Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Gianluca De Serio e Massimiliano De Serio
Fotografia: Antoine Héberlé
Montaggio: Stefano Cravero
Scenografie: Giorgio Barullo
Costumi: Angela Tomasicchio
Musiche: GattoCiliegiaControIlGrandeFreddo
Suono: MaximilienGobiet
Italia/Francia/Belgio, 2020 – Dramatico – Durata: 104′
Cast: Salvatore Esposito, Samuele Carrino, Licia Lanera, Antonella Carone, Giuseppe Loconsole, Vito Signorile
Uscita: 7 settembre 2020
Distribuzione: La Sarraz Distribuzione

Un occhio non vede, un cuore non duole…

Giuseppe (Salvatore Esposito) è uno spaccapietre che, dopo un grave incidente sul lavoro, si è ritrovato disoccupato. Suo figlio Antò (Samuele Carrino) sogna di fare l’archeologo e fantastica sull’occhio vitreo del padre, come se fosse il segno di un superpotere. Quando Angela (Antonella Carone), madre e moglie adorata, muore per un malore mentre era al lavoro nei campi, i due rimangono soli al mondo. Senza più una casa, costretto a chiedere lavoro e asilo in una tendopoli insieme ad altri braccianti stagionali, Giuseppe ha ancora la forza di stringere a sé Antò la sera e giocare a raccontarsi una storia. In questa storia irromperà Rosa (Licia Lanera), una donna incontrata nei campi che le sopraffazioni del “padrone” non hanno corrotto e la cui umanità sarà per entrambi rifugio, forza e ribellione…

Con tempi degni di autori più o meno maledetti, i fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio tornano alla regia di un lungometraggio di finzion dopo nove anni da quel gioiellino che fu Sette opere di misericordia. Lo fanno con un film semplice nelle intenzioni e purtroppo anche nei risultati che si ispira alla loro storia famigliare, a un nonno in miniera e a una nonna morta in mezzo alle coltivazioni come bracciante. Senza troppi colpi di testa né di coda, la storia dell’umile minatore Giuseppe vuole affrontare temi importanti e attuali come il lavoro e il caporalato, addolcendolo con la poesia dell’ambiente agreste e di un rapporto tra padre e figlio rimasti uniche forze l’uno per l’altro. Il problema di Spaccapietre è che sia la denuncia che il lirismo sono veramente minimi se non all’acqua di rose e si spengono l’uno con l’altro. Così la pellicola rimane vuota, senza particolari climax, se non la morte della madre che avvia l’intera vicenda e un finale movimentato che però non riscatta l’ora e mezza precedente di nulla assoluto. E non bastano neanche certi parallelismi tra uomini e bestie e certi dettagli volutamente estremi a salvare il risultato. Come non basta neanche la bravura degli attori, soprattutto di Salvatore Esposito, che conferma il suo eclettismo, e del piccolo Samuele Carrino, a riscattare un film che affoga nel troppo minimalismo.

Note: presentato in concorso alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2020.

Voto: 5

Paolo Dallimonti