Scheda film
Regia: Sam Mendes
Soggetto: ispirato ai personaggi di Ian Fleming
Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Stuart Baird
Scenografie: Dennis Gassner
Costumi: Jany Temime
Musiche: Thomas Newmann
G.B./USA, 2012 – Avventura – Durata: —
Cast: Daniel Craig, Helen McCrory, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Judi Dench, Naomie Harris
Uscita: 31 ottobre 2012
Distribuzione: Warner Bros
Licenza di risorgere
“Tutti hanno bisogno di un hobby”
“Qual è il suo?”
“La resurrezione.”
Ventitré film per cinquant’anni di mito: sono questi i numeri di James Bond, la spia britannica con licenza di uccidere nata dalla penna di Ian Fleming che da decenni incolla più e meno appassionati alle sue mirabolanti avventure.
Concepito come terzo capitolo dell’ideale trilogia iniziata con Casino Royale e Quantum of Solace, Skyfall in realtà ben presto ha rivelato un carattere di profonda autonomia e indipendenza rispetto alle due precedenti pellicole, dimostrandosi da un lato capace di cogliere i giusti elementi di continuità con la serie e dall’altro sviluppandosi secondo nuove dinamiche, in un’ideale fusione fra elementi del passato e del futuro. E le contrapposizioni, i contrasti e le antitesi rappresentano davvero l’ideale struttura su cui si sorregge lo sviluppo del film, che continua a scavare tanto nelle fragilità e nelle fallibilità della spia in smoking quanto nella sua capacità di riaffermare la propria determinazione e autorevolezza: “resurrezione” è la parola chiave per Skyfall, che con la mano ferma e la lucidità registica di Sam Mendes dà vita a una vera e propria immersione nella mitologia di un’icona, minandola e ricostruendola passo dopo passo.
Durante un’operazione a Istanbul i servizi segreti britannici vengono derubati di un preziosissimo driver nel quale sono conservati i nomi di tutti gli agenti sotto copertura infiltrati nelle maggiori organizzazioni terroristiche del mondo: il bilancio fallimentare della missione si aggrava quando Bond viene colpito e dato per morto. L’ MI6 è ormai sotto attacco da parte di un misterioso uomo nell’ombra e la stessa M è sottoposta a forti pressioni da parte del governo che vorrebbe allontanare la donna dai servizi segreti: quando la situazione pare ormai irreparabilmente compromessa l’agente 007 si ripresenta a Londra – dopo essersi “goduto la morte” – pronto a tornare in attività ma il suo percorso di riabilitazione non sarà privo di difficoltà: la sua opportunità di riscatto è quella di riuscire a scovare e neutralizzare Raoul Silva, pericoloso criminale il cui passato si intreccia alle vicende dell’MI6.
Solo chi ha davvero toccato il fondo può risalire la china e raggiungere vette inaspettate: questa sembra essere la morale di Skyfall (titolo quantomai emblematico), capitolo che più di molti altri si dimostra capace di mettere in discussione i capisaldi della serie, lavorando non tanto sulla magnificazione dell’eroe quanto sulle sue debolezze e sulla sua profonda umanità. Da Casino Royale in poi – in coincidenza con l’arrivo di Daniel Craig nel ruolo di 007 – l’immagine stessa di James Bond ha subito una profonda evoluzione, con una sempre maggiore attenzione dedicata al volto più “emotivo” dell’agente, dapprima alle prese con l’amore e il tradimento, poi con la vendetta e ora costretto a scontrarsi con i fantasmi del proprio passato e con le inquietudini del presente. È un Bond affaticato quello di Skyfall, un uomo disincantato che però, forte dei propri riferimenti e punti fermi, è pronto a rimettersi in gioco, a dimostrare che la sua non è una parabola discendente. Il fulcro emotivo della narrazione stavolta è il rapporto fra 007 e M, un rapporto di rispetto e di fiducia ma anche animato da elettricità ed inquietudine, soprattutto quando il fallimento della missione in Turchia e la gravissima crisi che coinvolge l’MI6 sembrerebbe gettare alcune ombre sul loro legame: l’algida M è però al centro di una tempesta ben più grave che la coinvolge non solo come autorità ma anche come essere umano, soprattutto per quanto concerne i suoi legami con Silva, un uomo straziato dal dolore che cerca la propria rivalsa.
Frustrazione e rabbia fanno da background a un progetto che fa propri con grande consapevolezza tutti i classici elementi di un Bond-movie rielaborandoli e rendendoli moderni e accattivanti: pur puntando su un approccio leggermente meno “esplosivo” (come sottolineato spiritosamente nel dialogo fra l’agente 007 e Q, stavolta latore di un equipaggiamento decisamente meno eccentrico del solito), Sam Mendes, costruendo uno schema di tensione ben adatto a descrivere il clima plumbeo proprio della crisi dei servizi segreti britannici, dimostra di saper gestire con consapevolezza anche le numerose e ritmatissime sequenze action, lavorando su veri e propri slanci d’azione bondiana con tutta la durezza e l’energia necessaria.
Skyfall gioca con il mito fra citazioni e ammiccamenti (a partire dal ritorno in grande stile della fiammante Aston Martin DB5 “di” Sean Connery) ma non perde mai di vista la propria direzione e – pur con la consueta spolverata di ironia – si inserisce nella saga come un nuovo giro di boa: sono trascorsi cinquant’anni dall’esordio cinematografico di James Bond con Licenza d’uccidere, moltissimi sono stati i cambiamenti all’interno del “franchise” con esiti più o meno fortunati e Mendes coglie la possibilità di imprimere il proprio stile all’interno di uno schema ben collaudato, all’interno del quale il regista riesce a sfruttare tutti gli spazi possibili per dare sfogo alla propria lettura di 007. La sceneggiatura di Neal Purvis, Robert Wade e John Logan scava nei personaggi e gli restituisce tridimensionalità, finendo per delineare i tratti di una tragedia “familiare” che intreccia vicende personali all’amor patrio in una scacchiera di relazioni umane che giocano sulle dinamiche madre-figlio, sull’amore-tradimento, sulla condanna-perdono: il tutto prende poi forma nelle interpretazioni di un cast decisamente all’altezza, dal già citato Daniel Craig bravo nel tratteggiare le fragilità e l’abnegazione del suo Bond, all’inappuntabile Judi Dench fino a Javier Bardem, platinatissimo villain turbato e inquietante perennemente sopra le righe.
È un vero e proprio gioco delle ombre quello al centro del percorso di rinascita dell’agente 007, un sentiero tortuoso che lo porterà a confrontarsi con le proprie origini, a ripercorrere simbolicamente le molte tappe della sua vita, ad accettare i propri limiti e ad affrontare nuove sfide: d’altronde è questo che si confà a Bond, James Bond.
Voto: * * *¼
Priscilla Caporro
Alcuni materiali del film:
Featurette – Girare in Turchia