Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Woody Allen
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Alisa Lepselter
Scenografie: Anne Seibel
Costumi: Sonia Grande
Spagna/USA/Italia, 2012 – Commedia – Durata: 111′
Cast: Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penélope Cruz, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig
Uscita: 20 aprile 2012
Distribuzione: Medusa
“A Vudi, ammazza che firm, li mortacci tua!”
Dopo tre film girati a Londra, prosegue il tour di Woody Allen lungo le capitali europee, ossequiate già nel titolo: Vicky Cristina Barcelona, di nuovo la capitale britannica, quindi ritorno a New York e poi Midnight in Paris. Ora tocca a Roma, con un amorevole omaggio che gli abitati della città eterna definirebbero “de core” e con un’opera in cui il celeberrimo e prolifico autore dimostra, alla soglia degli ottant’anni, di aver messo da parte le sue nevrosi e la depressione e di essere ancora in grande forma.
Partendo da un inizio retorico ed un po’ fastidioso, col solito vigile urbano (doppiato da Francesco Pannofino), custode – magari fosse vero nella realtà! – della città e cicerone per gli spettatori, accompagnandoli nel comincio del racconto, il film si dipana in quattro storie, tre delle quali si apriranno a loro volta in due binari narrativi.
Tra l’americana Hayley (Alison Pill) e l’italiano Michelangelo (Flavio Parenti) scatta il fatidico colpo di fulmine e dal loro amore si dipana la prima sotto-storia, che vede il di lei padre Jerry (Woody Allen) e la di lei madre Phyllis (Judy Davis) venire a Roma per conoscere i genitori di lui. Quando il melomane e regista d’avanguardia Jerry sentirà cantare il suocero Giancarlo (il vero tenore Fabio Armillato) sotto la doccia, capirà d’aver scoperto un talento, ma dalle possibilità molto limitate, anzi condizionate! L’architetto John (Alec Baldwin) in vacanza con la moglie incontra per i vicoli di Trastevere il giovane studente Jack (Jesse Eisenberg), affiancandolo come una sorta di guida spirituale, in una specie di dialogo col proprio passato, dando così il via al secondo sub-racconto, che ce lo mostrerà alle prese con Monica (Ellen Paige), l’amica attrice della sua ragazza (Greta Gertwig), che si rivelerà affascinante e tentatrice. L’anonimo impiegato Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni) inspiegabilmente passerà in un istante da uomo della strada a star del momento, richiesto da tutte le televisioni ed amato dalle donne, per poi far posto ad un altro qualunque e ricadere nel nulla in cui aveva vissuto fino ad allora. Una coppia di sposini, Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastronardi), giungono nella capitale per presentare agli zii benestanti di lui la nuova moglie ed ottenere da loro un lavoro prestigioso, ma le strade dei due si dividono: lei si perde per la città e conosce la celeberrima star Luca Salta (Antonio Albanese) che la concupirà, mentre lui, ritrovatosi per sbaglio la escort Anna (Penélope Cruz) in camera dovrà farla passare per la propria consorte.
L’ultima opera di Allen, oltre che un inchino ad una Roma inevitabilmente da cartolina, pur se magnificamente fotografata da Darius Khondji, vuole essere un piccolo trattato su quella che gli antichi romani chiamavano “fama”, ossia la celebrità: Jerry non vi ha mai rinunciato e cercherà di raggiungerla sfruttando con ogni mezzo le abilità canore del suocero, che in realtà non se n’è mai preoccupato; John fa ancora i conti con la propria e Jack deve vedersela con quella agognata dall’intrigante Monica; Leopoldo Pisanello scopre gioie e dolori dell’essere famoso, come un drogato, che andrà poi in crisi d’astinenza quando ritornerà comune mortale; Antonio cerca il successo presso i parenti romani si perderà dietro le gonne di una escort, a suo modo molto celebre, come vedremo, e Milly cadrà tra le braccia di un attore molto noto, pur se il destino è in agguato.
L’autore newyorkese ha poi alcune idee geniali, come quella del cantante lirico che riesce ad esibirsi esclusivamente sotto la doccia, capace di strappare in sala applausi a scena aperta e che da sola vale il prezzo del biglietto, oppure quella di citare, a suo dire inconsciamente, Lo sceicco bianco di Fellini nell’episodio di Antonio e Milly, ampliandolo con una svolta narrativa affidata ad una prostituta, ruolo che cinquant’anni fa sarebbe andato dritto dritto a Sophia Loren, che la Cruz non fa certo rimpiangere. Non mancano poi le solite battute fulminanti, marchio di fabbrica di Allen, che stavolta non risparmiano il nostro paese, tra euro, crisi, escort, vaticano ed il mondo dorato della TV.
Ed ha anche un’intuizione geniale: girare le scene recitate dai soli attori italiani (e dalla bella Penélope) in presa diretta in italiano, con il risultato che questo suoni “esotico” alle orecchie dei suoi connazionali e che per noi i nostri attori non si cristallizzino in un inutile doppiaggio, che letteralmente ammazzerebbe ad esempio l’interpretazione di un Benigni, commediante estremamente spontaneo, quasi un “non attore”.
Allen, coinvolto nell’omaggio ad una delle più belle città del mondo, si avvicina, cosa rarissima per lui, alle quasi due ore di durata e stavolta abbandona per l’occasione il suo bel jazz, affidandosi ad ultra-noti motivi della tradizione italiana, da “Volare” ad “Arrivederci Roma”, un po’ retorici e quindi noiosi, ma anche ad un’intrigante versione strumentale di “Amada mia, amore mio”, brano firmato negli anni settanta da El Pasador, al secolo Paolo Avallone, che dona al film ritmo ed un’irresisitibile aura da commedia sexy nostrana di quegli anni.
Pure se a tratti pecca di superficialità e chiude, così come aveva aperto, con l’insopportabile vigile urbano, che irrealmente abita sopra piazza di Spagna (!), confeziona alla fine una godibilissima commedia, che si fa perdonare piccoli difetti, anche grazie ad un cast stellare, che comprende ottimi attori statunitensi e tre quarti del nostro cinema.
Curiosità: To Rome with love è il primo film in cui Allen non è più doppiato da Oreste Lionello, scomparso nel 2009, ma da Leo Gullotta.
Voto: * * * *
Paolo Dallimonti