Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale: da trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Tutte le informazioni sul sito www.triestefilmfestival.it
Murina (Antoneta Alamat Kusijanović). La tensione tra Julija, un’adolescente inquieta, e l’oppressivo padre Ante aumenta all’arrivo di un vecchio amico nella loro casa su un’isola croata. La loro realtà tranquilla spinge Julija a volere di più dal nuovo ospite, che le offre un assaggio di libertà durante un fine settimana segnato dal desiderio e dalla violenza… Anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, il film ha vinto la Caméra d’Or come Miglior film d’esordio e vede Martin Scorsese fra i produttori esecutivi, oltre ad essere una piacevole sorpresa nel panorama di questo Trieste Film Festival. Di fronte ad attori noti come Leon Lucev (Il segreto della miniera) e Cliff Curtis (Risorto), la semi-esordiente Gracija Filipovic emerge a testa alta, giovane murena ribelle, pronta a quasi tutto per la sua libertà. Un triangolo anomalo o, meglio, un quadrato, affascinante, seducente, ma allo stesso tempo casto. Quadrangolare. Concorso lungometraggi. Voto: 8
Evolution (Quel giorno tu sarai) (Kornél Mundruczó). Tre storie, tre epoche diverse. Senza una connessione apparente, ma in realtà profondamente legate: essere ebrei nell’Europa centro-orientale, un capitolo quasi dimenticato della storia di questo continente. Tre generazioni: Éva, la capostipite, sua figlia Léna e il figlio di quest’ultima, Jónás. Tre luoghi: Auschwitz, Budapest e Berlino. Evolution si sofferma sui traumi ereditati attraverso la storia di una famiglia. Una famiglia in cui i destini dei singoli confluiscono gli uni negli altri come tranquilli flussi d’acqua. Quanto a lungo durano i traumi che si ereditano e quanto gli eventi del passato influiscono sul nostro presente? Per quanto tempo dobbiamo farci carico dei fardelli altrui? Possiamo decidere in che modo e a quale prezzo liberarcene? Il regista ungherese, su una sceneggiatura della fida Kata Wéber, interseca le tre storie attraverso una regia magistrale ricca di pianisequenza, con attori magnificamente espressivi. Ritratto dolente, tra traumi radicati e tentativi di emancipazione dagli stessi. Generazionale. Eventi speciali. Voto: 7 e ½
Kelti (Celti/Celts) (Milica Tomović). Nella Serbia del 1993 una bambina festeggia il suo compleanno mentre gli adulti bevono e discutono in cucina, in un’atmosfera gioiosa e frivola. Un film sulla dissoluzione di un paese e la perdita dell’identità collettiva, attraverso il ritratto di tre diverse generazioni. Presentata alla Berlinale nella sezione Panorama, la pellicola, senza smarrire il sottile filo dell’ironia si rivela un’operazione intellettuale complessa e analitica, ricca di simbolismi sempre accessibili, indulgente ad una sessualità problematica, ma libera e non nascosta, risultando alla fine un importante affresco su un’epoca così lontana, ma ancora così vicina. Un’opera adulta, matura, ma mai auto-commiserativa. Riflessivo. Concorso lungometraggi. Voto: 7 e ½
Krai (Aleksey Lapin). Il giovane regista torna nel suo villaggio natale vicino al confine ucraino con il pretesto di un casting per un film storico. In realtà osserva le storie minime che si offrono al suo sguardo con una sorprendente partecipazione emotiva mai priva di ironia. In concorso a Dok Leipzig 2021, la pellicola è una docu-fiction girata in un bellissimo biancoenero che ci conduce insieme ai suoi curiosi personaggi nelle loro piccole vicende lasciandoci affascinare da esse. Partecipativo. Concorso documentari. Voto: 7 e ½
Odpušcanje (Riconciliazione / Reconciliation) (Marija Zidar). Dopo che una diciottenne viene uccisa in una faida familiare nelle montagne albanesi, il padre si trova in conflitto tra il rispetto del codice tribale, il ‘Kanun’, e una difficile strada di riconciliazione. Miglior documentario al festival del cinema sloveno quest’anno, il film è un potente atto di denuncia che non può che prendere atto di una realtà radicata e immutabile, nonostante gli sforzi di volontari riconciliatori, pur cercando di mettere davanti alla macchina da presa tutte le versioni in campo. Sfaccettato. Concorso documentari. Voto: 7
Muzej revolucije (Il museo della Rivoluzione / Museum of the Revolution) (Srđan Keča). Il Museo della Rivoluzione di Belgrado è in realtà un edificio rimasto per 60 anni incompiuto e “abitato” solo da homeless e emarginati. Il regista osserva la precaria (ma fiera) vita quotidiana di una ragazzina e di sua madre intorno alle simboliche rovine di un’utopia. In concorso a IDFA 2021, il documentario offre uno spaccato di vita singolare che diventa poetico grazie alla presenza della innocente, ma determinata bambina protagonista. Disincantato. Concorso documentari. Voto: 7
Orkester (Orchestra) (Matevž Luzar). L’orchestra di una piccola città slovena va in tournée in Austria. Cantano, festeggiano e bevono durante tutto il tragitto: un’occasione per fuggire dal quotidiano e riconnettersi con le emozioni vere. Non tutto però andrà come previsto… Tra commedia e dramma, un coinvolgente ritratto in biancoenero di un microcosmo che, come tanti, riflette quel macrocosmo che è il mondo, la vita. Sinfonico. Concorso lungometraggi. Voto: 7
Rekonstrukce okupace (Ricostruzione dell’occupazione / Reconstruction of Occupation) Jan Šikl. Il regista, specialista in film basati su archivi amatoriali, ritrova alcune bobine mai viste sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel ‘68. Non è soltanto un’avventura cinematografica “archeologica”, ma anche un appassionante incontro con i testimoni filmati e sull’eredità di quei tragici eventi. Un documentario di un’importanza (storica) immensa, un amarcord in cui il popolo cecoslovacco si confronta con se stesso, in occasione di un evento tragico che segnò un intero paese. Simbolico. Concorso documentari. Voto: 7
Sestri (Sorelle/Sisterhood) (Dina Duma). L’amicizia di due inseparabili adolescenti viene messa a durissima prova quando rimangono coinvolte in un tragico incidente. Premio Speciale della Giuria al Festival di Karlovy Vary (Sezione East of the West) per una pellicola che con semplicità, ma anche con malcelata perfidia affronta il problema del cyber-bullismo in un mondo pervaso da quell'”amore liquido” descritto da Zygmunt Buaman e in cui i valori con cui chi, come la regista e chi scrive, è nato nel secolo scorso è cresciuto, sono scomparsi, sostituiti probabilmente dal nulla. Sentimentalmente evanescente. Concorso lungometraggi. Voto: 7
Tvornice radicima ((La fabbrica ai lavoratori / Factory to the Workers) (Srđan Kovačević). Una fabbrica modello in Croazia nata negli anni sessanta, quelli gloriosi dell’autogestione, e sopravvissuta per molti lustri alle leggi dell’economia capitalista, è sull’orlo della chiusura. Un vecchio operaio si batte con ostinazione per far sopravvivere la visione collettiva del lavoro, ma la realtà è molto complessa: il mondo (del lavoro) che cambia, la liquidità dei rapporti umani dove non conta più fare gruppo e sentirsi parte di un qualcosa, ma fare di tutto per essere il più possibile indipendenti e quindi competitivi sul mercato, come i giovani operai che passano per la fabbrica solo per imparare e andare altrove a cercare di meglio. Il nuovo che avanza contro l’esperienza decennale, vitale quanto obsoleta. Militante. Concorso documentari. Voto: 7
Delo (Il caso/The case) (Nina Guseva). Maria Eismont, avvocato coraggioso e intraprendente, si scontra con il sistema giudiziario russo mentre lotta per la libertà di un giovane attivista politico, all’indomani delle proteste dell’opposizione del 2019. Un docu-thriller incalzante in concorso all’ultimo IDFA di Amsterdam, diretto da un’attrice nota in patria per film e serie TV che affronta a testa alta, come i suoi protagonisti, una situazione imbarazzante per l’intero sistema politico mondiale. Resistente. Concorso documentari. Voto: 6 e ½
Notre endroit silencieux (Il nostro luogo silenzioso/Our Quiet Place) (Elitza Gueorguieva). La regista nata in Bulgaria riprende l’amica Aliona, di origine bielorussa, che sta scrivendo un libro sul padre scomparso molti anni prima. Entrambe si sono stabilite da tempo in Francia e il vero tema del film è come creare in una lingua e in un contesto diverso da quello nativo. Senza perdersi “in translation” e anzi provando a immaginare un linguaggio complesso e differente, dolcemente sospeso tra sogno e realtà. Doloroso, concreto, sa tratti sorprendente. Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 6 e ½
Në kërkim të Venerës (Alla ricerca di Venera / Looking for Venera) (Norika Sefa). Nel pieno della sua adolescenza e della scoperta della sessualità, la taciturna Venera è attratta dalla mentalità più disinvolta e ribelle di Dorina. Una cosa è chiara per entrambe: non vogliono finire come le loro madri. Uno sguardo maturo sulla condizione femminile nel Kosovo odierno. Premio speciale della giuria a Rotterdam per un coming-of-age che ribalta i destini delle due protagoniste: se Dorina opterà per un tradizionale matrimonio, Venera, confrontatasi con il sesso, sceglierà un’altra strada. Molto ben recitata e diretta, la pellicola fa forza sulle sue giovanissime attrici in un viaggio affascinante, ma mai morboso. Lucido. Concorso lungometraggi. Voto: 6 e ½
Khans’ flesh (Il corpo di Khan) (Krystsina Savutsina). Storie minime in un villaggio della Bielorussia apparentemente indifferente alle rivolte popolari di Minsk. La giovane regista, che ha lasciato il paese, le definisce “coreografie di vita quotidiana” in un film sulle “regole che limitano le libertà personali e al tempo stesso fanno in modo che l’organismo sociale funzioni…”. Minimalista, ma non sempre efficace, quasi superfluo. Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 6
Il Premio Trieste assegnato dalla giuria (Edvinas Pukšta, Dubravka Lakić, Emanuela Martini) al miglior lungometraggio in concorso (euro 5.000) va – all’unanimità – a ÎNTREGALDE di Radu Muntean (Romania 2021).
La giuria ha inoltre attribuito due menzioni speciali: a KELTI di Milica Tomović (Celti / Celts Serbia 2021) e a STRAHINJA BANOVIĆ di Stefan Arsenijević (As Far As I Can Walk, Serbia – Lussemburgo – Francia – Bulgaria – Lituania 2021).
Il Premio Alpe Adria Cinema assegnato dalla giuria (Marta Popivoda, Nino Kirtadze, Gianfranco Pannone) al miglior documentario in concorso (euro 2.500) va a TVORNICE RADNICIMA di Srđan Kovačević (La fabbrica ai lavoratori / Factory to The Workers, Croazia 2021).
La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a FILM BALCONOWY di Paweł Łoziński (Film dal balcone / The Balcony Movie, Polonia 2021).
Il Premio Fondazione Osiride Brovedani assegnato dalla giuria (Špela Čadež, Gerald Weber, Wim Vanacker) al miglior cortometraggio in concorso (euro 2.000) va a PA VEND di Samir Karahoda (Da un posto all’altro / Displaced, Kosovo 2021).
I film dei tre concorsi sono stati “giudicati” anche dal pubblico e con il loro voto hanno decretato i vincitori dei Premi del Pubblico: Miglior Lungometraggio: MRAK di Dušan Milić (Oscurità / Darkling, Serbia – Italia 2021); Miglior Documentario: FILM BALCONOWY di Paweł Łoziński (Film dal balcone / The Balcony Movie, Polonia 2021); Miglior Cortometraggio: BIG di Daniele Pini (Italia 2021).
Il Premio Corso Salani 2022 (euro 4.000), assegnato dalla giuria (Massimo Causo, Andrea Adriatico, Maura Delpero) al miglior film della sezione e offerto da Associazione Corso Salani e Vivo film, va a DAL PIANETA DEGLI UMANI di Giovanni Cioni (From the Planet of the Humans, Italia – Belgio – Francia 2021).
La giuria ha inoltre attribuito una menzione speciale a: VIAGGIO NEL CREPUSCOLO di Augusto Contento.
Premio Audentia Eurimages – Consiglio d’Europa (euro 30.000 per il prossimo progetto) assegnato dalla giuria (Ursula Menih Dokl, Anne Laurent-Delage, Andrei Tănăsescu) va a WOMEN DO CRY di Mina Mileva e Vesela Kazakova (Le donne piangono, Bulgaria – Francia 2021).
Il Premio SkyArte assegnato dal canale Sky Arte HD attraverso l’acquisizione e la diffusione di uno dei film della sezione TriesteFF Art&Sound è stato attribuito a MILAN KUNDERA: FROM THE JOKE TO INSIGNIFICANCE di Miloslav Šmídmajer (Milan Kundera: da Lo scherzo all’insignificanza, Rep. Ceca 2021).
Il Premio Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa al miglior documentario in concorso va a LOOKING FOR HORSES di Stefan Pavlović (Cercando cavalli, Paesi Bassi – Francia – Bosnia ed Erzegovina, 2021).
Il Premio CEI (Central European Initiative) al film che meglio interpreta la realtà contemporanea e il dialogo tra le culture (euro 3.000) va a KELTI by Milica Tomović (Celti, Serbia, 2021).
Il Premio Tënk 2022 assegnato al miglior film della sezione Premio Corso Salani 2022 che consiste nell’acquisizione del film per la piattaforma va a Des Portes et Des Déserts di Loredana Bianconi.
Il Premio Cineuropa al miglior lungometraggio in concorso va a NË KËRKIM TË VENERËS di Norika Sefa (Alla ricerca di Venera, Kosovo – Nord Macedonia, 2021).
Il Premio Giuria PAG – Progetto Area Giovani del Comune di Trieste, assegnato da una giuria di giovani tra i 18 e i 35 anni, rappresentanti di associazioni giovanili, al miglior cortometraggio in concorso (Abel Gambini, Alberto Loschi, Chiara Stella Lorenzi, Elisa Chiodi, Emiliano di Summa, Franco Morellato, Iris Paparelle, Leonardo D’Angelo, Rosa Maria Roccatagliata) va a SAMOGŁÓW di Jakub Prysak (Pesce luna, Polonia, 2021, 24’).
La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale anche a BIG di Daniele Pini (Italia, 2021, 14’).
Il Premio Eastern Star 2022 che riconosce una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito, proprio come il Trieste Film Festival, a gettare un ponte tra l’Europa dell’est e dell’ovest, va a KORNÉL MUNDRUCZÓ e KATA WÉBER.
Il Premio Cinema Warrior 2022 che riconosce l’ostinazione, il sacrificio e la follia di quei “guerrieri” – siano essi singoli, associazioni o festival – che lavorano (o meglio: combattono) dietro le quinte per il Cinema, va Luciana Castellina.
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.