Scheda film
Regia: Bentley Dean e Martin Butler
Soggetto e Sceneggiatura: Bentley Dean, Martin Butler, John Collee, in collaborazione con la popolazione di Yakel
Fotografia: Bentley Dean
Montaggio: Tania Michel Nehme
Musiche: Antony Partos
Suono: Emma Bortignon
Australia/Vanuatu, 2015 – Drammatico – Durata: 104′
Cast: Mungau Dain, Marie Wawa, Marceline Rofit, Chief Charlie Kahla, Albi Nangia, Lingai Kowia, Dadwa Mungau
Uscita: 4 maggio 2017
Distribuzione: Tycoon Distribution
Verona Island
In un’isola del Pacifico meridionale, l’indigena (Marie) Wawa si innamora del nipote del capo della sua tribù, (Mungau) Dain. La ragazza però viene promessa in sposa ad uomo di una tribù rivale come accordo di pace per fermare una guerra. A lei e a Dain non rimane altro che scappare sull’isola di Tanna, dove saranno costretti a scegliere tra i propri sentimenti e il bene della propria tribù.
Pur se girato da due documentaristi, Tanna non è un documentario e nemmeno una docu-fiction: Tanna è un film drammatico, ispirato a fatti reali accaduti circa trent’anni prima sull’isola omonima ed interpretato da attori non protagonisti. Siamo dalle parti, per capirci, de La terra trema di Luchino Visconti e, ancor più nello specifico, del Tabù di Friedrich Wilhelm Murnau.
Tanna racconta la storia di due amanti impossibili o, meglio, di un amore impossibile, motivo per cui è molto facile e spontaneo evocare il William Shakespeare di “Romeo e Giulietta”.
La pellicola prende gran parte della sua forza e della sua potenza narrativa dalla tribù di aborigeni che lo ha interpretato e dai luoghi meravigliosi, incantevoli e poetici che gli fanno da scenografia naturale. Tutti lontani da noi occidentali, nel tempo e nello spazio, e non solo.
I due registi, Martin Butler e Bentley Dean, hanno trascorso lungo tempo con la popolazione locale, trasferendosi in loco con le rispettive famiglie, presso il villaggio di Yakel, nell‘isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu, a nord-est dell‘Australia. E li hanno introdotti al cinema, cosicché “il primo film che gli indigeni avessero mai visto nella loro vita è stato quello che hanno interpretato”.
L’approccio “morbido” e “dall’interno” ha concesso alla coppia di cineasti di mettere in atto un continuo gioco di specchi in cui, ad esempo, la piccola Celine vede nel destino della sorella il futuro che potrebbe attenderla ed in cui un piccolo nido di api in montaggio diventa la metafora di una tribù che si affanna anche inutilmente.
Tanna, presentato alla Settimana della Critica alla 72esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia e candidato all’Oscar come miglior film straniero, vive della dirompente forza della natura che con le sue leggi, a volte spietate, manda avanti il mondo da sempre e regala una storia universale, quasi archetipica, semplice e lirica allo stesso tempo.
Voto: 7 e 1/2
Paolo Dallimonti