Scheda film
Titolo originale: Tigrar
Regia e Sceneggiatura: Ronnie Sandahl
Soggetto: dal romanzo “In the shadow of San Siro” di Martin Bengtsson
Fotografia: Marek Septimus Wieser
Montaggio: Åsa Mossberg
Scenografie: Kajsa Severin
Costumi: Mariano Tufano
Musiche: Jonas Colstrup
Suono: Marco Fiumara e Matteo Maranzana
Svezia/Italia/Danimarca, 2021 – Biografico/Drammatico – Durata: 116′
Cast: Erik Enge, Alfred Enoch, Frida Gustavsson, Maurizio Lombardi, Lino Musella, Alberto Basaluzzo, Gianluca Di Gennaro
Uscita in sala: 22 luglio 2021
Distribuzione: Adler Entertainment
Hic sunt leones
Il giovanissimo calciatore svedese Martin Bengtsson (Erik Enge) viene convocato dall’Inter per un contratto. Determinato ed estremamente metodico, il ragazzo dovrà vedersela con la lontananza da casa, le invidie dei compagni e un principio di instabilità mentale personale che comprometterà pesantemente il proprio successo…
Martin Bengtsson (classe 1986) è stato uno dei talenti calcistici più promettenti della Svezia e ha fatto
il suo debutto nella massima serie svedese per l’Örebro SK all’età di 16 anni. L’anno successivo viene ceduto all’Inter, squadra che non ha certo bisogno di presentazioni.
Dopo nove turbolenti mesi, Martin è tornato in Svezia e ha deciso di abbandonare lo sport. Nel 2007 esce la sua autobiografia “In The Shadow of San Siro”, uno dei primi reportage dall’interno del mondo del calcio professionistico che ha osato anche affrontare il tema della salute mentale, tema da allora sempre più riconosciuto, e urgente. Un sondaggio del sindacato dei calciatori professionisti FIFPRO ha mostrato che il 38% dei giocatori attivi soffre di ansia e/o depressione.
Il film, narrato anche metaforicamente attraverso le quattro stagioni, dalla primavera all’inverno, si basa proprio su quel libro dello stesso giocatore, ormai autore, sceneggiatore e drammaturgo in patria. Girato prevalentemente in Italia con alcuni importanti attori italiani, tra cui Maurizio Lombardi, Gianluca De Gennaro e Lino Musella, si avvale dell’interpretazione al limite del virtuosismo dell’alienato Erik Enge nei panni del protagonista.
Sono poche le pellicole che affrontano – e seriamente – il lato oscuro dell’universo calcistico: in vent’anni si ricordano L’uomo in più di Paolo Sorrentino e Il campione di Leonardo D’Agostini. Tigers, come il libro, apre uno squarcio sul mondo del pallone ed in particolare su quello delle squadre giovanili in cui l’unico reale interesse sembra essere il denaro. E su quello della malattia mentale che, in ambito sportivo, pur tra mille analisi e indagini, non viene considerato affatto come un requisito essenziale della salute di un calciatore, qualunque sia la sua età.
È un film sulle tigri del calcio: giovani uomini, in questo caso giovanissimi, ammirati e rinchiusi in gabbie dorate, addomesticati fino a diventare marchi dell’industria calcistica globale: comprati e posseduti, spinti al limite, addestrati per esibirsi o morire. Sorta di moderni gladiatori per spettacoli senza pietà in quelle arene oggi chiamati stadi.
Tigers è il secondo anello di una trilogia di sceneggiature di Ronnie Sandahl, qui anche regista, sui complessi aspetti psicologici, finanziari e politici del mondo dello sport, iniziata con Borg/McEnroe di Janus Metz e destinata a concludersi con Perfect, annunciato per quest’anno, diretto dall’attrice Olivia Wilde e ambientato nell’universo della ginnastica femminile americana.
Un mondo in cui una vittoria può diventare una sconfitta ed un’apparente sconfitta può rivelarsi una straordinaria vittoria.
Voto: 7
Paolo Dallimonti