Scheda film
Regia, Sceneggiatura e Montaggio: Rodrigo Cortés
Fotografia: Xavi Giménez
Scenografie: Antón Laguna
Costumi: Patricia Monné
Musiche: Victor Reyes
Spagna/USA, 2012 – Thriller – Durata: 113′
Cast: Sigourney Weaver, Robert De Niro, Cillian Murphy, Elizabeth Olsen, Toby Jones, Joely Richardson, Craig Roberts
Uscita: 8 novembre 2012
Distribuzione: 01 Distribution
Margareth Matheson è un docente universitario…
Margareth Matheson è un docente universitario che, con la collaborazione del suo assitente Tom Buckley, si occupa di smascherare le truffe di personaggi che sostengono di avere poteri paranormali. Quando Simon Silver, un famoso sensitivo cieco, ritorna in attività a molti anni dal suo abbandono delle scene, Tom decide che è arrivato il momento di studiare anche le sue attività.
Non è la banalità il peccato più grande di questo nuovo lavoro del regista di Buried. Ci sono moltissimi film con scienziati che hanno come missione nella vita quella di smascherare le truffe dei presunti sensitivi. Evidentemente in America, ancora ai giorni nostri, si dilettano a farlo.
Ma forse quello che salta all’occhio anche del più distratto degli spettatori è una certa indecisione di fondo, come se non si fosse del tutto sicuri di cosa si vuole sostenere. Questo di per sé è un peccato piuttosto serio, e neanche le colte citazioni, da Matheson fino al più plateale Palladino, riescono a incuriosire lo spettatore più di tanto.
Tutto comincia quando due scienziati, molto efficienti, decisamente bravi e un tantino ironici che si dedicano a smascherare attività paranormali, si trovano di fronte un personaggio inquietante. La dottoressa Matheson, una irrigidita Sigourney Weaver, e il suo assistente Tom Buckley, un Cillian Murphy che fa degli occhi la sua arma migliore, tengono corsi all’università e, nel tempo libero, vanno agli spettacoli teatrali per smascherare e mandare in prigione i sensitivi più in vista.
Fin qua niente di nuovo, di recente 1921 – Il Mistero di Rookford (The Awakening) affrontava lo stesso tema persino dalla stessa angolazione.
Ma quando Simon Silver, un Robert De Niro rimasto fermo a Angel Heart, torna sulle scene, trent’anni dopo il clamoroso abbandono a seguito della morte di uno spettatore, Tom insiste per indagare anche su di lui. E da questo punto in poi le scene migliori sono già passate e il film prende una piega indecisa. Si suppone che il tutto sia incentrato sul dubbio se Simon sia o no un vero sensitivo, ma il sistema usato per insinuare tale dubbio è tra i più plateali a disposizione di un regista: effettacci di second’ordine e citazioni pseudo scientifiche.
Si pensava di aver salutato con gli anni ottanta le patetiche scene in cui ciarlatani spiritati levitano sul palco per convincere un pubblico di per sé già abbastanza credulone, dal momento che è in quel teatro a guardare un simile spettacolo.
Ma forse un buon uso del Rasoio di Occam in questo caso avrebbe dato come risultato una sceneggiatura più snella e un film meno traballante.
Sigourney Weaver e Cillian Murphy ce la mettono tutta per convincere lo spettatore a prendere sul serio la storia, e in alcuni momenti la cosa funziona, tra i due c’è un buon affiatamento, ma tutto si fa complicato quando De Niro si trova nella scomoda posizione di dover inquietare lo spettatore, che in passato lo aveva visto interpretare il diavolo in persona, e che fatica non poco a restare centrato sulla presunta pericolosità di un vecchietto cieco, vestito di nero, che gigioneggia come se non avesse mai vinto un Oscar in vita sua.
La regia si trasforma progressivamente in un incrocio tra X-Files e un qualsiasi Shyamalan del secondo periodo, e la tensione costruita a dispetto di tutto viene presto dissipata da pochi effettacci e un paio di illuminazioni dell’ultim’ora.
Ma quello che dà il colpo definitivo alla volontà dello spettatore di regalare la sospensione dell’incredulità più grande dai tempi de L’Esorcista è il finale: una tale scemenza, ricostruita a posteriori come è ormai tradizione da Il Sesto senso in poi, da lasciare il dubbio che sia stata voluta. Insomma se si decide di provare a suggerire una terza via tra credere o no ai fenomeni paranormali, non è poi detto che questa esista davvero e sia praticabile.
Voto: * *½
Anna Maria Pelella
#IMG#In medium stat virtus
La dr.ssa Margaret Matheson (Sigourney Weaver) ed il suo giovane assistente Tom Buckley (Cillian Murphy) sono tra i più famosi investigatori del paranormale che il mondo conosca. Lavorano presso l’università ed hanno fatto di guaritori, medium, telepati e cacciatori di fantasmi i loro principali nemici, riuscendo ogni volta a sbugiardarli. Solo uno continua a resistere da anni alle indagini della dottoressa: il non vedente Simon Silver (Robert De Niro), i cui poteri non sono mai stati messi del tutto in discussione e che si ritirò dalle scene anni prima, in seguito alla morte accidentale di un giornalista suo detrattore durante un proprio spettacolo. Ora che sembra tornare alla ribalta, per i due scienziati sarà l’occasione definitiva per pronunciare su di lui la parola definitiva…
Rodrigo Cortés è, prima che un notevole regista, un grande sceneggiatore: il suo Buried riusciva a rimanere credibile ed interessante pur con un solo personaggio in un ambiente chiuso e ridottissimo come una bara; l’esordio Concursante, inedito da noi, con quel Leonardo Sabraglia (Intacto) che ritroviamo qui nel ruolo del medium Palladino, raccontando la storia di un professore di Storia dell’Economia vincitore di un’ingente somma ad un quiz televisivo, metteva in scena in maniera potabile numerosi temi economici inserendoli nel punto di vista delle teorie del complotto sul signoraggio bancario; in uno dei suoi primi cortometraggi, 15 días, passato ad un’edizione di Arcipelago, narrava sotto forma di mockumentary le peripezie di un giovane che comprava tutto per posta, rimandandolo indietro entro i quindici giorni di possibilità di recesso.
La sua notevole abilità nel creare a tavolino complesse strutture dalla potenzialmente precaria tenitura, rendendole invece solide e credibili, incontra stavolta il thriller con sfumature sovrannaturali. Il matrimonio non è però dei più riusciti, poiché, pur con un cast straordinario a disposizione, Cortés incappa nelle convenzioni più trite e ritrite del genere, compreso un mefistofelico De Niro, quasi fossero quelle luci rosse che la dr.ssa Matheson cerca come spie du qualcosa di artefatto. Ma soprattutto sceglie per l’intreccio una soluzione estremamente prevedibile, cui durante la visione del film almeno una volta tutti avranno senz’altro pensato, pur se adeguatamente e ripetutamente dissimulata. Insomma gioca sporco, pur se non eccessivamente, ma soprattutto gioca male, iniziando ad un certo punto a muovere le pedine in maniera troppo brusca, perdendone quasi il controllo, creando nello spettatore un certo disorientamento. Nelle ultime scene viene tutto spiegato e ri-mostrato secondo la nuova e giusta chiave di lettura, ma, complice qualche difetto di coerenza, la sospensione dell’incredulità richiesta al suo pubblico è davvero troppa. Naturalmente si preoccupa di zavorrare il thriller con riferimenti colti e con valide riflessioni sulla vita e la morte, sulla solitudine del diverso e sull’opportunità della razionalità, ma non basta.
Rimane comunque un film di genere vedibile e sufficientemente divertente, ma da Cortés al terzo lungometraggio ci si aspettava qualcosa di più.
Voto: * * *
Paolo Dallimonti