Scheda film

Regia: Paul Schrader
Soggetto e Sceneggiatura: Bret Easton Ellis
Fotografia: John DeFazio
Montaggio: Tim Silano
Scenografie: Stephanie Gordon
Costumi: Keely Crum
Musiche: Brendan Canning
Suono: Michael Miramontes
USA, 2013 – Thriller – Durata: 99′
Cast: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Funk, Amanda Brooks, Tenille Houston, Gus Van Sant, Jarod Einsohn, Chris Zeischegg
Uscita: 14 novembre 2013
Distribuzione: Adler Entertainment

 Psycho gigolo

Paul Schrader è un fuoriclasse, un pezzo ancora vivente della Storia del Cinema. Da American Gigolo a Il bacio della pantera, da Lo spacciatore (Light sleeper) ad Auto Focus, dall’inedito Dominion: Prequel to the exorcist ad Adam resurrected i suoi film lasciano ogni volta il segno. Per non parlare delle sue sceneggiature: Taxi driver, Toro scatenato e L’ultima tentazione di Cristo sono solo alcuni dei copioni per cui i posteri lo ricorderanno. Giunto a quella che per molti suoi coetanei è l’età della pensione, il regista ed autore statunitense è ancora sulla breccia e non manca di stupire o, almeno, di far parlare di sé.
Per la sua ultima pellicola, The canyons, mette in scena una sceneggiatura vergata di proprio pugno dallo scandaloso scrittore Bret Easton Ellis – accostando così più o meno volontariamente American gigolo e “American psycho”, facendo assurgere la seduzione e prostituzione insieme alla follia ad essenze distintive della propria nazionalità stelle & strisce – sceglie poi come protagonisti un’attrice chiacchierata ed “al limite” come Lindsay Lohan e perfino un attore porno quale James Deen. Tutto per raccontare la storia di un’ossessione o, meglio, di più ossessioni: quella del giovane attore Ryan (Nolan Funk) per il cinema, proposto per un ruolo da protagonista in una pellicola di prossima realizzazione per mantenere il quale non esiterà ad accettare compromessi, ma anche quella per l’ex fidanzata Tara (Lindsay Lohan), che incontra nuovamente dopo tanto tempo e per la quale la fiamma della passione non si era mai spenta; quella di Christian (James Deen), rampante produttore letteralmente fuori di testa, che nutre un debole per le vite degli altri, prima fra tutte l’esistenza della sua compagna, ancora Tara, verso cui nutre molti sospetti, malgrado un rapporto molto aperto che non si preclude lo scambio di coppia. Le tensioni tra i tre innescheranno una spirale di violenza che scardinerà le loro vite, innescando alla fine un’altra, nuova ossessione…
Il mood anni ottanta – le musiche di Brendan Canning sembrano clonate da quelle composte da Giorgio Moroder per American gigolo, che aprì il decennio – non riesce però a sostenere un film minato dalle acerbe interpretazioni degli attori principali, fatta salva forse proprio quella Lindsay Lohan più vera del vero, che non recita, ma “fa”, anzi è se stessa. La stessa regia di Schrader, che asseconda un andamento narrativo circolare, qui non riesce ad indulgere al voyeurismo, ma ci presenta i fatti così come sono, senza volerci ammaliare o sedurre più di tanto.
Una cosa però sembra dirci l’autore di Hardcore (non citato a caso), graffiando ancora, benché al minimo sindacale: il cinema è morto, come le sale abbandonate o semivuote mostrate stanno ad indicare ed è per questo che vanno in scena attori acerbi o “non-attori” – uno dei registi più anticonformisti di Hollywood, Gus Van Sant, incarna qui lo psichiatra di Christian – che auto-celebrano il proprio massacro, rilanciando all’ultimo altre ossessioni. Ed anche io – pare concludere Schrader – non mi sento tanto bene… 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

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