Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Graziano Salvadori
Fotografia: Giovanni Cavallini
Montaggio: Giulio De Paolis
Scenografie: Tiziana Cannizzaro
Costumi: Adele Bargilli
Musiche: Big One
Suono: Stefano Savino
Italia, 2012 – Commedia – Durata: 99′
Cast: Graziano Salvadori, Niki Giustini, Katia Beni, Beatrice Maestrini, Cristina De Pin, Gaetano Gennai, Novello Novelli
Uscita: 26 SETTEMBRE 2013
Distribuzione: Mediterranea Productions
Sale: 19

 Il gioco delle coppie

Restringendo il campo agli ultimi decenni, la variegata e proficua scuola della commedia made in Toscana ha regalato alle platee nostrane esponenti di grande rilievo del calibro di Nuti, Benigni, Novelli o Monni, ma anche figure discontinue e non sempre all’altezza della situazione come ad esempio Pieraccioni, Panariello e Ceccherini. La maggior parte di loro ha deciso di passare, chi in un modo e chi in un altro, con risultati spesso altalenanti, dietro la macchina da presa, alternando al lavoro di interprete anche quello di regista. Ultimo in ordine di tempo a fare il grande passo, che come vedremo tra poco è stato decisamente più lungo della gamba, troviamo Graziano Salvadori, volto noto del piccolo schermo, con alle spalle qualche apparizione al cinema e al teatro.
L’esordio alla regia del comico toscano arriva con Sarebbe stato facile, nelle sala a partire dal 26 settembre grazie alle ventidue copie messe a disposizione da Angelo Bassi. Per l’occasione, Salvadori si ritaglia il ruolo da co-protagonista, affidando i restanti ad un gruppo di fidati colleghi, tra cui l’inseparabile Niki Giustini (da anni formano un duo affiatato), Alessandro Paci, Katia Beni e Beatrice Maestrini. Il risultato è una commedia corale tinta di rosa, che fa della coralità balbuziente della recitazione il motore portante e della mediocrità dell’intero progetto il carattere dominante. Steso un velo pietoso sull’elemento interpretativo (a brillare è il solo e intramontabile Novello Novelli, al quale vengono affidati i monologhi di apertura e chiusura), infatti, la componente drammaturgica prima e quella tecnico-stilistica poi, mettono in evidenza abissali lacune che, a conti fatti, appaiono fatalmente insormontabili.
In entrambi i casi, la colpa va attribuita alla regia amatoriale e priva di spunti chiamata a mettere in quadro la vicenda narrata, ma soprattutto alla scrittura povera, fragile e approssimativa dello stesso Salvadori, incapace di gestire i cambi di tono e di registro che si affacciano nello script (una prima parte da commedia brillante degli equivoci che cede il passo a quella che dovrebbe essere, almeno sulla carta, una virata verso l’amaro), di evitare che i personaggi si trasformino in macchiette dalla personalità appena abbozzata e di scivolare in dialoghi da soap opera (quello sulle scale tra padre Albino e Marco, quello tra il poliziotto e Marina quando quest’ultima riceve una tragica notizia). A peggiorare la situazione ci pensa, infine, una narrazione approssimativa, caratterizzata da pindarici e invisibili raccordi (il montaggio non aiuta a limitare i danni, al contrario li accentua) che rendono la drammaturgia nient’altro che una successione verbosa e poco divertente di sketch (penosi i tempi comici). Ed è proprio questa concatenazione, rotta di frequente da divagazioni temporali e reminder appiccicati per allungare il brodo, a dare la misura esatta e la cartina tornasole di un tipo di comicità old style e fuori tempo che, anche se riesce a dribblare intelligentemente i doppi sensi e le volgarità, non riesce a fare a meno delle solite porte in faccia e degli scivoloni per tentare di strappare qualche sorriso (vedi ad esempio la scena dell’acquisto della casa o della scelta delle bomboniere).
Ne viene fuori un plot che fagocita stereotipi per rigettare sullo schermo quel tipo di leggerezza che in Sarebbe stato facile diventa sinonimo di superficialità. Ciò accresce ancora di più la rabbia nei confronti di un film che avrebbe potuto dire qualcosa di importante su un tema così attuale in Italia (e non solo) quale il problema legato alle coppie di fatto e alla loro difficoltà di sposarsi e adottare bambini. Un tema spinoso che ha costretto quelle stesse coppie a emigrare per far valere i propri diritti, ma che ha visto negli ultimi tempi una parziale apertura persino da parte della Chiesa, voluta da Papa Francesco. La storia raccontata da Salvadori è quella di due coppie omosessuali costrette a inscenare finti matrimoni tra di loro e a fingersi eterosessuali pur di mettere in piedi famiglia e coronare i rispettivi sogni d’amore. Ma tutto questo ha un costo. Purtroppo, la resa getta letteralmente al vento un’opportunità più unica che rara di contribuire alla causa, di trattare cinematograficamente un argomento non particolarmente approfondito dalle nostre parti (quando lo abbiamo fatto non siamo riusciti a fare meglio di Viola di mare o Good As You), dandogli l’attenzione, lo spessore, il risalto e la forza espressiva di cui aveva bisogno per toccare le coscienze e le sensibilità delle masse.

RARO perché… è una commedia decisamente non riuscita. 

Voto: 2 e ½

Francesco Del Grosso

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