Scheda film

Regia, soggetto e sceneggiatura: Terrence Malick
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: A.J. Edwards, Keith Fraase, Shane Hazen, Christopher Roldan, Mark Yoshikawa
Scenografie: Jack Fisk
Costumi: Jacqueline West
Musiche: Hanan Townshend
USA, 2012 – Drammatico/Romantico – Durata: 112’
Cast: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem
Uscita: 27 giugno 2013
Distribuzione: 01 Distribution

Sale: 35

Il sospiro di un artista

Neil e Marina si innamorano a Parigi, e il loro amore è meraviglioso come lo sfondo architettonico-paesaggistico di Mont Saint-Michel, con il suo santuario e le sue maree. Nei campi sconfinati dell’Oklahoma, dove Neil lavora come ispettore ambientale operativo, Marina ricerca la sicurezza nelle spalle forti dell’uomo, e madre di una bambina di dieci anni tenta di renderlo il compagno e il patrigno perfetto. Neil, però, ama Marina a modo suo, e sempre indeciso, eternamente sull’orlo di realizzare e non realizzare la loro unione, lascerà che il visto di lei scada, e che la donna sia costretta a tornare in Europa. Mentre riabbraccia una fiamma del passato, tuttavia, Neil riceve una lettera: Marina è nuovamente negli States, e come una marea sembra riavvolgerlo al punto da indurlo a sposarla. In una casa da ri-arredare e soprattutto da abitare, Neil e Marina arrancano così in un matrimonio colmo di solitudine, in cui il solo ad ascoltarli è Padre Quintana, anch’egli sottoposto alle terribili prove della fede che, alla medesima maniera dell’amore, sembra muoversi lungo una strada mai battuta o facile da percorrere.
Il cinema di Terrence Malick si affida nuovamente alla natura per caricarsi di meraviglia e dirigersi, ancora una volta, verso un approccio narrativo totalmente sensoriale, nel quale il racconto non è niente di più di una traccia incerta da inseguire, spesso sussurrata dagli stessi personaggi che si ritrovano catapultati nella cornice impressionista e incontaminata dell’autore. Lo humor, il cinismo, la consequenzialità della storia non trovano quasi mai espressione, laddove viene loro preferita la precisione emotiva di una pennellata dell’animo, a tinte multicolore, sbiadite e svincolate da ogni legge del caso. Malick, che più va avanti più tenta di superare quella rappresentazione visiva che è soltanto umana, riprende più cielo che pelle, più alberi che facce, prediligendo a esse la schiena o il profilo sfuggente dei suoi protagonisti e cercando di avvicinarsi a tutto ciò che è irraggiungibile per definizione: al mistero della nascita, della vita e della morte; dell’amore e della religione; della predestinazione e dell’inevitabile ripetersi delle cose in generale.
In The Tree of Life era capace di unire il racconto alle sensazioni, le immagini al suono e il suono alla voce, sfuggendo a qualsivoglia parametro preimpostato dal cinema contemporaneo e anzi ridefinendosi grazie a un nuovo, sopraggiunto equilibro artistico. Sovvertitore, spirituale, etereo e incondizionatamente diviso tra natura e grazia, in due modi tanto opposti quanto simili di affrontare l’esistenza, Malick amalgamava le sue idee in una mistura color pastello, delicata e imprescindibile coi i suoi stupori e le sue infinite percezioni dell’occhio e della mente. Ora, con To the Wonder il regista manca però di fare quello che meglio gli riesce, ovvero di meravigliarci. Il film appare completamente svuotato della trama solida e potente alla quale siamo stati abituati, e l’opera, nell’insieme, sembra essere il risultato di un riciclo smanioso di materiale fotografico extra, in cui gli schemi già utilizzati in The Tree of Life si appoggiano, adesso abbandonati a se stessi, ai temi dell’amore e della fede – stavolta, tuttavia, senz’alcun collante che giustifichi la compresenza dell’uno e dell’altra.
Ben Affleck, la cui assenza diviene ben presto presenza, non può certo dirsi pessimo attore: il suo Neil non parla mai, diventando emblema di una personalità oscura e inavvicinabile, debole e insipida che non arriva mai a farsi conoscere davvero, nemmeno attraverso i pensieri invece onnipresenti delle altre due protagoniste coinvolte. Olga Kurylenko e Rachel McAdams, d’altronde, incarnano due donne incapaci di mostrare una minima differenza di carattere, e in tal contesto riflettono senza scampo l’amore e il dolore della Jessica Chastain di The Tree of Life come se la visione del mondo femminile di Malick si tenesse aggrappata a quella di una martire che, per passione, ride e piroetta cercando di non pensare alle proprie sofferenze sentimentali. Sbagliato, affrettato, eppure godibile grazie a quell’esperienza tra il visivo e il sensoriale che Malick non cessa mai di regalarci, To The Wonder è un sospiro che nella testa dell’artista (e unicamente nella sua) deve aver preso una forma migliore, ma che sullo schermo scorre in slow-motion al modo di una nuvola informe, impalpabile e passeggera.

Voto: 7

Eva Barros Campelli

#IMG#Meraviglia nascosta

È possibile parlare d’amore sullo schermo? Dipingerne i colori senza banalità? Ci prova il Maestro, Terrence Malick, che scrive e dirige To The Wonder, storia romantica creata sulle vicende di Neil (Ben Affleck), un uomo diviso fra due donne: Marina (Olga Kurylenko), europea che è si è trasferita insieme a lui negli Stati Uniti, e Jane (Rachel McAdams), vecchia fiamma con la quale lui riallaccia i rapporti. In parallelo assistiamo ai turbamenti dell’anima di un altro esule della comunità, un prete cattolico, Padre Quintana (Javier Bardem) il quale nutre dei dubbi nei confronti della sua vocazione e non riesce più ad avere l’ardore degli inizi.
Malick esplora l’amore e le sue molte fasi e stagioni – passione, compassione, dovere, dolore, indecisione – che possono trasformare, distruggere e ricreare.
All’inizio del loro rapporto, Neil e Marina partono insieme per Mont Saint Michel, “La Meraviglia dell’Occidente” e il santuario antico e immobile circondato dalle maree che mutano, avanzano e si ritraggono, sembra il simbolo del loro amore.
L’impegno che ognuno di loro si è assunto deve essere portato avanti come un dovere, a tutti i costi? Oppure devono accettare il fatto che spesso l’amore cambia e che non è detto che duri per sempre? Può il dolore unire due amanti più della gioia?
Sembra quasi un capitolo tratto dal recente The Tree of Life, una pellicola che intreccia eros e spiritualità, autobiografica – Malick cresciuto in Oklahoma (principale location del film) è stato a lungo sposato con una donna francese, Michele Morette. L’autore pare in cerca un paradiso perduto impossibile da ritrovare. Immagini e musiche di una bellezza straziante si riavvolgono in un loop eterno, senza un inizio né una fine. Una bellezza che stanca e non convince se non a tratti. Stupenda Kurylenko sul cui corpo e volto la macchina da presa passa senza posa, quasi a volerla carezzare per intrappolarla. Uccello in gabbia tra i campi dell’Oklahoma, terra violentata da scavi e pozzi petroliferi.

Voto: 6 e ½

Francesca Bani