Scheda film
Regia: Giuseppe Fiorello
Soggetto e Sceneggiatura: Giuseppe Fiorello, Andrea Cedrola, Carlo Salsa, con la collaborazione di Josella Porto
Fotografia: Ramiro Civita
Montaggio: Federica Forcesi
Scenografie: Paola Perara
Costumi: Nicoletta Taranta
Musiche: Giovanni Caccamo e Leonardo Milani
Suono: Azzurra Stirpe
Italia, 2023 – Drammatico – Durata: 132′
Cast: Gabriele Pizzurro, Samuele Segreto, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo, Enrico Roccaforte, Roberto Salemi
Uscita in sala: 23 marzo 2023
Distribuzione: BIM

L’amore ai tempi della guerra

Nella Sicilia del 1982, il diciassettenne Gianni (Samuele Segreto) è oggetto di malelingue e scherzi di cattivo gusto dagli uomini del suo quartiere. Quando, inseguito dagli abituali bulli, si va a scontrare letteralmente con il coetaneo Nino (Gabriele Pizzurro), tra i due nascerà una fortissima amicizia, che sfocerà presto in qualcosa di più. Ma se la madre di Gianni è ormai se non altro rassegnata, la famiglia di Nino, come la stessa Sicilia, non sarà ancora pronta…

Ispirato alla storia vera di Tony e Giorgio, vittime del “delitto di Giarre”, trovati morti nel 1980, anche se la loro dipartita passerà alle cronache e alla storia come un banale omicidio-suicidio, che darà luogo alla nascita al primo collettivo del “Fuori!” della Sicilia orientale e all’apertura del primo circolo ArciGay nazionale a Palermo, il film, che segna il debutto dietro la macchina da presa di Giuseppe Fiorello, racconta un paese che (per fortuna) quasi non c’è più.

Una Sicilia virilmente fiera, ritratta in campagne e cave assolate e in paesini semi-deserti, dove ci si prodiga in inutili prove di forza, di una virilità che però mostra spesso qualche crepa, purché però non si sappia in giro – come dirà lo zio Ciccio: “Quello che si fa di nascosto, si può fare per cent’anni” – denotando un’ambiguità, una doppiezza, riflessa nei tanti specchi mostrati in scena, mentre le donne alla fine sono le uniche a prendere le parti degli animi più sensibili e la giustizia sommaria si consuma sotto gli occhi omertosi di tutti quei probi viri di cui sopra.

Pur se con molti dei difetti delle opere prime, fra tutti una certa prolissità, un ostinato didascalismo e quindi la difficoltà ad intagliare un racconto in meno di 132 minuti di lunghezza, Stranizza d’amuri conquista lo spettatore minuto dopo minuto, così come Gianni conquista tutta la famiglia di Nino e non ultimo lui stesso. Giuseppe Fiorello intesse un racconto schiettamente cinematografico premurandosi di metterci al corrente di tutti gli eventi e i personaggi della vicenda, partendo quindi da lontano, anche se non da lontanissimo, e lasciando maturare appunto storia e protagonisti, alludendo spesso, prima di rivelare quanto già si sospettasse e in fondo aspettasse.

Lo fa con un cast di prim’ordine, che vede innanzitutto i due giovanissimi protagonisti, bravissimi e con le facce giuste, fino alle mamme di Gianni e Nino, rispettivamente Simona Malato (da poco vista in Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta) e l’inossidabile Fabrizia Sacchi. Impossibile ricordare tutti gli altri caratteristi che, coi loro volti, farciscono un cast che riesce a ricostruire quella Sicilia rurale e animalesca, oggigiorno quasi difficile da immaginare.

Contro ogni aspettativa, sconfessando le sue “origini televisive”, Giuseppe Fiorello realizza un film (av)vincente, che, più di quarant’anni dopo cerca di fare giustizia dove giustizia non c’è stata. Nutrendosi inoltre a tutto spiano, fin dal titolo, della musica del conterraneo Franco Battiato che, insieme alla colonna sonora di Giovanni Caccamo e Leonardo Milani, impreziosisce un’opera sincera e poetica.

Voto: 7

Paolo Dallimonti