Scheda film
Titolo originale: The end of the tour
Nazione: USA – 2015
Regia: James Ponsoldt
Soggetto: Tratto dal romanzo “Come diventare se stessi” di David Lipsky
sceneggiatura: Donald Margulies
Fotografia: Jakob Ihre
Montaggio: Darrin Navarro
Musiche: Danny Elfman
USA; 2015 – Drammatico – Durata: 106′
Cast: Jason Segel, Joan Cusack, Jesse Esienberg, Anna Chumlsky, Mamie Gummer, Mickey Summer, Ron Livingstone, Becky Ann Becker
Uscita: 11 febbraio 2016
Distribuzione: Adler Entertainment
Lunga Vita a David Foster Wallace
Nel 1996 il giornalista David Lispky seguì per cinque giorni lo scrittore David Foster Wallace sul finire del tour promozionale del suo primo romanzo “Infinite Jest”. Quel che ne ricavò fu un’amicizia e una serie di osservazioni che non si tradusserò in un articolo ma in un romanzo di grande successo.
“Quando si è critici nei confronti di un romanzo di successo non ci si riesce a piegare al concetto di mercificazione del prodotto. Difatti si pensa che l’artista abbia scritto volendo compiacere la massa e il mercato, ovviamente questo sino a che tu non hai raggiunto il medesimo successo. A quel punto le precedenti considerazioni smettono di essere valide”
Cosa c’è, o c’era, di più americano di David Foster Wallace: scrittore visionario e maniaco fruitore di programmi TV di largo consumo, di cibo spazzatura, insegnante di scrittura creativa in un college sperduto nelle fredde lande dell’Illinois, ma anche maniaco depressivo con tendenze suicide e forse ex-eroiomane?!
David Lispky, scrittore in erba e giornalista per la rivista Rolling Stone decise, nel non troppo lontano 1996, di seguire la conclusione del tour promozionale di “Infinite Jest”, opera di oltre mille pagine che tratta di vita in un non lontano futuro e che venne generata al termine di oltre cinque anni di gestazione da uno scrittore universalmente riconosciuto come il più probabile erede del post- modernismo di chiara matrice americana.
Jason Segel imbarazza per la similitudine fisica con la quale si approccia ai tic e alle nevrosi di un’anima fragile come quella dell’allora poco più che trentenne Wallace. Jesse Eisenberg aggiunge un tocco di schizofrenica leggerezza nel suo palmares di personaggi di grande spessore, peccato che forse il suo David Lipsky assomigli molto, e non solamente per evidenti fattezze fisiche, al Mark Zuckerberg di The Social Network.
Un film verboso, non facile, che cattura per la drammaticità del ricordo per colui che è stato sfiorato solamente per un breve lasso di tempo, per un’anima non candida ma complessa come i dialoghi che permeano tutta la pellicola.
Ponsoldt incastona una prima perla di una auguriamoci fulgida carriera, lo attendiamo al varco con il prossimo lavoro tratto da il cerchio, basato sull’omonimo romanzo di Dave Eggers, ma per adesso, così come per tutti i fan del ‘Re Pallido’, ci godiamo il miglior clone vivente di David Foster Wallace.
Voto: 8
Ciro Andreotti