Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Ken Loach
Montaggio: Jonathan Morris
Musiche: George Fenton
G.B., 2013 – Documentario – Durata: 94′
Uscita: 12 settembre 2013
Distribuzione: BIM
Sale: 8
Elegia di un tempo che fu
Qual era la visione della Gran Bretagna nel 1945? Qual’ era lo spirito che dominava l’Inghilterra post Seconda Guerra Mondiale?
The spirit of ’45 di Ken Loach sembra volerci dare una risposta attraverso un documentario a tesi che sceglie di dar voce e volto alla working class, a coloro che, reduci dal conflitto mondiale, hanno cercato di rialzarsi e far rialzare la nazione avendo in mente il principio del “bene comune”. Quando si è perso tutto non è facile conservare la speranza, eppure gli adulti e gli anziani che ci parlano oggi sono in grado di trasmetterci quella fiammella che, tra le macerie, gli ha permesso di ripartire.
Il regista di Riff Raff – Meglio perderli che trovarli(*) esplicita il taglio scelto sin dai primi minuti, manifesta il suo non essere neutrale – e in fondo non è una novità che Loach sia schierato a sinistra, non si nasconde e si prende le responsabilità delle proprie scelte.
Montando filmati d’archivio e registrazioni sonore con interviste contemporanee, The spirit of ’45 acquista uniformità grazie anche alla scelta fotografica di un bianco e nero storicizzante, funzionale nel far da ponte tra il passato e l’oggi. La parola è in bocca a ex minatori, ferrovieri, medici di base, infermieri, economisti e non solo, quasi tutti attivisti politici, quasi tutti hanno vissuto la povertà degli Anni ’30, sono stati storditi dal rumore delle bombe, hanno visto le case e gli edifici rasi al suolo e coloro che nel ’45 si chiedevano: «che futuro ci aspetta», hanno riposto ogni speranza nel partito laburista.
In base alla (ri)costruzione offertaci dal documentario tramite testimonianze ben selezionate, lo spettatore immagina che, con l’ascesa al governo del Labour Party, tutto abbia assunto connotati positivi perché coloro che detenevano il potere pensavano alla comunità e alla condivisione. Parola d’ordine era: “tutti insieme” e questo spirito guidava le riforme che si sono susseguite in quegli anni (vedi la nazionalizzazione del servizio sanitario, dei trasporti, dell’erogazione di gas ed elettricità). Con l’ascesa della Thatcher (’79), qualsiasi cosa sembra acquistare (nella rappresentazione filmica) un sapore amaro, si mette in scena la de-costruzione, partono gli scioperi di fronte alla privatizzazione e al venir meno dell’etica del servizio pubblico. Si passa «dalla culla alla tomba».
Ci preme ricordare che tra la fine degli Anni ’70 e gli inizi degli ’80, il regista britannico ha realizzato una serie di documentari in cui puntava l’obiettivo della macchina da presa sul governo Thatcher tanto da averne subìto la censura – attualmente questo problema non dovrebbe averlo. Con The spirit of ’45, scendendo in campo con lo stile asciutto e rigoroso che lo contraddistingue, Loach dimostra di saper muovere i tasti delle emozioni captando le vibrazioni di uomini e donne che hanno sofferto e che hanno lottato per un futuro migliore.
Non è nostro compito stabilire le verità storiche, è innegabile che con la Lady di ferro abbia preso piede il capitalismo e l’individualismo, ma, per quanto si possa esser vicini alle simpatie politiche di Loach, The spirit of ’45 sconfina i limiti di un documentario di parte sfociando in un’elegia di uno spirito che non c’è più e di un governo che non può aver fatto tutto alla perfezione. Non mettendo in luce anche le ombre del partito laburista – o almeno qualche contraddizione – si finisce per perdere un po’ di credibilità nonostante il ricorso all’ironia e al cuore di uomini che portano con sé i segni di anni che ci appaiono molto lontani. In questa apparente lontananza di tempi, è proprio lo spirito ad unire, o meglio, il regista lo auspicherebbe.
Ma ci sono ancora oggi i presupposti per vivere di quello spirito o degli elementi che lo riaccendano? Sarebbe al passo coi tempi? Idealisticamente tutti vorremmo che l’ottica del “bene comune” dominasse e fungesse da faro per chi ci governa, ma più passa il tempo e più appare un’utopia.
Voto: 6
Vito Casale