Antonio Ligabue occupa un posto insolito negli annali dell’arte italiana, sostenuto da coloro che ritengono che i suoi dipinti dai colori audaci e ingenui siano il prodotto di un artista autodidatta le cui incapacità mentali dimostrano che lo spirito naturale trascende la formazione e intelletto quando si tratta di arte. Fare un film sulla sua vita sarebbe sempre complicato data la difficoltà di rappresentare sullo schermo un uomo con difficoltà linguistiche e diversamente abili incline a frequenti esplosioni eccentriche senza cadere nella trappola di implicare che dovremmo celebrare la sua produzione semplicemente perché era quello che in passato sarebbe stato chiamato “ingenuo”.
Sì, Elio Germano affronta il ruolo super difficile con il carisma consueto, e la sceneggiatura lavora per cercare di far sviluppare simpatia, ma il miscuglio di episodi impressionistici di Giorgio Diritti e le ricreazioni biopic rendono “Volevo nascondermi” più una performance stand alone attoriale che una film soddisfacente. I realizzatori hanno sicuramente studiato il documentario e hanno fatto un lavoro straordinario.
È un ritratto meno esasperante dell’indulgente “At Eternity’s Gate” di Julian Schnabel su Vincent Van Gogh, un artista a cui Ligabue è stato occasionalmente paragonato superficialmente. Inoltre, Ligabue non aveva una formazione e, sebbene sia un disegnatore sorprendentemente competente, la sua tavolozza di base di colori primari non è paragonabile con Van Gogh, e assomiglia piu ad Henri Rousseau.
il film di Diritti  si apre con un montaggio di scene non cronologiche progettate per dare al pubblico una comprensione immediata ed emotiva del passato di Ligabue. Nato fuori dal matrimonio da madre italiana e cresciuto da una coppia svizzero-tedesca, è stato tormentato da bambino (Leonardo Carrozzo) dai compagni di classe e trattato con scioccante disprezzo da tutti gli adulti a parte la madre adottiva Elise (Dagny Gioulami). Le madri incombono in questa storia: in generale sono le uniche che possono calmarlo, anche se in seguito si contrastano i suoi desideri sessuali latenti.
Un film quindi con una prova d’attore veramente straordinaria, meritevole probabilmente di premi europei o piu tradizionalmente italiani (David o Nastri) ma che pecca di mancanza di anima ed emozioni.

Voto 6

Vito Casale