Scheda film

Regia: Michele Alhaique
Soggetto: Andrea Garello
Sceneggiatura: Andrea Garello, Michele Alhaique e Emanuele Scaringi
Fotografia: Ivan Casalgrandi
Montaggio: Tommaso Gallone
Scenografie: Sonia Peng
Costumi: Mariano Tufano
Musiche: Luca Novelli e Pierre Alexander “Yuksek” Busson
Suono: Alessandro Bianchi
Italia, 2014 – Drammatico – Durata: 92′
Cast: Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioè, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli
Uscita: 11 settembre 2014
Distribuzione: BIM

 Manzo criminale

Mimmo (Pierfrancesco Favino) più che un uomo è un mulo, un toro: sul cantiere dello zio Santilli (Ninetto Davoli), se serve ultimare un lavoro, si chiama lui, uno di fiducia, uno che fa poche domande e fatica duro.
Una sera il cugino Manuel (Adriano Giannini), un poco di buono amante delle donne e della cocaina che vive alle spalle del padre, gli chiede un favore: portargli una ragazzina, Tania (Greta Scarano), suggeritagli dal “Roscio” (Claudio Gioé), tanto intraprendente quanto indifesa. Ma Mimmo sbaglia giorno, la festa è organizzata per l’indomani, perciò la porta a trascorrere la notte a casa propria. Lui, prima che un mulo, un toro, è un uomo, d’onore e nutre per la ragazza un rispetto quasi sacro, malgrado la sua schietta disponibilità.
Giunto a casa del cugino l’indomani e affidatagli la giovane, Mimmo, che non è una bestia, ma un uomo, non esita a strapparla dalle mani del perverso parente, dopo averlo colpito più volte con un oggetto contundente.
Il mondo di Mimmo va in mille pezzi ed insieme a Tania fugge, cercando di scappare da un destino in realtà più che segnato…
L’attore Michele Alhaique (Cavalli, Qualche Nuvola) esordiva sotto i migliori auspici, facendo pensare addirittura ad un Drive all’amatriciana: una cinquina d’attori di razza (Favino ingrassato 20 kg, Davoli, Giannini, la Scarano e Gioè), un racconto potentemente noir e l’ambientazione nella periferia di Roma. Purtroppo il risultato è ben al di sotto delle aspettative, soprattutto in termini di sceneggiatura: Alahique finisce per gettare alle ortiche l’elevatissimo potenziale narrativo in favore di un compitino ben svolto, ma piatto e banale. E dire che di elementi ce n’erano a bizzeffe, anche se non dovremmo essere noi a ricordarlo: tanto per citarne qualcuno, Manuel avrebbe potuto uccidere Tania, che Mimmo avrebbe spietatamente vendicato; il padre di Mimmo si narra sia morto in circostanze misteriose che nessuno s’è preso la briga di approfondire, mentre il protagonista lo si sarebbe potuto far scoprire figlio di Santilli; il rapporto tra Mimmo e Tania, senza andare oltre, è troppo platonico per risultare credibile e per ritenere plausibile la ribellione dell’uomo.
Così l’evoluzione dei destini dei personaggi è prevedibile fin dall’inizio, facendo perdere allo spettatore l’interesse per un racconto poco originale che sa di già visto.
Non resta che apprezzare e recuperare – unica quanto grama consolazione – una ritrovata Iris Peynado in un ruolo per lei assai insolito, quello della colf del protagonista. Un esordio potenzialmente interessante finito in un’occasione sprecata.

Voto: 5

Paolo Dallimonti