Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Richard Glatzer & Wash Westmoreland
Soggetto: Lisa Genova
Fotografia: Denis Lenoir
Montaggio: Nicolas Chaudeurge
Scenografie: Tommaso Ortino
Costumi: Stacey Battat
Musiche: Ilan Eshkeri
USA, 2014 – Drammatico – Durata: 99′
Cast: Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin, Kate Bosworth e Hunter Parrish.
Uscita: 22 Gennaio 2015
Distribuzione: Good Films
Alice nel paese del nulla
Casualmente, in questo mese di gennaio escono quasi in contemporanea due film che come tema principale hanno le malattie degenerative: La Teoria del Tutto di James Marsh (Man on Wire – 2008) e Still Alice della coppia Richard Glatzer & Wash Westmoreland. Il primo si occupa dell’atrofia muscolare progressiva, malattia che colpisce i movimenti ed il fisico del cosmologo di fama mondiale Stephen Hawking. L’altro della piaga dell’Alzheimer, che di contraltare alla prima, provoca un deperimento delle facoltà mnemoniche di Alice Howland (Julianne Moore), una splendida insegnate di linguistica della Columbia University di New York. Sicuramente più riuscito, Still Alice, fresco di Golden Globe e di nomination all’Oscar per la sua protagonista, un’intensa e potente Julianne Moore, (Lontano dal Paradiso – 2002 / Maps to the Stars – 2014) colpisce al cuore e rende vivida una sofferenza poche volte narrata dalla settima arte.
Tratto dall’omonimo romanzo di Lisa Genova e presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma 2014, Still Alice porta sullo schermo la storia di una famiglia benestante americana, che vive una vita semplicemente normale, composta da 5 persone ben integrate nella società. Eccezione fatta per la ribelle di turno: Lydia, interpretata da Kristen Stewart (Twilight saga – 2009/2012) a suo agio nel ruolo dell’anticonformista di turno. Concentriamoci ora, sugli eventi che cambieranno la vita della giovane Dottoressa Alice. Intelligente e sempre alla ricerca di motivazioni intriganti, in perfetta forma fisica grazie al jogging giornaliero, l’insegnate di lettere si trova a lottare con il cancro della perdita di memoria. Gli viene diagnosticata una rara forma di Alzheimer precoce, malattia ereditaria che potrebbe colpire anche i figli. Il primo sintomo lo ha proprio durante una corsa nel cortile dell’Università dove lavora. Da qui in poi assistiamo ad un calvario struggente e passo dopo passo, con realismo misurato, alla lotta di una donna contro l’annullamento di se stessa.
Fiore all’occhiello di questo lungometraggio è la regia della coppia Richard Glatzer & Wash Westmoreland. Il primo, malato di Sla, ha realizzato la pellicola con l’aiuto di un Ipad con il quale comunicare ed interagire con il suo coautore e con la troupe. Il tocco di una persona immedesimata appieno nella malattia ha reso la regia molto intima. Molti sono i primi piani della protagonista che evidenziano, dapprima la gioia di vivere ed in seguito gli interminabili momenti di panico misto smarrimento. Ne è provato esempio il colloquio tra il medico e la Moore. La macchina da presa non stacca mai il suo obbiettivo dalla malata, la osserva, ne carpisce la paura, il disagio e lo sconforto. Lo spettatore entra in perfetta empatia con il personaggio e vive le stesse forti emozioni. Capiamo anche quanto l’intelligenza della letterata sia stata una risorsa per mascherare il male, fino a quando le immagini vanno fuori fuoco e l’inquadratura gira su se stessa senza un punto fermo. Il suo sapere, da questo momento in poi, non potrà far nulla per evitare che il suo sguardo si perda nel nulla. L’intensità drammaturgica della regia ne esce a pieni voti.
Julienne Moore per prepararsi al ruolo ha vissuto a stretto contatto con i malati di Alzheimer, percependone gli stati d’animo e le movenze. La sua prova sovrasta quella dell’intero cast composto: dal marito John (Alec Baldwin – Caccia a Ottobre Rosso, 1990), dai figli Anna ( Kate Bosworth – Superman Returns, 2006), Tom (Hunter Parrish – E’ Complicato 2009) e Lydia (Kristen Stewart). La famiglia risulta essere, si presente nella malattia, ma meno convincente artisticamente rispetto alla protagonista.
Meno poetico del toccante Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati (2010), interpretato con autenticità dalla coppia Fabrizio Bentivoglio / Francesca Neri, anche loro alle prese con la stessa malattia, Still Alice è un film più arido che ci offre l’essenziale per capire quanto sia dolorosa l’esperienza del male provocato da una affezione cosi grave.
La lacrima potrà scendere nel finale del film dove percepiamo, quanto naturale sia nell’essere umano, la voglia di non arrendersi mai e di sentirsi “Ancora” Alice.
Voto: 7
David Siena