Scheda film

Regia: Pippo Delbono
Soggetto: da un’idea di Pippo Delbono e Giovanni Senzani
Fotografia: Pippo Delbono e Fabrice Aragno
Montaggio: Fabrice Aragno
Musiche: Victor Deme, Pietro mascagni, Stefan Eicher e Camille
Italia/Svizzera, 2013 – Drammatico – Durata: 90′
Cast: Giovanni Senzani, Pippo Delbono, Margherita Delbono, Anna Fenzi, Bobò, Il Coro e L’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli
Uscita: 4 gennaio 2014
Distribuzione: Compagnia Pippo Delbono

Sale: un paio

 L’umanesimo di Pippo Del Bono

“Cammino per le strade di questa città distrutta dal terremoto: L’Aquila, la città delle promesse e delle campagne politiche, ora sola, abbandonata anche lei, orfana come me”. Le immagini del capoluogo abruzzese colpito dal sisma nel 2009, aprono e chiudono l’ultima pellicola di Pippo Del Bono. Fotografie di una città spoglia, violata, sfruttata, e dimenticata scorrono davanti ai nostri occhi. Le parole del protagonista rimbombano nel silenzio assordante di quello che rimane. E’ dal centro de L’Aquila, un tempo cuore pulsante della città, e ridotto ora a un cumulo di macerie, che Del Bono parte per mettere in scena un profondo e intimo discorso sul dolore, sulla morte e sulla forza della vita.
E lo fa raccontando l’incontro di due uomini accomunati dalla stessa lancinante perdita. Due uomini molto distanti fra loro per scelte di vita e temperamento che si confrontano per tentare di superare la scomparsa dei loro affetti più cari. Il primo uomo è lo stesso regista che documenta minuziosamente, passo dopo passo la malattia della madre: i tentativi messi in atto per salvarla, l’inevitabile tragica fine in un letto di ospedale, fino all’esposizione del suo corpo nella camera mortuaria e alla chiusura della bara. La telecamera del cellulare che segue passo passo la triste parabola di Margherita diventa per il regista l’unico mezzo per proteggersi da un dolore indicibile e travolgente.
L’altro uomo è Giovanni Senzani personaggio di spicco delle Brigate Rosse, la cui devota moglie, rimasta accanto a lui durante tutto il periodo della sua detenzione, muore dopo una lunga malattia.
L’amicizia tra i due, nata per caso dall’interesse di Giovanni per il lavoro teatrale di Pippo, si rafforza proprio a causa della comune sofferenza. Inquadratura dopo inquadratura lo spettatore è immerso in quel senso di vuoto che gli sguardi e le lacrime dei due protagonisti comunicano con una forza e un impatto palpabili. E quando, dopo la morte di Anna, Giovanni racconta a Pippo dell’omicidio di Roberto Peci, l’umanità che traspare dal suo lucido resoconto prescinde dalla sua condizione di carnefice. Davanti allo spettatore c’è soltanto un uomo che si assume le responsabilità di un atto atroce e mai dimenticato; un uomo segnato dal dolore e dalla colpa. Sangue è in questo senso il manifesto dell’umanesimo di Del Bono, un umanesimo che rifiuta il giudizio e accoglie la diversità, che non condanna, nè assolve ma cerca solo di comprendere.
“Penso a quella frase che ho letto – conclude il regista – che diceva che il Buddha sorride comunque perchè crede che il bene sia radicale e il male sia successivo, storico. E che la forza che ci tiene in vita in questo pianeta è più forte di quella che vuole farci morire. L’uomo ha possibilità di stroncare l’illusione e di manifestare il bene di cui è fatto nel profondo. Nessuno può sfuggire alla vita”.
RARO perchè… coraggioso. 

Voto: 7

Monica De Simone