Recensione n.1

Torna il Leonardo nazionale con una simpatica commedia Pieraccioni-stile. Niente di troppo innovativo ma a tratti si ride con gusto.
Che bella sorpresa: a Leonardo Pieraccioni è riuscito un altro film. Il secondo di fila: per lui è già un record. Dopo il grazioso Il Paradiso all’improvviso di due anni fa, ecco questa commedia osa, piacevolmente senza pretese, Ti amo in tutte le lingue del mondo, che fa convivere con estremo garbo sentimento e umorismo. Dopo sei film di cui tre nel medagliere dei più clamorosi successi italiani di tutti i tempi, e vent’anni di carriera tra cabaret, cinema e altro, Leonardo Pieraccioni mette in scena i suoi veri quarant’anni. E’ evidente l’intenzione d’imprimere una svolta di maturità al suo cinema pur senza rinunciare alla chiave umoristico-sentimentale che gli è propria.
La storia di Ti amo in tutte le lingue del mondo racconta di un insegnante di ginnastica di una cittadina della provincia toscana (lui) perseguitato dall’amore di una studentessa e innamorato di una fantastica giovane donna che (siamo in piena favola) fa la psicologa degli animali. Tra le due scoprirete una connessione che esalta la commedia degli equivoci.
Ti amo in tutte le lingue del mondo imbastisce gag ed equivoci nel tipico stile di Pieraccioni, un comico uso a tenere sotto il controllo di un’accattivante gentilezza il livello dell’asciutto sarcasmo toscano. Il contorno è ricco e ben amalgamato: da Panariello fratellone balbuziente del protagonista di cui – è l’indovinato tormentone del film – racconta la vita in ogni intimo dettaglio agli avventori della lavanderia sotto casa, a Ceccherini monaco già peccatore, a Papaleo bandiera di un recuperato valore dei comprimari di razza come ce n’erano nel cinema italiano comico di una volta, fino al prezioso intervento da guest star di Francesco Guccini preside. Qualche caricatura eccessivamente surreale e gli insistiti toscanismi (“te tu sei troppo piccina”) non incidono sul gustoso risultato: il gioviale autore-attore, che l’ha scritta come sempre con Giovanni Veronesi, sfrutta abilmente la simpatia sua e dei partner maschili e l’avvenenza delle interpreti femminili. Avvertenza ai ritardatari: guai a entrare a film iniziato, il preambolo è una chicca strepitosa.
Da venerdì 20 gennaio un’eccezionale prima visione allo Zancanaro di Sacile: il divertente TI AMO IN TUTTE LE LINGE DEL MONDO di leonardo Pieraccioni.

Recensione n.2

Voto (da 1 a 5): * ½

La solita commedia pieraccionesca in tutta la sua pochezza ed assenza di una qualsivoglia idea che non ti faccia sentire smonato al termine della sua visione. Mi spiace, perché il ragazzo con i suoi primi due filmetti (“I laureati” e “Il ciclone”) prometteva molto di più. Certo, gli incassi sotto Natale gli danno ancora ragione, almeno da un paio d’anni a questa parte, cioè da quando è uscito dal tunnel del “Uff, ancora il solito filmetto di Pieraccioni…” per giungere a vedere la luce riflessa sugli euro del “Beh, se non altro non è la solita boiata sguaiata con De Sica e Boldi..!”. No, infatti è peggio. E’ peggio perché nelle intenzioni vorrebbe essere meglio, ma, in realtà, proprio non ce la fa: non ce la fanno gli sceneggiatori (ma sì, chiamiamoli così…) Veronesi-Pieraccioni ad elevarsi al di sopra di una becera e stantia mediocrità natalizia, non ce la fa Pieraccioni-attore a sdoganarsi dal solito clichè del buono-rinco-innamorato, non ce la fanno gli interpreti secondari a fare qualcosa che non appaia smaccatamente forzato, stonato e macchiettistico, non ce la fa Pieraccioni-regista a dare un’impronta personale alle sue asettiche riprese amatoriali. Insomma, sembra quasi che il grullo toscano cerchi di elevarsi al di sopra delle cafonate dei vari Parenti e Vanzina, posizionando però la scala su di un terreno concimato che lo fa impietosamente sprofondare dove potete ben immaginare.
DA TENERE:
A me Pieraccioni non sta antipatico, anzi, ma non vedo perché dovrei pagare un biglietto del cinema, o il noleggio di un dvd, per trascorrere un’ora e mezza a vergognarmi per lui. Fortuna sua che non tutti la pensano come me… Per ora.

DA BUTTARE:
Il cinema pieraccionesco in generale e tutti i mostri che ha generato grazie allo sperpero di Cecchi Gori. Verdone, ad esempio, è molto bravo, ma in confronto al simpatico Leonardo Pieraccioni è addirittura Dio.

CONSIDERAZIONE FINALE:
Se provate ad infilare la testa nel forno a microonde rischiate di
divertirvi di più.

BenSG