Il mondo delle scommesse sportive americane e quello che vi ruota intorno.
In due parole si potrebbe riassumere così il tema di questo film, il quale ci fa entrare in un mondo, quello dei contact center e call center americani, che gestiscono i rapporti con gli scommettitori e suggeriscono i risultati vincenti, consigliando i grandi giocatori, pronti a puntare grosse somme di denaro, come i piccoli che desiderano dare una svolta alla propria vita dopo una dura settimana di lavoro. Giocare, perdere, sentire il grande colpo della sconfitta, ma poi riemergere, avendo la consapevolezza di essere pur sempre vivi e la certezza che il “castigo” non è stato poi così pesante se si ha ancora fiato nei polmoni e voglia di vivere.
Giocare, vincere e scoprire che forse la vittoria è il piccolo rovescio della medaglia di una grande sconfitta. Chi vince e chi perde veramente nella vita? Chi lo sa veramente sino in fondo?
Al Pacino ci regala una delle sue solite ottime interpretazioni secondo i cliché espressivi ai quali ci ha abituato: carismatico, con un’anima senza fondo e profonda come i suoi occhi, con un qualcosa di indicibilmente ferino e feroce, con quelle sue arringhe e i suoi protagonismi che lo hanno reso un attore infinitamente amato; Mattew Mc Conaughey, gioca la parte dell’atleta lanciato ai massimi livelli che un infortunio mette KO e che riscopre nel suo talento per le scommesse coadiuvato dalla profonda conoscenza del football la via del guadagno e della popolarità. Il buon Mattew non ha solo un fisico da modello-atleta ma anche un buon talento d’attore; Rene Russo, donna di vita e di grandi sofferenze, si dimostra femmina di grandi solidità, buon senso e saggezza.
Il film ci regala molti dialoghi, monologhi e quindi riflessioni sul senso profondo della scommessa, del gioco, del rischio, secondo molteplici risvolti. In fin dei conti il personaggio interpretato da Al Pacino non è altro che un ex-scommettitore trasformato in uno scommettitore ancora più grande attraverso la gestione di un business.
Non male anche lo squarcio sociale sul mondo dei “call center”, anche se appena abbozzato.
Il film ci offre un epilogo relativamente scontato, facendo proprio il detto: “il gioco è bello finché dura poco…”.

Gino Pitaro                                         newfilm@interfree.it