Scheda film
Regia: Alessio Cremonini
Soggetto: Alessio Cremonini
Sceneggiatura: Lisa Nur Sultan e Alessio Cremonini
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: Chiara Vullo
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Stefano Giovani
Musiche: Mokadelic
Suono: Andrea Lancia, Ivan Caso e Filippo Porcari
Italia, 2018 – Drammatico – Durata: 100’
Cast: Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milva Marigliano
Uscita: 12 settembre 2018
Distribuzione: Netflix e Lucky Red
In morte di Stefano
Gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi trascorsi fra il carcere, dopo un arresto per possibile spaccio di stupefacenti, e le percosse subite.
Riuscendo a evitare la facile retorica che un caso di tale portata mediatica suscita ancora fra le mura della giustizia italiana, il film del quarantacinquenne Alessio Cremonini riesce ad appassionare e stordire per quanto costruito secondo una trama abbastanza semplice e senza voler porre l’accento su considerazioni morali e personali. Stefano è un ragazzo poco più che trentenne della periferia di Roma che dopo una giovinezza passata a disintossicarsi sta finalmente rigando dritto, fra il lavoro in cantiere, al fianco di suo padre Giovanni, e la passione viscerale per la boxe, che pratica con precisione monastica. Dopo una cena a casa dei genitori, Stefano esce con un amico, i due sono fermati da una pattuglia di carabinieri con l’accusa di spaccio di stupefacenti. La sera dell’arresto Stefano è anche vittima di un pestaggio che gli procurerà numerose lesioni che, unite all’incuria dei medici che lo visiteranno, lo porteranno a morire dopo solo sette giorni, mentre i genitori e la sorella Ilaria non riusciranno più a vederlo vivo a causa di un muro di burocrazia alzato dall’ospedale carcerario.
Una pellicola quindi dalla trama molto lineare e che nella sua costruzione si avvale delle prove raccolte nel corso dei processi che hanno coinvolto la famiglia Cucchi, la quale, per bocca della sorella di Stefano, ha fortemente voluto questa trasposizione fedele degli eventi di fine 2009. Una pellicola che è anche visibilmente segnata dallo stato di prostrazione fisica nel quale si muove Alessandro Borghi, capace di trasformarsi nell’esatta copia di Cucchi. Al suo fianco e degni del medesimo livello di pathos recitativo si muovono quegli attori che da Stefano sono inevitabilmente distaccati ovvero la sua famiglia composta da Jasmine Trinca, nel ruolo d’Ilaria, e i genitori: Giovanni e Rita, impersonati dal ‘comico’ Max Tortora e da Milvia Marigliano. Unico limite evidente, di un film lento e meticoloso nella ricostruzione di quella settimana, proprio il non aver voluto ‘sbavare troppo fuori dalle righe’.
Presentato non senza evidenti polemiche all’ultimo festival del cinema di Venezia, ma anche applaudito per un desiderio di verità che da Stefano Cucchi vuole sconfinare in tutte le storture del sistema carcerario e giudiziario Italiano, il film di Cremonini va visto per costruirsi idee più fedeli possibili riguardo un caso che ancora oggi non può essere dimenticato.
Voto: 6 e ½
CA VC