1980, invocante un ritorno alla pittura, dopo le varie correnti concettuali del decennio precedente; ma tutti conoscono Lucio Dalla. Sembra fatto a posta: a tre settimane dall’improvvisa scomparsa del cantautore bolognese, ecco arrivare in sala da lontano, grazie all’encomiabile Distribuzione Indipendente, questo Quijote, oggetto cinematografico non (meglio) identificato, che l’artista campano realizzò nel 2006, originariamente in forma molto più breve, quale corredo ad una mostra sul Don Chisciotte. Chi avesse consultato nei mesi precedenti il sito della diligente rete creata, tra gli altri, da Giovanni Costantino si sarebbe accorto di come il film fosse già da tempo annunciato, fiore all’occhiello di un catalogo incredibilmente intelligente. Quindi il lancio a ridosso della morte del compianto Lucio non è cinismo ma ancora un gioco del caso.
Lo stesso caso che si divertiva a giocare col povero e disperato Quijote, qui interpretato da un dolente Beppe Servillo, illudendolo di combattere contro i giganti che in realtà erano solo mulini a vento, folle d’amore com’era per la bella Dulcinea. Qui Paladino lo fa rinascere ai giorni nostri e, dopo avergli affiancato un buffo ed irresistibile Sancho, col volto, i suoni e soprattutto il corpo di Dalla, gli pone davanti delle enormi pale eoliche – versioni attuali degli allora mulini – che hanno invaso, deturpandola, buona parte del Sannio, principale location delle riprese.
Tra il narratore Mimmo Cuticchio ed i giochi di parole del Mago Festone (Alessandro Bergonzoni) Paladino fa poi incontrare al suo Quijote molti personaggi, interpretati da altrettanti amici che volentieri si sono prestati alla realizzazione dell’opera. Conscio, come ha dichiarato, che pittura e cinema non possano essere la stessa cosa, ma che nel rettangolo inquadrato dalla macchina da presa si possa vedere la tela, l’autore non sottovaluta l’importanza del montaggio delle immagini e del sonoro, ritenendo così l’invenzione dei Lumière più vicina alla scultura, come essa prendendo vita lentamente, tra limature e cesellature, anche se la materia da scolpire altro non è che la luce. E come insieme ad essa si plasmano movimento, parola e suono, così l’hidalgo Quijote si presta perfettamente, coi suoi tratti di utopia, sogno, fantasia, sentimento, nobiltà, fierezza e coraggio, ad essere messo in scena. Praticamente video-arte.
Ed in questo sistema di scatole cinesi, in grado di rendere perpetuamente infinte suggestioni, quasi grottesco ci risuona, col senno dell’oggi, l’ammonimento di Sancho (Dalla) a Chisciotte nei confronti della Morte appena comparsa interpretata da un torvo Remo Girone.
Raro perché… appartiene ad un genere difficilmente inquadrabile, più simile alla video-arte.
Note: presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2006, luogo più naturale di qualsiasi altra sala cinematografica.
Voto: * * *
Paolo Dallimonti