Scheda film
Titolo originale: Louder than bombs
Regia: Joachim Trier
Sceneggiatura: Joachim Trier e Eskil Vogt
Fotografia: Jakob Ihre
Montaggio: Olivier Bugge Coutté
Scenografie: Molly Hughes, Gonzalo Cordoba e Michelle Schluter-Ford
Musiche: Ola Fløttum
Costumi: Emma Potter
Suono: Gisle Tveito
Norvegia/Francia/Danimarca, 2015 – Drammatico – Durata: 109′
Cast: Jesse Eisenberg, Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Amy Ryan, Ruby Jerins, David Strathairn, Rachel Brosnahan, Devin Druid
Uscita: 23 Giugno 2016
Distribuzione: Teodora Film
La stanza della madre
E’ veramente più forte delle bombe (titolo originale tradotto) la fotografa di guerra Isabelle Reed (Isabelle Huppert), famosissima per i suoi scatti di vita e tragedia in terra di sanguinosi conflitti? La risposta ci viene sbattuta subito in faccia: per niente. Scompare prematuramente in un incidente stradale. Mai affossata dal pericolo che si corre ogni minuto durante le guerriglie, un destino beffardo gli ha riservato la morte più banale. Ma chi era veramente Isabelle? A 3 anni dalla sua morte, l’ex collega Richard (David Strathairn) organizza una mostra a New York esponendo le sue foto inedite. È l’occasione per la famiglia di ritrovarsi e scegliere gli scatti più rappresentativi. Il marito Gene (Gabriel Byrne), insieme ai due figli Conrad (Devin Druid) e Johan (Jesse Eisenberg), sono il bersaglio di qualcosa che va oltre il dolore fisico di una devastante deflagrazione. Anime profondamente colpite, messe alla prova da una rielaborazione del lutto mai veramente archiviata. Un working in progress farcito di ombrosi segreti conditi da ingombranti ricordi influenzano quotidianamente l’esistenza dei tre superstiti.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, il film di Joachim Trier (Oslo, August 31st del 2011 tra i suoi lavori più rappresentativi) porta sullo schermo le vicende di una famiglia separata precocemente, e lo fa allontanandosi dai soliti cliché di genere fatti di sedute consolatrici a base di pianti riparatori. Imbastisce tra alti e bassi, intorno ad una narrazione che si divide in viaggi personali, un ritratto famigliare completamente chiuso in una bolla di conflitti mai risolti. Questa sensazione di sottovuoto è resa molto bene dal cineasta. Tutto il mondo è fuori e lo si avverte.
Peccato che non sia in grado di colpirci completamente al cuore, forse troppo interessato al proprio stile. La riflessione dello spettatore scivola via in quanto le immagini ci portano al dolore, ma non ce lo fanno mai sentire veramente. Sia l’autore che i suoi personaggi non trovano il giusto linguaggio comunicativo, affossandoci così in un buio, che si crogiola su se stesso tenendo l’emozione in gabbia. Tanta carne al fuoco, ma anche troppo fumo, che non ci consente di assaporarla appieno.
Fondamentale il ruolo di Isabelle, portato sullo schermo da una sempre sontuosa Isabelle Huppert. Madre ormai trapassata, che ritorna nei ricordi/flashback. Lei viene narrata nella sua imprescindibile e misteriosa essenza. Presenza pesante, come se fosse dipartita da pochi giorni. Di se stessa fotografava la propria solitudine negli hotel. Il suo stato d’animo ed il suo modo di agire hanno provocato un condizionamento nella vita dei suoi cari. Memoria di sé che ha influenzato le loro identità. Folgorante è il primo piano vivo a tutto schermo del volto dell’attrice, che ci trasmette quel senso di disturbo misto ingombro dove tutti i discorsi sembrano realmente irrisolti.
Segreti di Famiglia mette in stretta relazione la foto, in quanto tale, con la visione dell’essere umano. Un scatto non osservato attentamente nel proprio insieme può far sembrare qualcosa, che realmente significa l’opposto. Come in quest’intimo ritratto di famiglia, dove l’opinione è condizionata da pensieri soggettivi, che prontamente vengono smentiti dalla realtà. Questa ristretta visione d’insieme non ti permette di fare le giuste scelte. Isabelle non voleva smettere di fare il suo pericoloso lavoro perché il tornare a casa dava un senso alla sua vita, anche se poi quel tornare era sempre uguale. Vedeva crescere i suoi figli pensando quasi di esserne di intralcio. Distorsione della verità che era l’esatto opposto.
Consigliato a chi non riesce a togliersi una propria immagine marmorea dalla mente. Magari spostando lo sguardo un po’ più a destra o a sinistra, quel ricordo si potrebbe arricchire di significati, che gioverebbero ad una più realistica visione del mondo e di sé. Il film ci invita anche, nei suoi sotto testi, ad avere meno paura di comunicare alla comunità in cui viviamo chi siamo veramente.
Voto: 6 e ½
David Siena