Scheda film
Regia: Benh Zeitlin
Soggetto: dalla commedia di Lucy Alibar
Sceneggiatura: Lucy Alibar, Benh Zeitlin
Fotografia: Ben Richardson
Montaggio: Crockett Doob, Affonso Gonçalves
Scenografie: Alex DiGerlando
Costumi: Stephani Lewis
Musiche: Dan Romer, Benh Zeitlin
Suono: Ronald G. Roumas, Stephen Urata (non accreditato)
USA, 2012 – Drammatico – Durata: 93′
Cast: Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Lowell Landes, Pamela Harper, Gina Montana, Amber Henry
Uscita Italia: 7 febbraio 2013
Dstribuzione: Satine Film
Sale: 27
L’apocalisse
Da una piccola realtà produttiva indipendente attiva e radicata nell’area di New Orleans al firmamento dei grandi nomi del cinema statunitense: è un esordio sorprendente quello di Benh Zeitlin, che con Beasts of the Southern Wild ha collezionato premi e riconoscimenti a festival di tutto il mondo, conquistando pubblico e critica alle latitudini più disparate (tra le fila dei suoi estimatori ci sono anche fans illustri, tra cui Barack Obama), e che adesso prosegue la sua inarrestabile corsa con ben quattro candidature agli Academy Awards (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attrice Protagonista).
Hushpuppy e suo padre vivono nella Grande Vasca, un’area paludosa in un delta del sud degli Stati Uniti, un lembo di terra dove sarebbe inibito l’accesso alla popolazione ma nel quale si è stabilita una piccola comunità autosufficiente. La vita spensierata e libera della bambina sta però per essere stravolta: il padre è malato e la sta preparando ad affrontare il mondo quando non ci sarà più nessuno a proteggerla. Contemporaneamente una catastrofe di proporzioni bibliche sta per abbattersi sul suo microcosmo: mentre lo scioglimento dei ghiacci ha liberato delle mostruose creature preistoriche che si dirigono verso sud, una terribile tempesta sta per distruggere ogni equilibrio.
Beasts of the Southern Wild (Re della terra selvaggia per la distribuzione italiana) è uno struggente viaggio nel rapporto fra Uomo e Natura, alla scoperta di quella delicata armonia che lega tutti gli elementi: il film segue il racconto di formazione di Hushpuppy, che deve imparare a fare affidamento su se stessa senza mai dimenticare il rispetto per quella natura impetuosa che la circonda e rischia di spazzarla via. Il nemico della bambina – quella paura dalla quale il padre cerca di emanciparla – è mostruoso e astratto, l’elaborazione delle sue fantasie infantili prende forma nelle spaventose fattezze degli Aurochs, delle creature rimaste intrappolate nei ghiacci artici ai tempi dell’ultima glaciazione e rilasciate dal loro progressivo scioglimento (l’arroganza dell’uomo e il suo intervento negativo scatenano la furia della Natura): la parabola ecologista è però solo uno dei tanti spunti che costituiscono il ricco e al contempo essenziale impianto del film, che soprattutto sembra interessato a cogliere e cristallizzare la straordinaria forza e coraggio dei suoi protagonisti, tratteggiando il ritratto di un Sud vivace e tenace, capace di attribuire alla vita il giusto valore, imparando a riconoscere l’essenziale e le sue priorità. “Quando la tua casa viene distrutta dieci volte dalla natura e tu continui a vivere nello stesso posto, consapevole che quello che hai verrà distrutto ancora, impari a capire cosa è veramente importante, cosa dura per sempre” ha evidenziato Zeitlin incontrando la stampa italiana, raccontando la sua fascinazione per l’eterogenea popolazione della Louisiana, terra atipica e magica, inconfondibile e indimenticabile fucina culturale, catalizzatrice di continue contaminazioni sociali e artistiche.
Beasts of the Southern Wild è un film coraggioso, appassionato e al contempo tenerissimo: attraverso lo sguardo ingenuo ma non per questo superficiale o semplicistico di una bambina di sei anni, Zeitlin tratteggia un ritratto umano malinconico e decadente, che contrappone la società contemporanea e i suoi vincoli a una visione del vivere più spontanea e indomita, figlia di quei guerrieri silenziosi che quotidianamente sconfiggono paure e insidie per conformarsi ai ritmi della Natura. Eppure non si tratta di una deriva new-age o di un bizzarro revival hippy, ma di un’onirica e simbolica lettura della modernità con le sue spietate contraddizioni: tratto da una pièce teatrale (“Juicy and Delicious” di Lucy Alibar, co-sceneggiatrice) il film non scava nel dramma o nella tragedia indugiando sulla sofferenza e sfruttandone la retorica, ma al contrario si abbandona ad una vera e propria deflagrazione emotiva, imbevuta di positività, di speranza e di tenacia.
Concepito e sviluppato dal progetto collettivo Court 13 (che per sua stessa definizione “realizza film su comunità improbabili, come una comunità improbabile a sua volta”) in collaborazione con Cinereach, Beasts of the Southern Wild si è imposto come un vero e proprio caso cinematografico (prodotto con un budget di un milione e ottocentomila dollari ha già decuplicato la cifra con i suoi guadagni), nato dalla sinergia fra professionisti del cinema indipendente e tanti esordienti, tra cui i due attori protagonisti, Dwight Henry (piccolo imprenditore locale nel settore della panetteria – che presta il suo volto a Wink, il padre di Hushpuppy) e soprattutto la rivelazione Quvenzhane Wallis (classe 2003): il casting è stato un processo lungo e faticoso, iniziato nel 2009 e portato avanti per mesi (solo per il ruolo della protagonista oltre 4000 bambini hanno partecipato alle selezioni) grazie al supporto di un gruppo di volontari “reduci” dalla campagna presidenziale per Obama che hanno organizzato incontri e audizioni nei punti di aggregazione più importanti delle cittadine nei dintorni di New Orleans e si sono prestati a una mappatura “porta a porta” alla ricerca dei vari interpreti.
Libertà e indipendenza sono i due cardini sui quali si sorregge la struttura del film, lirica celebrazione della forza degli elementi (l’acqua su tutti: fonte di vita e nutrimento ma anche ineludibile potenza distruttiva) e dell’armonia della Natura nel suo insieme, ed è a questa essenziale fotografia dell’umanità e dei suoi equilibri che si sovrappone l’evocazione dell’incombente (e duplice) apocalisse, l’uragano e l’inesorabile discesa degli Aurochs: proprio quest’ultimo aspetto rappresenta un ulteriore elemento di difficoltà, dal momento che le mostruose creature preistoriche non sono state realizzate con l’ausilio della computer-graphica bensì utilizzando la semplice tecnica del green-screen e dei veri maialini vietnamiti (“adornati” con bizzarri “copricapo” ispirati alle lontre della Louisiana e che conferiscono agli animali un aspetto ben più minaccioso di quello consueto), a riconferma di un generale approccio “artigianale” al progetto ma anche del costante confronto con la spontaneità e l’imprevedibilità della realtà “non-ricostruita”.
Favola ancestrale capace di raccontare l’amore, la paura, il coraggio e il rispetto con brutale delicatezza, Beasts of the Southern Wild celebra il ritorno agli istinti più naturali e primordiali, il sentimento come stimolo per vivere, la ricerca affannosa verso qualcosa “che manca” come iniezione di energia per non lasciarsi incancrenire dall’assenza ma anche la sicurezza del porto sicuro degli affetti e la loro protezione imperitura.
Imperfetto e deflagrante, Beasts of the Southern Wild è innanzitutto un manifesto sull’amore in tutte le sue forme e sulla sua potenza e con sguardo placido e mai spento porta sullo schermo la vulnerabilità dell’uomo ma anche il suo stoicismo, dando volto al terrore, all’irrequietezza, alla ruvidità ma anche all’estrema tenerezza e alla fantasia: difficile dire come si articolerà il futuro di questo piccolo grande film e di Benh Zeitlin, ma la speranza è che possa continuare a parlare dell’Uomo con lo stesso folgorante entusiasmo.
RARO perché… già, perché?!
Voto: * * * *
Priscilla Caporro