Recensione n.1
Un discreto film di fantascienza di David Twohy
Così va l’universo…
In PITCH BLACK, qualche anno fa, era sopravvissuto grazie alle sue doti non comuni al pianeta inospitale dominato nella ciclica oscurità da voraci e feroci mostri. Ritroviamo qui il pericoloso criminale intergalattico Riddick braccato, come ben si addice ad un galeotto, da una banda di cacciatori di taglie. A volerlo però è un suo vecchio amico, uno dei pochissimi scampati, grazie a lui, a quella tremenda avventura. Il compito che lo aspetta, se possibile, è ancora più gravoso, forse molto al di sopra delle sue possibilità. Stavolta si tratta di salvare, oltre naturalmente alla propria pelle, anche l’intero universo dalle brame di conquista e distruzione dei Necromonger, un popolo di invasati guerrieri capeggiati da Lord Marshal, un’entità dai poteri sovrumani. Perché proprio Riddick? Secondo una profezia vecchia di trent’anni, egli è semplicemente l’eletto, ultimo rappresentante rimasto della razza Furiana, l’unica in grado di fermare l’invasione e portare la salvezza…
Premetto di non aver visto PITCH BLACK, ma di averne letto e sentito parlare così bene da attendere anch’io con curiosità questo stravagante seguito e volerlo vedere al più presto. Perciò i confronti col capostipite li farò subito ed in breve. Tanto per cominciare nell’originale, ormai giustamente assurto a fama di cult-movie, c’era appunto una buona dose di ottime idee e pochi soldi. Ora i soldi sono di conseguenza aumentati ed è stato doveroso cercare qualche idea efficace. L’intuizione di cambiare completamente registro e ambientazione, inventando una storia che poco avesse a che fare con la precedente è stata felice, anche perché dalla vicenda del pianeta inospitale e letale molto altro non si poteva tirar fuori. Ma il tema dell’universo in pericolo è così ovvio che sembra proprio il primo che sia venuto in mente a Twohy, sceneggiatore e regista. Però la trovata di fare del peggior essere del mondo un eletto non è male, con tutti gli sviluppi che avrà, anche nell’ironico finalissimo. “In tempi normali, il Male sarebbe combattuto col Bene. Ma in tempi come questi dev’essere combattuto con un altro tipo di Male”, dice efficacemente Judi Dench, voce narrante all’inizio, nei panni di un’essere elementale, custode della profezia e mentore di Riddick.
Se PITCH BLACK era Serie B nuda e cruda, THE CHRONICLES OF RIDDICK è Serie B vestita di lusso, linda e pinta, tanto da sembrare quasi Serie A. E di questo, trascurando la scarsa originalità e l’utilizzo di innumerevoli situazioni narrative e visive già viste, il film se ne giova ampiamente. Le scenografie sono imponenti e pare che il ricorso al digitale sia stato il minore possibile o comunque meno di quanto possa sembrare, proprio per dare maggiore imponenza all’operazione. Gli effetti speciali sono di ottimo livello, anche se a tratti risultano un po’ stancanti, come la scia da superuomo di Lord Marshal, a metà appunto tra L’UOMO BIONICO e SUPERMAN, e il continuo ricorso allo “sfocato”, tipo emanazione dell’asfalto d’estate, per intenderci, che ogni astronave si porta immancabilmente dietro. Ottima la cura dei dettagli per ogni pianeta, perfino nei nomi (Per esempio:“Crematoria, pianeta del sistema Igneon” o ”pianeta Helion”), ognuno reso con ammirevole realismo. Gli attori nell’insieme si danno da fare: Vin Diesel è inespressivo per contratto e copione, perciò non possiamo biasimarlo; non si dimentica facilmente Linus Roache nei panni del Purificatore, Necromonger dall’insospettabile segreto; Colm Feore nell’armatura di Lord Marshal non spaventa più di tanto, sia per la sua innegabile somiglianza all’attore romano Enzo Salvi, noto come “Er Cipolla”, sia perché un cattivo di nome “Signor Maresciallo” non metterebbe paura neanche alla più timorata delle reclute dell’esercito più scalcinato del mondo; a Judi Dench basta solo apparire per lasciare il segno, nonostante la evanescenza cui il suo ruolo la obbliga; Karl Urban, infine, sempre in panni di un guerriero, risulterà una piacevole presenza, per chi riconoscerà in lui Eomer, combattente buono al fianco di Aragorn negli ultimi due episodi de IL SIGNORE DEGLI ANELLI.
Il risultato, senza pretendere molto, è parecchio divertente. Molte battute sono memorabili e l’ironia, vera salvatrice di tante pellicole, scorre a fiumi. Certo, il regista e sceneggiatore Twohy crede molto nella sua creatura, anche troppo, e s’è fatto prendere dall’ambizione. Da quello che si dice – e da quanto si vede, nel finale – avrebbe l’idea di una vera e propria saga, un’altra evitabile e poco originale trilogia. Dopo la delusione dell’evoluzione di MATRIX ci vengono un po’ di brividi. Tanto più che l’epica non sembra essere proprio il suo forte, almeno non con l’aiuto un attore come Diesel e di un personaggio come Riddick, per il quale stavolta ha scelto una dimensione un po’ avventata e stonata. La conclusione del film, bellissima e terribilmente ironica, è chiaramente aperta ad un ulteriore seguito. Che dire? Lo aspettiamo con un quarto di timore… un altro quarto di perplessità e… con tutto il resto di curiosità!
Paolo Dallimonti
Recensione n.2
Quando si ha un budget a disposizione sostanzioso, generalmente le nuove leve di registi perdono la testa e non capiscono piu’ nulla. Ne e’ un caso lampante questo David Twohy, che dopo averci regalato delle “primizie” come Pitch Black e Below, stavolta si cimenta con il suo blockbuster con tonnellate di effetti speciali da capogiro. In effetti, bisogna ammettere che da un punto di vista prettamente visivo, il film e’ di alta classe: notevoli i campi lunghi sui paesaggi, ottima la computer grafica, tesa quasi a competere con quella di film del calibro della nuova trilogia di Guerre Stellari (ok, la smetto di bere). Pero’ le abitazioni cosi’ retro’, quasi a ricordarci un mix tra la civita’ medioevale e quella egiziana, contrapposta alla fredda e vagamente gotica architettura della “citta’ voltante” fa un certo effetto (in certi punti sembra quasi di stare a Gardaland). Poi arriva lo sprezzante Riddick, che non teme nulla, nemmeno di essere protagonista di un sequel inesistente (anche se del primo non ha nulla a che spartire, se non un rapidissimo flashback) dove la storia non decolla mai, raffazzonata da dialoghi beceri e patetici e un intreccio narrativo sfasato e inconcludente. Vi porrete delle domande se andrete a vedere questo film (tra cui: ma perche’ non ho risparmiato i soldi? Oppure: ma non c’era nient’altro da vedere?), non cedete a queste iniziative, anzi, tenetele per voi e auguratevi che arrivi presto la fine. In poche parole: se Pitch Black era un film di serie A travestito da film di serie B, Chronicles of Riddick e’ un film di serie B travestito da film di serie A. Se ci sara’ mai un terzo capitolo, spero proprio che si ritorni alle origini: meno chiasso, meno pomposita’, ma tanta, tanta piu’ classe. Voto: 5
The Wolf
Recensione n.3
David Thowy esordì con The arrival, film di serie B, incentrato su un’invasione aliena, con debiti a x-files. Poi firmò quello che è diventato uno dei migliori film di sci-fi degli ultimi dieci anni: Pitch Black,un bellissimo e originale apologo sull’eclissi della morale umana. Ora, a distanza di quattro anni, ne gira il sequel, con lo stesso protagonista (un Vin diesel pompatissimo) e un budget stratosferico (il primo era costato 23 milioni, questo 105). E si vede. Effetti speciali strabilianti, architetture e design futuriste dall’alto tasso artistico, scene d’azione mozzafiato. Debiti evidenti all’atmosfera e al mondo di Dune, specialmente nell’uso dei costumi. Un film di serie B? Certamente. Ma senza la pretesa di farsi prendere sul serio, con un protagonista che sembra il prototipo intelligente e simpatico di Terminator. La tensione lascia il posto all’ironia dell’eccesso, che non disturba poi tanto. Inoltre Thowy dimostra di saperci fare con la mdp, costruendo sequenze che spiccano per originalità. Come quella della fuga nel pianeta Crematoria, che si conclude con un combattimento privo di suoni e rumori, accompagnato unicamente da musica ritmica, e montato per somma di momenti, collegabili fra loro per intuizione. Il finale è beffardo, quasi un colpo di scena, nella speranza che in futuro non ci attenda un ulteriore sequel.
Andrea Fontana
Recensione n.4
Per gli appassionati di fantascienza che aspettano l’uscita de: “THE CHRONICLES OF RIDDICK”, nelle sale il prossimo 20 agosto, Studio Universal (Sky) propone, Venerdì 16 Luglio alle 22.50, in anteprima esclusiva i primi 10 minuti del nuovo film targato Universal Studios.
Scritto e diretto da David Twohy, THE CHRONICLES OF RIDDICK è prodotto da SCOTT KROOPF e Vin Diesel; TED FIELD, GEORGE ZAKK e DAVID WOMARK sono i produttori esecutivi.
Il film rappresenta un proseguimento e un ampliamento delle vicende già narrate in Pitch Black. Per creare questo universo variegato e mitologico, Twohy si è avvalso della collaborazione di un eccellente team di produzione composto dal direttore della fotografia HUGH JOHNSON (Soldato Jane, L’albatros – Oltre la tempesta), dallo scenografo HOLGER GROSS (Stargate, Deep Rising – Presenze dal profondo), dai montatori MARTIN HUNTER (Underworld, Full Metal Jacket) e DENNIS VIRKLER (candidato all’Oscar per Caccia a Ottobre rosso e Il fuggitivo), dai costumisti ELLEN MIROJNICK (Twister, Starship Troopers) e MICHAEL DENNISON (Mona Lisa Smile) dal responsabile degli effetti visivi PETER CHIANG e dal compositore GRAEME REVELL. Chiang e Revell avevano già lavorato con Twohy per Pitch Black e Below.
Sinossi:
Sono tempi duri per l’Universo.
Uno dopo l’altro, tutti i pianeti stanno cadendo nelle mani dell’esercito dei Necromongers, guerrieri assetati di conquista che lasciano ai mondi saccheggiati ben poca scelta: convertirsi o venire distrutti. Chi si rifiuta di sottostare a questa legge spera invano che qualcuno o qualcosa riesca a rallentare l’avanzata dei Necromongers. Ma i ribelli hanno vita breve e di salvatori, a quanto pare, non se ne vede neanche l’ombra.
Quando la situazione si fa disperata, i superstiti esausti cercano conforto nei miti e nelle leggende, diffondendo vane speranze, mormorando profezie e raccontando storie in cui il bene trionfa sul male. Ma non sempre il bene è l’antidoto al male e le leggende possono sbagliare: a volte l’unica via per fermare il male è contrapporgli un altro tipo di male.
Ecco allora che un improbabile personaggio come Riddick (VIN DIESEL) viene richiamato dall’esilio per unirsi alla lotta. A lui non importa un bel niente di chi comanda l’Universo, vuole soltanto essere lasciato in pace. Da quando, cinque anni prima, ha abbandonato un pianeta dimenticato da Dio (e infestato di creature) nel sistema Taurus, il fuggitivo braccato non ha più guardato al passato. Ha trascorso la maggior parte del tempo cercando di sfuggire alla cattura e seminare i mercenari messi sulle sue tracce. Per lui non fa differenza: apocalisse o meno, il suo unico interesse è salvare la pelle. E se capiti sulla sua strada prenderà volentieri la tua.
Ma qualcosa sta cambiando, lo scontro sembra ormai imminente. Riddick viene coinvolto in una serie di avventure dai toni epici: dal salvataggio di un’idilliaca civiltà multiculturale posta sotto assedio, alla scoperta di una prigione sotterranea scavata sotto la superficie di un pianeta vulcanico che somiglia all’inferno e, infine, a bordo della gigantesca astronave barocca dei Necromongers e nella sede del potere del loro oscuro impero, la Basilica.
Secondo un’antica profezia durante la battaglia finale la sorte dell’intera umanità dipenderà dal coraggio di un solo Furyan.
E neanche tutto il potere dell’universo potrà mai impedire che il destino si compia.