Scheda film
Regia: Luca Barbareschi
Soggetto: liberamente tratto dall’opera letteraria “Mi fido di te” di Francesco Abate e Massimo Carlotto
Sceneggiatura: Francesco Arlanch, Luca Barbareschi, Anna Pavignano
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Walter Fasano
Scenografie: Francesco Frigeri
Costumi: Milena Canonero
Musiche: Marco Zurzolo
Suono: Maurizio Di Coste
Italia, 2013 – Thriller – Durata: 111′
Cast: Luca Barbareschi, Zhang Jingchu, Carl Ng, Frank Crudele, Branko Djuric, Alessandro Haber, Gary Lewis
Uscita: 7 novembre 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Le conseguenze dell’amore
Lo scetticismo generale nei confronti di Something Good, che minaccioso aleggiava sin dal primo momento in cui ne erano state annunciate le riprese, può essere spazzato via solo e soltanto dopo che tale oggetto misterioso ha portato a termine la sua corsa sul grande schermo. In realtà sotto osservazione non era tanto il film, piuttosto l’operato dietro e davanti alla macchina da presa di colui che ha deciso, contemporaneamente, di scriverlo, dirigerlo e interpretarlo. Si tratta di Luca Barbareschi, qui alla terza regia cinematografica dopo Ardena e Il trasformista, i cui recenti trascorsi politici, che lo hanno tenuto lontano per un po’ di tempo dai set e dai palcoscenici teatrali, non sono andati molto a genio alla maggioranza degli addetti ai lavori e dei suoi abituali spettatori.
Lo scetticismo deve fare però largo ad una piacevole sorpresa, quella offerta da una pellicola che ha il merito di avere un respiro internazionale, capace di evadere dall’orticello ove il cinema e la televisione nostrani sono soliti andare a raccogliere storie più o meno interessanti. In tal senso, Barbareschi sceglie di ambientare il suo nuovo film sull’asse Italia-Cina-Hong Kong, potendo contare su un budget di 5 milioni di euro, su un parco attori di livello mondiale e sulle 150 copie messe a disposizione dalla 01 Distribution a partire dal 7 novembre. L’opera dimostra nel complesso una solidità registica che non si era palesata nelle precedenti prove dietro la macchina da presa, figlia di una versatilità tecnico-stilistica e di una confezione fotografica di indubbia efficacia (merito di Arnaldo Catinari). Dal canto suo, la componente estetica permette di sopperire a qualche svarione presente nello script, quest’ultimo capace di tenere alta la tensione fino all’ultimo fotogramma, fatta eccezione per una serie di passaggi a vuoto che abbassano di qualche tacca lo spessore drammaturgico, rallentando la narrazione quando invece si sarebbe dovuto spingere di più il piede sull’acceleratore. Tuttavia, il plot regge l’impatto così come la messa in scena, che a sua volta non perde mai di credibilità grazie a un buon disegno dei personaggi, alla scelta accattivante delle ambientazione e a un impianto dialogico misurato che resiste alle tentazioni delle battute ad effetto.
Il risultato è un plot stratificato che gioca con i toni, i registri e i generi, attraversando tre livelli principali: il thriller, la love story e la redemption story. Ciascuno di essi alimenta e fa progredire una storia che tratta un tema importante, delicato e di stretta attualità come quello delle sofisticazioni alimentari, legate a forzature chimiche sui prodotti gastronomici e a speculazioni commerciali, a loro volta causa di patologie gravi e di innumerevoli decessi a tutte le latitudini. Barbareschi non entra in scivolata, ma tratta comunque il tema dribblando il politicamente corretto. In Something Good racconta di un incontro fortuito che cambierà per sempre la vita di due persone, quella di Xiwen, una giovane donna che perde il suo unico bambino in seguito ad avvelenamento dovuto ad un alimento adulterato, e quella di Matteo, un uomo d’affari che lavora per conto di una multinazionale con sede ad Hong Kong che, tra le varie attività lecite e illecite, traffica cibo contraffatto nel mondo. Fra i due, che dovrebbero essere destinati all’odio reciproco, divampa un amore più grande del caos che li circonda. Ma quando le rispettive verità vengono allo scoperto, entrambi si trovano a dover scegliere fra il difendere il proprio passato o rischiare una strada nuova insieme. Sono le cosiddette “conseguenze dell’amore”, quelle che mettono a rischio tutte le certezze, così come accaduto ai due protagonisti dell’omonima pellicola di Sorrentino del 2004. Ma al di là delle possibile analogie tra le coppie, entrambe sorrette da caratterizzazioni antitetiche, quella tra Matteo e Xiwen è anche un’occasione per rappresentare l’incontro-scontro fra Occidente e Oriente. Due mondi così diversi, eppure così vicini quando le differenze abissali cedono il testimone all’irrazionalità travolgente dei sentimenti.
Il tutto confluisce in una pellicola che ha nella straordinaria e intensa performance di Zhang Jingchu (vista in Seven Swords, Overheard e The Beast Stalker), nel ruolo di Xiwen, un valore aggiunto, che finisce però con l’offuscare il Barbareschi interprete.
Voto: 7
Francesco Del Grosso