Scheda film

Regia: Carlo Verdone
Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta, Maruska Albertazzi
Fotografia: Ennio Guarnieri
Montaggio: Claudio Di Mauro
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Tatiana Romanoff
Musiche: Umberto Scipione
Italia, 2014 – Commedia – Durata: 106’
Cast: Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio
Uscita: 13 febbraio 2014
Distribuzione: Filmauro

 Genitore: istruzioni per l’uso

Non prometteva nulla di positivo il trailer dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Carlo Verdone, tanto da spingere più di un addetto ai lavori a ripensare a quello che, senza alcun dubbio, si può considerare il periodo meno felice e convincente dell’ormai trentennale carriera del regista e attore capitolino, ossia quel buco nero che dal 1996 al 2003 ha letteralmente inghiottito il suo cinema, restituendo sullo schermo un poker di pellicole da dimenticare: Sono pazzo di Iris Blond, Gallo Cedrone, C’era un cinese in coma e Ma che colpa abbiamo noi. Per fortuna, la visione di Sotto una buona stella scaccia dalla mente quei fantasmi che minacciosi aleggiavano sul ventiquattresimo film di Verdone, nelle sale nostrane con il marchio Filmauro, a partire dal 13 febbraio in 730 copie.
Non è la migliore espressione della produzione verdoniana, ma si lascia guardare con piacere, grazie soprattutto alla semplicità di un plot che, nel suo dispiegarsi narrativo, regala momenti di sana comicità, dispensando sorrisi a volontà dal primo all’ultimo fotogramma utile. Il regista si cala nei panni di un uomo d’affari, divorziato, con una bella casa, una vita agiata e una ragazza mozzafiato, che improvvisamente perde tutto e si trova costretto a fare il mammo casalingo a tempo pieno, con due figli ed una nipotina a carico. Un plot che si tramuta ben presto in un tappeto lungo il quale stendere la più classica delle commedie degli equivoci, nelle quali Verdone ha sempre saputo muoversi con scioltezza, inciampando solo di rado. E su questo terreno fertile sparge i semi del suo modo di fare e concepire un cinema di sano e puro intrattenimento, che oltre a divertire riesce a distillare non pochi spunti di riflessione. In Sotto una buona stella, infatti, trovano spazio temi seri, come la perdita del lavoro, il precariato tra i giovani, l’emigrazione forzata all’estero e la conseguente crisi finanziaria, che allargano e arricchiscono di molto lo spettro drammaturgico di un racconto altrimenti relativamente esiguo. Una pratica che è figlia dell’osservazione della realtà che ci circonda e dalla quale il cineasta capitolino ha sempre attinto da buon pedinatore, anche quando rifletteva in chiave parodistica i tic, le manie, le ossessioni e vizi dell’italiano medio. Alla pari del recente Posti in piedi in Paradiso, anche qui, con misura ed equilibrio, incanala una serie di delicate tematiche all’interno della commedia, mescolando senza soluzione di continuità il serio e faceto, come solo la vecchia scuola sapeva fare.
Alternando in modalità random i registri e i toni, finisce con il catturare e fotografare con uno humour ora sottile, ora più grossolano, il momento che stiamo vivendo. Spaccato in due grossi tronconi drammaturgici, lo script passa dallo scontro generazionale della prima parte alla virata sentimentale della seconda, ma conservando intatto quello che, alla fine di tutto, apparirà come il vero filo conduttore e il baricentro dell’opera, ossia la solitudine. Intorno e su di essa, Verdone costruisce il racconto e disegna i personaggi che lo animano. Parte da una famiglia dissestata e dalle persone che gravitano su un pianerottolo, per mettere in scena una storia di solitudini che si incontrano e si scontrano, che cercano nient’altro che un gesto di solidarietà o d’affetto per sentirsi meno soli. Una condizione, anch’essa, figlia legittima del momento che stiamo vivendo e che a nostro avviso, a suo modo, Verdone ha saputo restituire senza banalità e falsi moralismi.
Abbandonato da un po’ lo schema episodico, che lo spingeva a moltiplicarsi sullo schermo con autentici assolo, dando di fatto libero sfogo ai suoi ormai celebri virtuosismi, il regista romano continua a farsi intelligentemente da parte, consegnando alla platea un film corale, che ha nel ping pong quasi interamente in interni tra gli interpreti, lui compreso, l’ingranaggio con il quale muovere la lancetta dei tempi comici. Ovviamente a funzionare di più sono i duetti tra lo stesso Verdone e la Cortellesi, rispettivamente nelle vesti del padre di famiglia e della vicina di casa, ma non mancano una serie di sketch esilaranti che contribuiscono a movimentare ancora di più la situazione, come ad esempio l’happening di poesie in soggiorno o l’audizione musicale. 

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso

Trailer