Scheda film

Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Soggetto e Sceneggiatura: Juan Carlos Fresnadillo, Andrés M. Koppel
Fotografia: Xavi Giménez
Montaggio: Nacho Ruiz Capillas
Scenografie: María del Pilar Revuelta
Costumi: Tatiana Hernández
Musiche: Lucio Godoy
Spagna, 2001 – Thriller – Durata: 108′
Cast: Max von Sydow, Eusebio Poncela, Leonardo Sbaraglia, Mónica López, Antonio Dechent, Guillermo Toledo, Albert Ponte
Uscita: 28 marzo 2003
Distribuzione: Lady Film

 Continua l’affermazione internazionale…

Continua l’affermazione internazionale di giovani registi spagnoli. Ad aprire le porte e’ stato Alejandro Amenabar (il fulminante Tesis seguito da Apri gli occhi e dal grande successo di The others), poi e’ stata la volta del sopravvalutato Jaume Balagueró (Nameless e il deludente Darkness). Ora tocca a Juan Carlos Fresnadillo (classe 1967) che aveva gia’ destabilizzato gli spettatori con il cortometraggio Ruleta (presentato a vari festival), in cui un gruppo di annoiate casalinghe trasformava un tranquillo te’ pomeridiano in una strage; complice una roulette russa condita da chiacchiere, indifferenza e pettegolezzi. Il felice debutto nel lungometraggio (presente nel cartellone della “Settimana Internazionale della Critica” del Festival di Cannes 2002 e vincitore di due premi Goya in patria) ripropone la stessa passione per l’azzardo in chiave fantasy-thriller. In Intacto, si racconta infatti di un uomo che, scampato ad un incidente aereo, viene coinvolto da un ambiguo menagramo in una gara tra “eletti”. Si tratta di sopravvissuti a disgrazie di vario tipo che mettono in gioco, in modo estremo, la fortuna accumulata.
Non si capisce bene quale sia la molla che faccia scattare in una persona gia’ baciata dal fato il desiderio di rimettersi alla prova; forse, oltre al ritorno economico, una sorta di irrazionale bisogno di testare la propria invulnerabilita’, per spingersi sempre piu’ vicino al punto di non ritorno. Un modo per scontare un senso di colpa latente e incolmabile. Il racconto, in un crescendo di trovate ad effetto non sempre motivate ma efficaci proprio per la loro vaghezza, prevede anche la possibilita’ di appropriarsi, attraverso fotografie, della fortuna di altre persone. Girato con eleganza, e pervaso da un’incalzante tensione nonostante il ritmo blando, “Intacto” riesce a creare un’atmosfera di malsana ineluttabilita’ capace di calamitare l’attenzione. Tra i momenti migliori, in grado di eccitare la parte bambina di ognuno di noi e spaventare quella adulta, proprio le sfide tra “fortunati”, in particolare la corsa bendata in un bosco alberato, dove ogni tronco diventa un ostacolo che solo l’intuito permette di evitare. Cupo, non conciliante, fatalmente malefico (e benefico), il film trova negli interpreti adeguate pedine al gioco del destino costruito dal regista: il giovane Leonardo Sbaraglia ha la faccia e il fisico giusti, Eusebio Poncela, nell’ingrata parte dello “iettatore”, ricorda Fred Murray Abraham sia nell’aspetto che nel ruolo di “spalla” in grado di oscurare il protagonista, e Max von Sydow trasmette con toni pacati il suo carisma. Da uno spunto non troppo lontano da Fearless di Peter Weir e Unbreakable di M.Night Shyamalan, il giovane regista iberico riesce a costruire un film singolare e seducente, in cui il quotidiano si frastaglia in schegge di inquietudine. Peccato per la distribuzione scarsa e l’assenza di promozione che lo hanno gia’ “destinato” all’invisibilita’.

Voto: ****

Luca Baroncini

 #IMG#La Grande Sceneggiatrice

Federico (Eusebio Poncela), è un uomo che, scampato ad un terremoto, ha il poco piacevole dono di sottrarre la fortuna a chiunque egli tocchi ed ha perciò lavorato fino ad allora in un casinò per limitare le vincite dei giocatori troppo favoriti dalla sorte. Samuel (Max Von Sydow) è un ebreo scampato ai campi di concentramento nazisti nella Seconda Guerra Mondiale e, oltre ad essere il proprietario del suddetto casinò al cui interno vive, gestisce un complesso e clandestino giro di scommesse cui partecipano soggetti straordinariamente baciati dalla dea bendata che mettono in gioco beni preziosissimi, comprese persone care. Tomás (Leonardo Sbaraglia) è un rapinatore in fuga nonché l’unico sopravvissuto ad un disastro aereo che finisce nelle mire di Federico, ormai dedito anch’egli al gioco d’azzardo estremo. Sara (Mónica López) è una poliziotta sulle sue tracce, la quale nasconde l’irraccontabile segreto di essere scampata ad un mortale incidente d’auto che distrusse la sua famiglia. Le vicende dei quattro si intrecceranno indissolubilmente in un complicatissimo gioco dominato dal destino.
La cinematografia spagnola si dimostra ancora una volta vivacissima col debutto di Juan Carlos Fresnadillo, poi destinato ad americanizzarsi con 28 settimane dopo, seguito del fortunato film di Danny Boyle, cui riuscì a donare nuova linfa, e col recente e più personale Intruders, edito da noi solo in DVD.
Con Intacto, il cinema di genere (thriller) riesce ancora una volta ad elevarsi, diventando più di un trattato sulla fortuna, la predestinazione, la malasorte, il caso e, non ultimo, l’amore. Non tutto finisce per quadrare nel racconto del cineasta iberico – anche perché ogni elemento sembra al tempo stesso prevedibile quanto imprevedibile – ma la sceneggiatura è ben calibrata per stupire lo spettatore, catturarlo e farlo riflettere, lasciandolo tra l’indeterminatezza reale del caso ed una predestinazione dei personaggi (derivante dall’abile scrittura), nel dubbio ostinato tra l’esistenza una “Grande Sceneggiatrice” dell’universo ed il lavoro di ottimi autori di copioni. Così, ispirandosi probabilmente a fatti reali – difficile pensare che non esistano scommesse come quelle mostrate – la dea bendata assurge a titolare di una specie di ipnotica religione, in cui riporre cieca ed ostinata fede.
Il film di Fresnadillo diventa così anche un’opera sulla scrittura cinematografica, che mette nero su bianco, prevedendolo, quello che poi dovrà sembrare soltanto casuale. E non si risparmia alcuni momenti davvero riusciti, come la corsa dei concorrenti bendati nel bosco in mezzo agli alberi, preannunciata da quella meno fortunata di un solitario, ugualmente limitato nella vista, che attraversa correndo una grossa e trafficata strada.
Il regista spagnolo gioca pure con le parole, poiché il titolo può anche essere letto, oltre che nel significato letterale di “integro”, anche come la storpiatura di “en-tacto”, ossia “nel tatto”, cioè il modo con cui la fortuna andrebbe e verrebbe tra i pochi eletti fortunatissimi, quasi come una moneta di scambio.
Ed Intacto nel suo procedere tocca anche il tema dell’amore, ampliando il binomio eros e thanatos, volgendolo al negativo come “non amore uguale non morte cioè vita”, riassumibile nel più noto adagio “fortunato al gioco, sfortunato in amore”: i personaggi che rinunciano all’amore infatti sopravvivono.
In una sfida pari sola a quella di Highlander, in cui ne resterà soltanto uno, i protagonisti del film – interpretati da vecchie (Von Sydow) e nuove (Sbaraglia e Poncela) glorie del firmamento cinematografico internazionale – si affrontano verso la fine confidando non nell’abilità nella spada, bensì nel loro legame con la fortuna, dea bendata capace di sfuggire a centinaia di uomini per concentrarsi in uno solo, ma anche in grado – come l’insetto fosforescente della prima scommessa in cui si mette in gioco Tomás – di volteggiare imprevedibilmente di foglia in foglia, di persona in persona, sfuggendo in coda pure al potentissimo, ma ormai consumato Samuel, che pagò la sua rendita di buona sorte con gli orrori di un’umana ed indimenticata follia.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti