Scheda film
Regia: Daniel Espinosa
Soggetto e Sceneggiatura: David Guggenheim
Fotografia: Oliver Wood
Montaggio: Richard Pearson
Scenografie: Brigitte Broch
Costumi: Susan Matheson
Musiche: Ramin Djavadi
USA/Sudafrica, 2012 – Spionaggio – Durata: 115′
Cast: Denzel Washington, Ryan Reynolds, Robert Patrick, Vera Farmiga, Brendan Gleeson, Sam Shepard, Rubén Blades
Uscita: 2 marzo 2012
Distribuzione: Universal Pictures
Video Sponsorizzato – Casa CIA, casa CIA… per piccina che tu sia…
Che cos’è una “Safe house”? In gergo poliziesco o spionistico si vuole indicare così un luogo sicuro, adibito a nascondere testimoni, agenti o altre persone che si percepisce siano in pericolo.
Gli Stati Uniti ne posseggono svariate in gran parte del mondo ed in una di queste, a Città del Capo, in Sudafrica, lavora Matt Weston (Ryan Reynolds), un giovane agente della CIA con un brillante futuro alle spalle, che passa le sue giornate in attesa che succeda qualcosa. Dopo pochi minuti di film, il suo nulla sembra trasformarsi drammaticamente in tutto: Tobin Frost (Denzel Washington), un tempo agente dell’intelligence statunitense ed ora ricercato per tradimento, sfugge ad un mortale agguato e si rifugia nell’ambasciata USA in città. Trasferito nella “Safe house”, viene inseguito dal commando di killer sulle sue tracce che decimano gli agenti che lo avevano in custodia. Matt, unico sopravvissuto, cercherà di proteggerlo, scappando insieme a lui, ma tenere testa alla vecchia volpe, che cercherà di plagiarlo, non è cosa facile. Mentre la loro fuga si farà sempre più disperata, si delineerà come la testa di Frost sia fortemente voluta da qualcuno ai vertici della CIA…
Diretto dallo svedese Daniel Espinosa e scritto da David Guggenheim, nomi non troppo noti né da noi né negli Stati Uniti, il film trasuda adrenalina da tutti i fotogrammi e comincia con una mezzora senza respiro, dall’agguato a Frost, passando per la “Safe house”, fino al primo, temporaneo scampato pericolo. E se, già da come viene presentato all’inizio, secondo i canoni del cinema di genere, è facile intuire chi sia la talpa all’interno dell’agenzia di spionaggio, la tensione rimane alta per tutto il resto della pellicola, grazie alle didascalie che periodicamente indicano data ed orario ed alla fotografia a tratti sgranata di Oliver Wood, che tende ad aumentare il realismo dei fatti mostrati, quasi si trattasse di un documentario.
Il personaggio interpretato da Denzel Washington incarna una sorta di leggenda, un “Osama Bin Laden” qualsiasi, per citarne uno, prima amico poi nemico del paese, simbolo di una nazione più ambigua che democratica, che non esita ad etichettare arbitrariamente e discontinuamente soggetti alleati od ostili a seconda del momento e della convenienza, politica od economica che sia. Fulcro di un sistema corrotto, Frost con le sue alterne vicende ne influenzerà il destino, lasciando un filo di speranza nella figura dell’esile recluta Matt Weston, che, malgrado tutto, non uscirà dalla storia fortificato, ma solo deluso e disgustato.
Forse più politic(izzat)o de Le idi di marzo, di cui è una versione anabolizzata e muscolare – più debole, ma molto più d’intrattenimento – Safe house sfrutta il consolidato canovaccio del thriller spionistico, ricordando molto da vicino I tre giorni del Condor di Pollack, per lanciare quell’occhiata critica e disillusa nei confronti degli USA che solo un regista straniero sa e può dare fino in fondo.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti