Un vero disaster movie esistenziale questo outrun con barlumi di riscatto. Incontriamo Rona in un bar londinese che si sta svuotando. Aiutandosi costantemente con tutti i drink non finiti, viene gentilmente accompagnata alla porta. Quando una macchina si ferma e uno sconosciuto le offre un passaggio, sai dentro di te che non ne verrà fuori nulla di buono.
Il danno causato dalla spirale autodistruttiva di Rona è inciso sul volto del suo partner. E’ triste vedere la sempre più cattiva Rona che spinge via Daynin dopo uno schianto di vetri rotti e sangue versato sul pavimento della cucina.
Non che la casa di ritiro di Rona sia priva di prove difficoltose per lei. Suo padre, un contadino ha lottato con la depressione legata alla sua diagnosi bipolare. Questa pressione ha spinto sua madre ad allontanarsi da lui e tra le braccia delle isole scozzesi. Soffocata dal loro fardello, Rona scappa di nuovo, trovando conforto in uno degli affioramenti scarsamente abitati delle isole.
È anche formalmente audace, spezzando il trampolino di lancio verso la sobrietà con intermezzi narrati in cui Ronan si esprime in modo lirico su argomenti come i miti dell’isola. Paesaggio maestoso che fa da scenario perfetto per il percorso di riscatto faticoso della ragazza.
Voto 6,5
VC