Scheda film
(Traduzione letterale: Il tempo vola)
Regia: Enric Folch
Soggetto e Sceneggiatura: Albert Espinosa e Enric Folch
Fotografia: Andreu Rebés
Montaggio: Ferran Roig
Scenografie: Yasmina Valls
Costumi: María Engo
Musiche: Alex Martinez
Suono: Xavier Berruezo
Spagna 2003 – Fantascienza – Durata: 90′
Cast: Xavi Mira, Neus Asensi, Xavier Bertran, William Miller, Irene Montalà, Ferran Frauca, Flora Álvarez
L’importanza di essere nessuno
L’insignificante orologiaio Ramon (Xavi Mira) viene contattato da un misterioso figuro, Andros (William Miller), che gli dice di venire dal futuro e di aver bisogno di lui per salvare il mondo da un’imminente catastrofe. Travolto dagli eventi, l’uomo dovrà vedersela con delle strane pasticche che permettono di viaggiare fino a sette giorni nel tempo, con l’ingombrante vicino Terrades (Xavier Bertran), sfegatato tifoso del Barcellona, e con la bella Angie (Neus Asensi), di cui è da sempre innamorato, spiandola ogni giorno dalla finestra della propria abitazione, ma senza aver mai avuto il coraggio di dichiararsi…
Pellicola che viene dal lontano 2003, fu presentata l’anno successivo al Trieste Science + Fiction Festival dove portò a casa il Premio Astronave. Girato per la televisione, Tempus fugit di Enric Folch ha più di qualcosa in comune con il futuro – scusate il gioco di parole – Timecrimes (Los cronocrímenes) di Nacho Vigalondo. Battenti entrambi bandiera spagnola (anche se il primo è parlato interamente in catalano), trattano un tema molto caro alla fantascienza, ma lo fanno con pochissimi mezzi, anteponendo le numerose idee ai pochissimi effetti speciali. Se il film di Vigalondo è un divertente rompicapo, quello di Folch è una simpatica pellicola naïf, arricchita dal dialetto della Catalogna, che tocca molti temi, come il libero arbitrio, l’incontenibile forza dell’amore e la carriera, fatta non sempre secondo meritocrazia. Nonché, appunto, l’armageddon e i viaggi nel tempo…
Basato principalmente su quello che i fisici chiamano “Butterfly Effect”, Tempus fugit fa grottescamente il verso a film di poco precedenti come Matrix, simulando volutamente anche un finto “bullet time”, e beffardamente rivela nel finale come il gesto di Ramon, ormai decisamente a suo agio nel ruolo di eroe, sarà in realtà un “non-gesto”, ossia dovrà non fare un’azione quotidiana, già di per sé banale.
La forza della pellicola sono una fortissima ironia che pervade ogni fotogramma, prendendosela anche col tifo calcistico, il quale rischia perfino di prevalere sui destini del mondo, e una innata leggerezza che gli permette tra l’altro di aprire e chiudere con una stralunata versione di “Que sera, sera”. Imperdibile!
RARISSIMO perché… questo gioiellino deve essere sfuggito ai nostri distributori!
Note: il film, pur presentato al Trieste Science + Fiction Festival, non è MAI uscito in sala.
Voto: 7
Paolo Dallimonti