Scheda film

Regia: Alessandro Gassman
Soggetto: Tratto dalla pièce teatrale “Cuba and his Teddy Bear”
Sceneggiatura: Alessandro Gassman e Vittorio Moroni
Fotografia: Federico Schlatter
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografie: Sonia Peng
Costumi: Mariano Tufano
Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi
Suono: Marco Grillo
Italia, 2012 – Drammatico – Durata: 106′ – B/N
Cast: Alessandro Gassman, Giovanni Anzaldo, Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Matteo Taranto, Madalina Ghenea, Michele Placido
Uscita: 18 aprile 2013
Distribuzione: Moviemax

 Roman zotico criminale

Tratto dalla fortunata commedia “Roman e il suo cucciolo” portata da Alessandro Gassman in tournée negli ultimi anni, a sua volta adattamento a cura di Edoardo Erba di “Cuba and His Teddy Bear” di Reinaldo Povod, (lo spettacolo prima ed) il film ora racconta dell’immigrato romeno Roman (lo stesso Gassman), gommista con ampi sconfinamenti nella malavita, in particolare nel traffico di droga, un energumeno estremamente irascibile che stravede per l’unico figlio, il cucciolo Nicu (Giovanni Anzaldo). Coinvolto in affari sempre più loschi e pericolosi, cercherà di proteggere l’erede da un sinistro personaggio, noto come il Talebano (Sergio Meogrossi), che rischia di diventargli una sorta di secondo ed ancor più deleterio padre. Ma la situazione si complicherà in modo quasi irreparabile…
Girato in un bellissimo e molto “contrastato” bianco e nero, curato nei particolari dei suoi chiaroscuri dal direttore della fotografia Federico Schlatter (Fortezza Bastiani, Amorestremo, Zora la vampira), pur cedendo al colore in qualche momento topico, l’esordio alla regia di uno dei più noti figli d’arte italiani è però davvero troppo sopra le righe. Il risultato finisce per essere figlio e vittima del suo artefice e protagonista, il quale prova, ma teneramente non riesce ad essere mattatore quanto invece fu l’illustre genitore. Il film viene così allontanato da quel realismo e quell’analisi sociologica, che invece vorrebbe perseguire, proprio dall’artificiosità di un cast teatrale tutto italiano il quale per la maggior parte finge letteralmente di entrare in personaggi dall’accento straniero: ciò che però ottiene, dopo neanche mezzora di visione, è soltanto di saturarci e traghettarci nella più squallida parodia, rendendo decisamente inascoltabili le interpretazioni eccessivamente urlate del pur valido cast, finendo per sprofondare sotto una coltre di noia quando non di ridicolo involontario.
Come se non bastasse, Razzabastarda si chiude concitatamente con un finale disorientatissimo e quasi senza senso, cui sono inspiegabilmente approdati lo stesso Gassman ed il valido co-sceneggiatore (ed altrove regista con Tu devi essere il lupo e Le ferie di Licu) Vittorio Moroni, che trasforma la denuncia sociale nel più squallido melodramma. Una pellicola eccessiva e dalle enormi ambizioni, purtroppo lontanissime dai risultati: troppo urlata, troppo esagitata, troppo poco riuscita. 

Voto: * *½

Paolo Dallimonti