Scheda film
Regia: Luca Miniero
Soggetto: Luca Miniero e Nicola Guaglianone, ispirato a “Er ist wieder da”, libro di Timur Vermes e film di David Wnendt
Sceneggiatura: Luca Miniero e Nicola Guaglianone
Fotografia: Giorgio Michelotti
Montaggio: Valentina Mariani
Scenografie: Tonino Zera
Costumi: Eleonora Rella
Musiche: Pasquale Catalano
Suono: Maricetta Lombardo
Italia, 2018 – Commedia/Satirico – Durata: 96′
Cast: Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Eleonora Belcamino, Ariella Reggio, Massimo De Lorenzo
Uscita: 1° febbraio 2018
Distribuzione: Vision Distribution

Re-dux

Luca Miniero, diciamolo, è il meno dotato della coppia Genovese & Miniero, così come Marc Caro lo è del duo Jeunet & Caro. Se Luca va in caccia di film stranieri di cui girare remake, come Benvenuti al sud, Paolo – che comunque non è poi tutto ‘sto Orson Welles – è uno cui i rifacimenti li fanno gli altri, come il Perfectos desconocidos che Alex De La Iglesia ha tratto dal suo successo del 2016, o al massimo va a cercare quelli di piccole opere pressoché sconosciute, come la serie The booth at the end diventata il piccolo The place o Familia trasformato in Una famiglia perfetta.
Sono tornato è un film difficile: da giudicare e da vedere, forse non tanto da da scrivere, meno ancora da girare.
È il remake del tedesco Lui è tornato (Er ist wieder da) di David Wnendt, ispirato al libro omonimo di Timur Vermes, in cui si immaginava che Adolf Hitler tornasse in Germania. Spostare l’azione in Italia e metterci Benito Mussolini, seguendo poi i principali pilastri narrativi dell’originale, non è affatto sufficiente.
Qui il duce si manifesta nuovamente a Roma, in zona Esquilno, nei pressi della Porta Magica, al documentarista in erba Andrea Canaletti (Frank Matano) che cercherà di girare insieme a lui un documentario in giro per l’Italia, senza capire veramente chi abbia di fronte, così come gran parte del popolo italiano, pensando si tratti solo di un abile comico…
Il problema principale, già nel titolo, è la differenza abissale tra i due dittatori, per quanto coevi ed alleati. Il tedesco scomparve in circostanze mai chiarite, suicida o ucciso dall’armata rossa giunta al suo bunker, tanto che negli anni si sono favoleggiate sue apparizioni in giro per il mondo. L’italiano fu invece giustiziato dai partigiani e le spoglie vennero esposte a mo’ di monito a testa in giù in quel di piazzale Loreto – ed infatti ricompare con i piedi legati. Se nei confronti di Hitler la Germania mantiene una sorta di distanza (lui), per Mussolini basta la prima persona (io, sono tornato), come fosse uno di noi. Poiché nel nostro paese verso il duce esiste ancora un culto della personalità mai sfumato abbastanza: basta andare a Predappio, paese natale, per accorgersene, dove peraltro i protagonisti si recheranno senza però insistere troppo.
Quindi, a parte notevoli similitudini circa le direzioni intraprese dal racconto, anche evidenti, Sono tornato si muove in maniera più libera, risultando anche più divertente e sentendo la necessità di stemperare la narrazione anche con una romantica storia d’amore che il giovane camerata Canaletti riesce ad intraprendere forse proprio perché spronato dal duce redivivo, gran rubacuori.
Se Lui è tornato sembrava più vero(simile), più rozzo e realistico, l’artificiosità di Sono tornato – non tutte le interviste ad esempio sembrano vere – è al tempo stesso croce e delizia, regalandogli però alla fine un’aura di maggiore “autorevolezza”, ossia: ci crediamo proprio perché sembra più finto.
Se alcuni momenti sono davvero esilaranti, piu dell’originale tedesco, come la scelta dell’indirizzo mail o la insistita somiglianza del duce con Claudio Bisio,  altri sono ancora più sinceramente toccanti: Lea (Ariella Reggio), la nonna di Francesca (Eleonora Belcamino), la fidanzata di Andrea, ci va giù pesante – più dell’originale – descrivendo nei minimi dettagli la sua esperienza di ebrea deportata nei campi di concentramento.
Nel film riecheggia una frase, “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”.
Basta presentare sulla scena un dittatore, nuovo o vecchio che sia, e poi le dinamiche del potere, soprattutto 2.0, faranno il resto.
Probabilmente Luca Miniero, che qui firma uno dei suoi film più riusciti, e lo sceneggiatore Nicola Guaglianone hanno avvertito se non studiato le differenze tra Hitler e Mussolini ed hanno sentito la necessità di realizzare un’opera poco attaccabile, chiara e ben definita, molto costruita, lasciando assai poco all’improvvisazione, se non il minimo indispensabile, come ad esempio la parata finale del duce in automobile salutato romanamente per le vie di Roma. Ha inoltre scelto un cast di gran lusso, con uno straordinarioPopolizio nella parte principale e con un ancora acerbo Frank Matano, comunque gran comunicattore e perciò scelto non a caso.
Insomma, se in Lui è tornato era necessario inventare un finale quasi a sorpresa, con un ribaltamento metacinematografico, in Sono tornato è tutto più lineare e l’antagonista non riuscirà nemmeno a sparare al redivivo dittatore, poiché l’italiano è più credulone, ma vi compare anche più gente che si indigna, proprio per la natura del nostro popolo.
Quindi state sereni: se la nostra essenza di pecoroni e di voltagabbana non riuscirà a privarci di una nuova ascesa al potere da parte di Benito Mussolini, sarà sempre questa prima o poi a salvarci da lui.

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti