Dai nostri inviati Vito Casale e Paolo Dallimonti…

Underground (Emir Kusturica). Il film che nel 1995 sorprese tutti al Festival di Cannes aggiudicandosi la Palma d’oro. Il capolavoro di Emir Kusturica, in cui commedia e tragedia si intersecano all’ombra del surreale, iniziando e finendo con due guerre, una mondiale e l’altra civile, e passando per una fredda. Tra gente che produce armi in un sotterraneo convinta per anni che la seconda guerra mondiale non sia ancora finita, mentre il Potere trama alle loro spalle, per poi uscire allo scoperto e ritrovarsi in un’altra guerra. Tra Fellini e Jean Vigo, il regista serbo delinea uno stile personalissimo che qui toccò il suo apice irripetibile per mettere in scena un’allegoria poetica estremamente efficace, con una colonna sonora entrata nella leggenda. Nel suo venticinquennale, rivederlo è un privilegio e un piacere per gli occhi e il cuore. Insuperabile e indimenticabile. Eventi Speciali. Voto: 9 (PD)

DASATSKISI [L’inizio / Beginning] (Dea Kulumbegashvili). Strapremiato film georgianoche  lascia veramente stupefatti alla visione! en.m.wikipedia.org/wiki/Beginning #triestefilmfestival  Straordinario!!! Premiato a San Sebastien. era a Cannes 2020. In odore di Oscar, anche se Druk sembra strafavorito. Concorso lunghi. Voto 8 (VC)

Le regard de Charles [Lo sguardo di Charles/Aznavour by Charles] (Marc Di Domenico). Durante tutta la sua lunga vita durata ben 94 anni il cantante e attore francese di origini armene Charles Azmavour ha realizzato numerosissime riprese con la sua cinepresa, in super 8 e 16 mm, da quando nel 1948 Edith Piaf, di cui era assistente, gliene regalò una fino al 1982. Pochi mesi prima della sua morte inizia a mostrare quelle immagini che non aveva mai visto nessuno al regista Marc Di Domenico. Ne esce un’opera che va oltre il documentario, ma diventa un vero e proprio film che racconta la vita meravigliosa di un grandissimo poeta, con il commento dell’attore Roman Duris che legge le memorie di Aznavour provocando un effetto dirompente, emozionante e spesso commovente. Giudizi e impressioni sul mondo, sulla vita, sull’arte. Filmo dunque sono. Premio Art&Sound 2021. Voto: 8 (PD)

PARI (Slamak Etemadi).  Una madre iraniana alla ricerca del proprio figlio studente in Grecia e dissolotosi nel nulla. Volti intensi, un piccolo giallo senza crimine, per un viaggio alla ricerca riflessa di se stessi. Straordinaria oper,a era alla berlinale 2020 e ora al Trieste Film Festival. Concorso lunghi. Voto: 8 (VC/PD)

TAKO DA NE OSTANE ŽIVA [Così lei non vive più / So she doesn’t live] (Faruk Loncarevic) Ispirato a fatti realmente accaduti, uno dei casi di omicidio più efferati nella Bosnia post-bellica. Bellissimo e potente affresco di vita balcanica. Il regista si presenta come un Lanthimos bosniaco: stessa violenza inattesa, inquadrature fisse e sterminate in campo lungo per prendere le distanze, rumori come colonna sonora. Sui titoli di coda scorrono le notizie sulla conclusione del processo a Karadžić e soci e le loro relative condanne. È forse mostro chi uccide una persona e eroe chi ne uccide migliaia? Ai posteri l’ardua sentenza. Visivamente (e non solo) straordinario. Concorso lunghi. Voto: 8 (VC/PD)

ACASĂ, MY HOME [Casa mia] (Radu Ciorniciuc). Quando a Bucaresr un’area del delta viene dichiarata Parco Nazionale Văcăreşti, una famiglia di baraccati che viveva là da circa 18 anni viene mandata a vivere in città. Il regista con questa semplice vicenda mostra i complessi meccanismi del potere e la piccolezza e l’impitenza dei cittadini, soprattutto delle fasce sociali più deboli. La preoccupazione delle autorità nei confronti della famiglia protagonista si scatena solo nel momento in cui per dinamiche superiori essa diventa d’intralcio alle sue logiche. E anche le assistenti sociali sembrano avere ben poca voce in capitolo. Lucido e illuminante. Concorso documentari. Voto: 7 e ½ (PD)

CÓRKI DANCINGU [Il richiamo / The Lure] (Agnieszka Smoczyńska). Due sirene, sorelle, fuoriescoo dal mare e si ritrovano in un nightclub della Varsavia degli anni Ottanta. Sono bellissime, sexy e affamate di vita (e non solo). Diventano star nell’arco di una notte e una di loro si innamora di un giovane e affascinante bassista. Questo spingerà il loro legame al limite, portandole a scelte crudeli e sanguinose… Delirante e quasi horror musical polacco che incanta con la sua trascinante magia e il suo gusto retro. Le due protagoniste, tanto belle quanto inquietanti rapiscono lo spettatore come i tanti prsonaggi della pellicola. Ipnotico. Wild roses. Registe in Europa. Voto: 7 e ½ (PD)

JAK NAJDALEJ STĄD (Non piango mai / I Never Cry) (Piotr Domalewski) La diciassettenne polaccca Ola, che vorrebbe prendere la patente per diventare una tassista e aiutare la famiglia, si vede catapultata in Irlanda a crecuperare il cadavere del padre, morto in un incidente sul lavoro. In un mondo più grande di lei, riuscirà a scoprire molte cose su un padre praticamente sconosciuto e anche su se stessa… Duro come un pugno in faccia e come la sua acerba protagonista, il film conquista fin da subito lo spettatore grazie ad una sotira ben scritta ed intrigante. Un piccolo giallo degli affetti più cari… Paterno e misterioso. Concorso lunghi. Voto: 7 e ½ (PD)

STRAH [Paura / Fear] (Ivaylo Hristov). Drammatico e commovente bianco/nero bulgaro sul tema del razzismo e della paura dell’altro. Concorso lunghi. Voto: 7 e ½ (VC)

VERA DE VERDAD [Io sono Vera] (Beniamino Catena). Vera, 11 anni, scompare mentre è in montagna con un professore a lei molto caro, amico di famiglia. Quando ricompare, due anni dopo, è una donna: il suo metabolismo è incredibilmente accelerato e forse non resterà per molto. Tra lo sgomento di tutti, capirà di essere entrata in connessione con un uomo cileno che si era poi messo sulle sue tracce per cercare di farla tornare ad ogni costo… Beniamino Catena realizza un’opera complessa, girata tra Italia e Cile, una vera sorpresa nel panorama italiano. Una storia che piacerebbe a Jodorowsky, tra magia, congiunzioni astrali, doppie vite, trasmigrazioni di anime, dimensioni parallele. Ultraterreno. Premio Corso Salani 2021. Voto: 7 e ½ (PD)

EXIL [Esilio / Exile] (Visar Morina). Un ingegnere farmaceutico originario del Kosovo emigrato in Germania inizia a sentirsi vittima di discriminazione sul luogo di lavoro e non solo. I suoi sospetti condizioneranno pesantemente il mondo a lui circostane. Un thriller sociale interessante e coinvolgente, ma che avrebbe potuto prendere strade espressive e narrative diverse e più incisive. La regia però, tra incubi e realtà, pedina costantemente il protagonista, senza un attimo di respiro, anche per lo spettatore. Concorso lunghi. Voto: 7 (PD)

Francuz [Il francese / The frenchman] (Andrej Smirnov). Nel 1957 un giovane francese va a Mosca per un tirocinio di studio e lì conosce una giovane e attraente ballerina. Ma il motivo vero del suo viaggio nasconde un segreto più intimo… In un bellissimo biancoenero il quasi ottantenne regista russo racconta una vicenda di amore, ricerca delle proprie radici e liberà violate nel piento della guerra fredda al di qua della cortina di ferro. Echi di nouvelle vague in un film malgrado tutto attualissimo e appassionante, fresco e inesorabile nel procedere nella narrazione, ma con un briciolo di speranza finale. Imperdibile. Concorso lunghi. Voto: 7 (PD)

NOMERY [Numeri / Numbers] (Oleh Sencov in collaborazione con  Akhtem Seitablaiev). I ‘numeri’ vivono dentro un non luogo: dieci figure praticano rituali quotidiani camminando in cerchio. Una società distopica, assurda e severa, che viene sconvolta all’improvviso quando il suo leader viene rovesciato. Brillante e divertente, nonché sinistra allegoria sceneggiata e co-diretta da Oleh Sencov, il prigioniero politico russo più famoso, imprigionato dal 2014 al 2019. Teatrale.  Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 7 (PD)

Samp (Flavia Mastrella e Antonio Rezza). Il killer Samp obbedisce agli ordini di un potente presidente che gli ordina di uccidere gente comune, legata alle tradizioni. Antonio Rezza pià scatenato che mai, usando il suo corpo e il suo volto unici come uno strumento musicale, sfodera battute memorabili quali “Sadomaso d’Aquino, il protettore del sesso estremo” o “Te dovevi fare economia e commercio. non giurisprudenza: la legge è uguale per tutti, l’economia no!”, che solo lui può permettersi. Con uno stile, un taglio dell’immagine e una fotografia che ricorda tantissimo il primo John Waters, quello di “Pink Flamingos”. Irresistibile! Premio Corso Salani. Voto: 7 (PD)

Sweat [Sudore] (Magnus von Horn) Tre giorni nella vita (?) di Sylwia Zajac, motivatrice di fitness che spadroneggia sui social. L’ultimo suo video è in realtà una confessione sulla propria solitudine di giovane donna, che, come al solito spopola in rete. Ma poco dopo la ragazza si ritrova sotto casa uno stalker… Chi è il vero malato nel nostro mondo occidentale e, soprattutto, in mondi che hanno traumaticamente conosciuto il capitalismo dopo decenni di socialimo? Chi è quindi il vero mostro?… Riuscita riflessione sul ruolo degli influencer nella società dell’Est contemporanea. Era selezionato per Cannes 2020 non a caso. Voto: 7 (VC/PD)

DIVINAZIONI [Divinations] (Leandro Picarella) Le storie in parallelo di Moka, giovane artigiano di origini marocchine che scruta la lavorazione dei metalli e di Achille, cartomante tornato in libertà dopo un periodo di detenzione. In quella Sicilia che un tempo fu Magna Grecia. Ognuno dei due, a modo proprio, compie delle divinazioni scrutando il proprio pane quotidiano. Mentre i testi di Empedocle fanno da cornice alle immagini mostrate… Ispirato dagli dei. Premio Corso Salani 2021. Voto: 6 e ½ (PD)

DZIKIE RÓŻE [Rose selvatiche / Wild Roses] (Anna Jadowska). Ewa, 27 anni, ha un segreto da mantenere disperatamente: mentre suo marito lavora all’estero, in seguito ad una relazione clandestina con un ragazzo molto più giovane di lei, partorisce un figlio illegittimo e lo dà segretamente in adozione. Ma il sentimento della maternità troverà strane vie per riaffermarsi… Dramma a tinte forti dai tratti quasi sopranaturali, il cui titolo dà il nome alla sezione del festival che lo ospita, il film è scandito da un destino che si accanisce a punire torti e scelte avventate. Lucido ed implacabile. Wild roses. Registe in Europa. Voto: 6 e ½ (PD)

OTAC [Padre / Father] (Srdan Golubović). Commovente affresco serbo su un padre che perde i figli per i servizi sociali. La lotta di un uomo contro il sistema, in un dramma intimo e partecipato. Grandi interpretazioni, ma il film non riesce a spiccare mai completamente il volo. Concorso lunghi. Voto 6 e ½ (VC/PD)

PLEASE HOLD THE LINE [Prego resti in linea] (Pavel Cuzuioc). In Moldavia e Ucraina i tecnici delle telecomunicazioni portano la modernità nelle case. Tra humor e filosofia, un’indagine per non dare nulla per scontato, analizzando da più versanti il fenomeno della comunicazione al giorno d’oggi, soprattutto in posti dove essa fino a qualche decennio fa non era poi così libera… Concorso documentari. Voto: 6 e ½ (PD)

SƏPƏLƏNMİŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA [Tra una morte e l’altra / In Between Dying] (Hilal Baydarov). Dall’Azerbaijan, in coproduzione con Messico e USA, il film di un documentarista tra i più innovativi, che ricorda come figura il nostro Pietro Marcello, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, racconta la storia del giovane Davud alla ricerca del della sua vera famiglia, che compie un intero ciclo di vita in un solo giorno, finché ahilui non incontra l’amore. Racconto astratto, ma ipnotico nella sua unicità e originalità, non si lascia comprendere per intero pur affascinando visivamente e anche sonoramente grazie all’avvolgente colonna sonora di Kanan Rustamli. Tutto è mostrato spesso in campi lunghi, da una parte per prendere le distanze, ma dall’altra per comporre pittoricamente le inquadrature. Superpoetico. Eventi speciali. Voto: 6 e ½ (PD)

SUTEMOSE [Al crepuscolo / In the Dusk] (Šarūnas Bartas). Riuscito omaggio di Bartas alle attività partigiane nei paesi baltici. Selezionato per Cannes 2020. Bartas indulge in alcuni elementi narrativi rispetto alle sue prime opere di ormai vent’anni fa circa. Voto 6 e 1/2 (VC)

UEZDNYJ GOROD E [Città gloriosa / Town of Glory] (Dmitrij Bogoljubov). Durante la seconda guerra mondiale – o guerra patriottica, come viene chiamata da quelle parti – Stalin permise alla città di El’nja di liberarsi dal nazismo facendone un simbolo di speranza ed eroismo. Il regista del documentario segue alcune famiglie di patrioti, concentrandosi in particolare su una ragazzina che conosce tutte le vecchie canzoni e adora Putin. Interessante per scoprire e comprendere una cultura lontana dalla nostra, benché immersa in Europa, e le assurdità del passato che ancora sono lungi dal crollare… Veterocomunista. Concorso documentari. Voto: 6 e ½ (PD)

DOMOVINE [Patrie / Homelands] (Jelena Maksimović). Una donna scopre il villaggio di montagna dove nacque la nonna che fuggì durante la guerra civile greca. Frammenti di paesaggi, immagini d’archivio e canzoni della resistenza trasmettono il ritratto di un paese che non esiste più se non solo attraverso le idee di uguaglianza e lotta per la libertà. Ottimo nelle intenzioni, ma lento e poco efficace nei risultati, pur mantenendo una breve durata. Nostalgico. Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 6 (PD)

Malmkrog (Cristi Puiu). Complesso affresco storico filosofico di Puiu in cui alcuni personaggi discettano di morale, filosofia e storia di fine ‘800. Decisamente non per tutti! Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 6

Paris calligrammes (Ulrike Ottinger). La regista rivive i suoi anni sessanta a Parigi attraverso numerosissime immagini d’archivio e quele dei suoi primi lavori. Un importante document(ari)o che però, invece di comunicare con chi come chi scrive non c’era, rischia di escluderlo, strizzando invece l’occhio ad un pubblico che rischia di non esserci più. Datato. Premio Art&Sound 2021. Voto: 6 (PD)

LIBRO DI GIONA [Book of Jonah] (Zlatolin Donchev). Massimiliano vive nella sua auto, occupato nella lettura di un libro. I servizi sociali cercano di aiutarlo, ma lui è perso tra le sue foto, che lo collegano tra il proprio mondo interiore e quello esterno. Debutto alla regia di un assistente dei fratelli De Serio, che qui producono, il film non riesce a farci entrare nel mondo del protagonista, pur mostrandoci le sue foto e il suo disagio. Troppo ambizioso. Premio Corso Salani 2021. Voto: 5 (PD)