Scheda film

Regia: Frédéric Fonteyne
Soggetto e sceneggiatura: Anne Paulicevich
Fotografia: Virginie Saint Martin
Montaggio: Ewin Ryckaert
Scenografia: Véronique Sacrez
Costumi: Catherine Marchand
Musiche: AA.VV.
Francia/Belgio/Lussemburgo, 2012 – Tragicommedia – Durata: 105’
Cast: François Damiens, Anne Paulicevich, Sergi Lopez, Jan Hammenecker
Uscita: 13 febbraio 2014
Distribuzione: Bolero Film

Sale: 15

 Passo a tre

Acquistato dalla Bolero Film alla 69esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, dove vinse il Premio Speciale della Giuria di Orizzonti, messo in soffitta in attesa di una qualche collocazione nello schizofrenico mercato nostrano, Tango libre di Frédéric Fonteyne approda finalmente nelle sale a partire dal 23 gennaio. Se ne erano infatti perse le tracce da quella fortunata anteprima in quel del Lido ben due edizioni fa, ma come si dice non è mai troppo tardi per rimediare.
Strategie distributive a parte, dalle quali prendiamo largamente le distanze, tanto per le qualità espresse dalla quarta fatica dietro la macchina da presa del cineasta belga (altrettante sono quelle nel cortometraggio, in particolare ricordiamo il pluri-premiato La modestie del 1991) quanto per la spinta promozionale che tale riconoscimento assegnato in una kermesse così prestigiosa poteva offrirle, la pellicola spezza il silenzio di Fonteyne, che lo ha tenuto lontano dagli schermi da quel lontano 2004, anno de La donna di Gilles. Un silenzio, il suo, interrotto dalle risate che il film riesce a strappare, dalla colonna sonora coinvolgente che si fa elemento imprescindibile e onnipresente (ma mai invadente), ma soprattutto dal rumore fragoroso dei passi di tango che dettano i tempi del racconto.
Il risultato è una commedia dai toni drammatici, profondamente corporea e passionale come il tipo di danza che l’accompagna e che di fatto diventa il suo motivo portante. Mai quei passi di origine argentina, cinematograficamente parlando, erano penetrati tra le mura di un penitenziario. Altri erano stati gli scenari e altre erano state le storie (tra i registi che più se ne sono serviti, va ricordato Fernando Ezequiel Solanas con titoli come Tangos – L’esilio di Gardel o Sur). Qui funge sia da collante sia da veicolo astratto di evasione fisica e mentale dal carcere dove i protagonisti intrecciano le proprie esistenze, trasformando quel luogo di detenzione in una milonga improvvisata. Come nel tango, così nel film, gli sguardi assumono un ruolo determinante, con uno scambio e un gioco continuo di sempre maggiore intensità tra i personaggi.
La trama ruota intorno ai temi della passione, della detenzione, della libertà e della redenzione, ma anche dell’amore e dei rapporti generazionali. Quei temi confluiscono in una sceneggiatura semplice ed efficace, narrativamente scorrevole e piacevole, che ha nella gestione dei tempi e soprattutto nei repentini cambi di registro gli ingredienti principali di una ricetta tragicomica da non perdere. 

Voto: 7 e ½

Francesco Del Grosso