Scheda film
Regia: Steven Spielberg
Soggetto e sceneggiatura: Liz Hannah, Josh Singer
Fotografia: Janusz Kamiński
Montaggio: Michael Kahn, Sarah Broshar
Scenografie: Rick Carter
Costumi: Ann Roth
Musiche: John Williams
USA, 2017 – Thriller/Drammatico/Biografico – Durata: 118′
Cast: Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk,
Bruce Greenwood, Jesse Plemons
Uscita: 1° febbraio 2018
Distribuzione: 01 Distribution

Onda d’urto

Si sa i premi raccolti lasciano spesso il tempo che trovano perché, per quanto importanti e prestigiosi possano essere, non sempre rispecchiano – nel bene o nel male – i reali valori in campo. Il più delle volte, infatti, accade che tali riconoscimenti, in entrambi i sensi, non restituiscano i reali meriti o demeriti del o dei soggetti coinvolti. In tal senso, un secolo e passa di Settima Arte ce lo ha dimostrato ampiamente, tanto nei palmares quanto nei riscontri al box office. Ora se pensiamo a un film come The Post, nelle sale nostrane con 01 Distribution a partire dal 1 febbraio, al di là della qualità e della pregevolezza indubbie del risultato, infatti, la somma complessiva degli Oscar, seppur considerevole numericamente, è per quanto ci riguarda meritocraticamente lontana dalla cifra che dovrebbe avere. Sfogliando l’elenco dei credits, tenendo ben presente i nomi chiamati in causa nel cast and crew e cosa hanno fatto nell’arco delle rispettive carriere, in effetti, qualche statuetta manca all’appello. Il conteggio al momento si ferma a ventidue (speriamo non ce ne sia sfuggito qualcuno per strada), in attesa di vedere se subirà qualche ritocco il 4 marzo.

Tutto questo solo e soltanto per dire che la pellicola in questione, scritta e diretta da Steven Spielberg, oltre alla presenza dietro la macchina da presa del regista tre volte premio Oscar (quattro se si conta l’Oscar alla memoria Irving G. Thalberg del 1987), ha potuto contare tra gli altri (ad esempio il cinque volte compositore premio Oscar John Williams, qui alla ventottesima collaborazione con il regista statunitense) anche sull’apporto davanti la cinepresa di Meryl Streep e Tom Hanks, vincitori a loro volta di tre e due Academy Awards. Si tratta di un autentico e inspiegabilmente ancora inedito tris di assi, che una volta calato sullo schermo non poteva che dare un esito degno di note.

Per quanto ci riguarda, The Post non rientra nel gota del cinema di Spielberg, ma ci è andato molto vicino. Nell’estrema eterogeneità della sterminata filmografia che porta il suo nome, quest’opera si va a collocare con precisione nel filone storico, segnando un nuovo capitolo audiovisivo di quello che di fatto sembra un vero e proprio volume enciclopedico fatto di immagini e suoni, dove l’autore sta riscrivendo cinematograficamente la Storia, oltre a quello del suo amato e odiato Paese. Qui racconta la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, prima sul The New York Times e poi sul The Washington Post nel 1971. Ed è proprio sulla pubblicazione di quelle pagine bollenti e scomode da parte del secondo quotidiano appena citato, che raggiunse l’apice di notorietà con l’inchiesta giornalistica condotta sullo scandalo del Watergate, a concentrarsi il plot del film, seguendone passo dopo passo il prima, il durante e anche il dopo, ossia l’onda d’urto provocata dalla loro diffusione. A provocarla Katharine Graham, la prima donna alla guida del The Washington Post in una società dove il potere è di norma maschile, e Ben Bradlee, lo scostante e testardo direttore del suo giornale. Nonostante Kay e Ben siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni.

Dunque, è stato ancora una volta il passato a dettare a Spielberg le pagine dello script, firmato a quattro mani da Liz Hannah e Josh Singer, quest’ultimo premio Oscar per la sceneggiatura de Il caso Spotlight. E non è un caso, quindi, che il cineasta americano si sia rivolto proprio a lui per la delicatissima fase di scrittura, poiché certe analogie con il thriller di Tom McCarthy del 2015 e con altre sceneggiature precedenti come quelle de Il quinto potere o della serie televisiva West Wing, appaiono decisamente evidenti. E tale scelta ha senza dubbio dato i suoi frutti. Di fatto, The Post si presenta alla platea di turno come un thriller politico non al cardiopalma, ma comunque avvincente e incalzante nonostante qualche piccola flessione nella parte centrale, capace di restituire sullo schermo la portata e l’importanza di una “lotta” contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa, con rischi, scelta morale ed etica professionale al seguito. Un tema, questo, centrale nello script, più che mai attuale e che ne rappresenta il motore portante della drammaturgia, oltre che il cuore pulsante del racconto. Nelle quasi due ore di fruizione si respira a chiari polmoni la nostalgia e si assapora il gusto ormai lontano di un certo modo di fare giornalismo. E qui tornano alla mente atmosfere analoghe che si respiravano in Tutti gli uomini del Presidente o in Prima pagina. Avere rinfrescato la memoria a coloro che se ne sono dimenticati e anche alle nuove leve è un dato da non trascurare, almeno quanto l’averlo fatto attraverso l’insegnamento che ci hanno lasciato due figure del calibro di Katharine Graham e Ben Bradlee, che misero in pericolo le loro carriere e la loro stessa libertà pur di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti avevano tenuto nascosto e insabbiato per anni.

Da parte sua, Spielberg firma un film tecnicamente e visivamente molto classico nella confezione, dove la regia si mette al completo servizio dello script, dei personaggi e della direzione degli attori. Scelta a nostro avviso saggia e intelligente, che ha consentito all’operazione di raggiungere le vette desiderate, sia nel complesso che nei singoli, a cominciare dalle performance della Streep e di Hanks. Qui a fare la vera differenza sono stati i singoli elementi, le qualità intrinseche dei quali sono dotati e il modo in cui l’autore le ha messe insieme. The Post è un film destinato ha rimanere nella memoria cinematografica, tanto per il valore di testimonianza filmica che ricopre, quanto ovviamente per il risultato che è stato in grado di raggiungere, che come abbiamo accennato all’inizio non è eccelso, ma comunque di altissimo livello.

Voto: 8

Francesco Del Grosso