Scheda film
Regia: Stefano Sollima
Soggetto: dal romanzo omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografie: Paki Meduri
Costumi: Veronica Fragola
Suono: Maricetta Lombardo
Italia/Franca, 2015 – Western Metropolitano – Durata: 130′
Cast: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Antonello Fassari
Uscita: 14 ottobre 2014
Distribuzione: 01 Distribution

La grande “bruttezza”

“La Suburra (Subura dal latino sub-urbe) era un vasto e popoloso quartiere dell’antica Roma situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale fino alle propaggini dell’Esquilino (Oppio, Cispio e Fagutal). Poiché la popolazione della parte bassa del quartiere era costituita da sottoproletariato urbano che viveva in condizioni miserabili, benché affacciata su un’area monumentale e di servizi pubblici, il termine suburra ha ancora, nel linguaggio comune, il significato generico di luogo malfamato, teatro di crimini e immoralità” (Wikipedia).
“5 novembre 2011, 7 giorni all’apocalisse”. Così ci ammonisce la didascalia iniziale che, nell’arco di una settimana, andrà a scandire ogni giorno verso la progressiva discesa agl’inferi. La scena si apre con un Papa, inquadrato solo di spalle, ma molto simile a sua santità emerita Benedetto XVI, che ad un giovane e fidato collaboratore confessa qualcosa di tremendo: le sue imminenti dimissioni, come scopriremo poi. Nel mentre Bacarozzo, un ex-NAR, esce dopo vent’anni di prigione e va a cercare Samurai (Claudio Amendola), un tempo compagno di crimini, ora uomo molto potente e “in affari”. Così potente che ogni pretesa da parte di Bacarozzo viene spenta da un’auto in corsa mentre questi attraverserà la strada. Continuiamo a fare conoscenza via via con gli altri personaggi, anche questi interpretati da un cast in gran spolvero: il PR Sebastiano (Elio Germano), l’escort Sabrina (Giulia Elettra Gorietti), il politico corrotto Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), il giovane “Spadino” Anacleti (Giacomo Ferrara) fratello dello “zingaro de merda” e capo clan Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi), il piccolo boss di Ostia “Numero 8” (Alessandro Borghi), la sua ragazza tossica Viola (Greta Scarano).
Sotto una pioggia pressoché incessante ed in una cosiddetta struttura narrativa “a imbuto”, ogni personaggio è legato o si legherà all’altro indissolubilmente, innescando un perverso effetto domino in cui ogni tessera determinerà la caduta di quella vicina, mentre i personaggi si muovono sullo sfondo di (e verso) un possibile e fantomatico “sacco di Ostia”, il progetto Waterfront, teso a trasformare il litorale romano in una sorta di faraonica Las Vegas
Mirabile commistione di realtà e fantasia – il film si apre con l’annuncio delle dimissioni del Papa (in realtà Benedetto XVI si è dimesso nel febbraio 2013) e si conclude con quelle del Presidente del Consiglio, il 12 novembre 2011, lo stesso giorno in cui Silvio Berlusconi abbandonò definitivamente l’incarico – Suburra, attesissima opera seconda di Stefano Sollima e coproduzione italo-francese, condensa in poco più di due ore le quasi 500 pagine dell’omonimo romanzo scritto a due mani da Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, operando ampi tagli narrativi. Se il libro voleva essere una sorta di seguito ideale di “Romanzo Criminale”, qua i fantasmi di Dandi, Freddo e Libano, che entravano in flashback, vengono direttamente omessi, concentrando ogni legame col passato e con la Banda della Magliana sul personaggio di Samurai; così come le forze dell’ordine, che compaiono in ruoli assolutamente marginali ed irrilevanti, la cui dichiarata e voluta assenza contribuisce a rafforzare l’idea di una capitale allo sbando.
Stefano Sollima, figlio di quel Sergio autore tra l’altro del celeberrimo Sandokan televisivo con Kabir Bedi, alla cui corte ha imparato a fare cinema, mette in scena un efficace western metropolitano, ben fotografato da Paolo Carnera e ben montato da Patrizio Marone, dirigendo una buona sceneggiatura scritta dall’inossidabile duo Rulli & Petraglia, che l’ha chirurgicamente estratta dal denso romanzo, regalandoci almeno due-tre sequenze indimenticabili: la sparatoria al supermercato, la vendetta all’interno del centro estetico ed anche “l’apocalisse” mostrata attraverso gli occhi dell’unica superstite. Certo, la carne al fuoco è forse troppa e soprattutto eccessivamente condensata ed anche la regia si lascia andare a qualche simbolismo in eccesso, ma ce ne fossero di film come questi! Patinati forse, furbetti pure, ma tutto sommato coraggiosi e senz’altro ben fatti.
È significativo poi come nell’intricata trama popolata da criminali e politici corrotti, la cascata degli eventi venga innescata dall’abituale ragazza morta in circostanze torbide e riceva gli scossoni maggiori, se non definitivi dagli anelli più deboli della catena, ossia i personaggi non certo puliti, ma di certo più lontani dai giochi di denaro e potere.
Ed è curioso, ma nient’affatto casuale, come il titolo derivi da “sub-urbe” e come in inglese “suburbia”, di cui potrebbe essere – si perdoni il gioco di parole – una corruzione, stia ad indicare proprio quella periferia, sfondo principale della vicenda.
Suburra approda in un considerevole numero di sale il 14 ottobre per 01 Distribution a meno di una settimana dalle dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino, avvenute all’ombra dell’inchiesta “Mafia capitale”, nella quale non era comunque coinvolto, ricordandoci ancora una volta come la realtà riesca a superare sempre e di gran lunga la fantasia.

Voto: 7

Paolo Dallimonti