Appuntamento dal 19 al 27 gennaio con il 35. Trieste Film Festival: diretto da Nicoletta Romeo, il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
Spiega la direttrice del festival: «Ripercorrendo questi lunghi anni di continua ricerca e di proposte giunte dal gruppo di lavoro su questa macro-area europea per troppo tempo ignorata – e ancora oggi conosciuta solo sommariamente, e spesso in modo superficiale se non addirittura per stereotipi – possiamo concederci un piccolo moto d’orgoglio per la straordinaria squadra che si è formata per portare avanti un festival che si è notevolmente consolidato e ampliato negli anni, affinando le proprie capacità di cogliere segnali, talenti, tendenze originali e innovative, includendo sempre anche gli autori più difficili e controversi, coloro i quali si pongono le domande fondamentali sulla vita e sull’arte, rimanendo spesso ai margini del mercato, sempre affamato di “storie” e “contenuti” dalle formule più facili, dal successo più immediato… ma forse lontane dall’immortalità e dalla verità della ricerca artistica»
Urotcite na Blaga/Blaga’s lessons (Stephan Komandarev). Blaga, insegnante in pensione, è vittima di una truffa telefonica e si ritrova derubata dei risparmi di una vita. La donna, un tempo onesta, inizia a sacrificare tutti i suoi principi pur di sopravvivere… Film tostissimo, co-prodotto tra Bulgaria e Germania, il cui sottotitolo potrebbe essere: “Benvenuti in Bulgaria”, racconta l’involuzione di un’anziana signora che, persa ogni inibizione di fronte alla disperazione e al progetto di commemorare il marito con una dignitosa tomba, si infilerà nei meccanismi perversi del crimine a suo vantaggio, fregandosene di tutto e tutti. Bellissima la scena finale in cui, mentre la sua unica allieva, appena diventata cittadina bulgara grazie alle sue lezioni, passerà un brutto quarto d’ora al suo posto, Blaga ne approfitterà per svignarsela. Amorale. Fuori concorso. Voto: 8
Cherry juice (Mersiha Husagic). Che cosa rimane quando la guerra finisce? Il film, una coproduzione tra Bosnia ed Erzegovina, France e Germania, cerca una risposta a questa domanda attraverso una notte selvaggia e imprevedibile a Sarajevo. Tra i ricordi indelebili e dolorosi della guerra, brillanti animazioni inaspettate e con un sottile e folle divertimento e una poesia malinconica tenuti sullo sfondo, Cherry Juice incanta lo spettatore col suo tono scanzonato e disincantato, come una favola moderna, seppur amarissima. Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 7 e ½
MMXX (Cristi Puiu). 2020, come recita il titolo in numeri romani. In mezzo all’epidemia di Covid-19 emergente si muovono in quattro episodi, lungo le quasi tre ore del film: Oana Pfifer, una giovane psicoterapeuta che distrattamente somministra un questionario ad una sua petulante paziente; suo fratello minore, Mihai Dumitru, il quale si (pre)occupa di cucinare per il suo imminente compleanno, senza rendersi conto di quanto fuori luogo siano le sue preoccupazioni; Septimiu Pfifer, marito di Oana, in ansia per la sua salute mentre ascolta una strana storia da un suo collega, in attesa della prossima chiamata di emergenza dal Pronto Intervento Sanitario per cui lavora; l’ispettore Narcis Patranescu, che si occupa di crimine organizzato, turbato dalla recente morte di un collega, si trova incastrato in una torbida indagine mentre interroga una giovane donna durante un funerale. Quattro brevi momenti che catturano il vagabondare di un gruppo di anime bloccate al crocevia della Storia. Un film vero e sincero, diretto come un pugno, che, a distanza di pochi, anni (si) interroga su un momento cruciale del nostro passato recente. Severamente lucido. Fuori concorso. Voto: 7 e ½
Opazovanje/Observing (Janez Burger). Lara, una giovane paramedica, cerca di scoprire perché riceve misteriosi video di un crimine brutale trasmesso in streaming su Facebook, del quale ha soccorso con la sua equipe la vittima. Le diventa presto chiaro di non essere estranea alla vicenda, quando chiunque abbia visto il video comincia a morire… Un quasi horror a sfondo sociale co-prodotto tra Slovenia, Croazia, Italia e Macedonia del Nord. La bravissima protagonista Diana Kolenc con i suoi occhioni riesce a trasmetterci in crescendo il disagio dell’impotenza e del senso di colpa, soprattutto quando anche i suoi famigliari più stretti inizieranno ad essere coinvolti, fino all’emblematico finale. Sottilmente inquietante. Concorso. Voto: 7
Arhtur & Diana (Sara Summa). Arthur e Diana sono fratello e sorella. Insieme al figlio di due anni di Diana, partono da Berlino alla volta di Parigi per un breve viaggio e per la revisione annuale della loro vecchia Renault arrugginita… Storia a metà tra realtà e finzione (la regista e sceneggiatrice, suo figlio e suo fratello sono i protagonisti del film) per raccontare una famiglia disfunzionale come tante, tra gioie e dolori. Interessante fotografia con tonalità pastello per un film appassionante, ma non troppo, parlato in tre lingue e naïf al punto giusto. Fuori dagli sche(r)mi. Voto: 6 e ½
Lost country (Vladimir Perišić). Serbia, 1996. Durante le proteste contro il regime di Milošević, il quindicenne Stefan deve affrontare la rivoluzione più grande: confrontarsi con l’amata madre. Ispirato a fatti autobiografici, il film racconta la formazione sensoriale, emotiva e politica di un ragazzo nato all’inizio degli anni ’80 nella Jugoslavia di Tito e in una famiglia comunista jugoslava, mentre il sistema politico intorno a lui si sviluppa radicalmente. Il conflitto con la madre, noto esponente politico legato al regime di Milošević, che lo rende già inviso ai compagni di scuola mentre montano le rivolte, esploderà in un modo imprevedibile, quando dovrà confrontarsi con le menzogne materne. Dette a lui, ma anche ad un’intera nazione. La pellicola alterna momenti coinvolgenti ad altri meno interessanti. Il giovanissimo Jovan Ginic è insuperabile e tiene in piedi da solo l’intero film. Edipico. Concorso. Voto: 6 e ½
La solitudine è questa (Andrea Adriatico). Il documentario racconta Pier Vittorio Tondelli, attraverso ciò che rimane: le sue parole e i suoi libri, riletti da sette scrittori di oggi, nati proprio in quegli anni ’80 che Tondelli ha attraversato e descritto, con l’aiuto degli attori Tobia De Angelis e Lorenzo Balducci. Interessante racconto di uno scrittore sui generis non ricordato quanto dovrebbe. Adriatico, pur lasciandosi condurre dall’emozione, ne dipinge un ritratto sicuramente completo, ma a volte freddo, proprio perché lo fa raccontare da chi lo ha conosciuto, ma non da vicino. Un’operazione quindi meritevole per l’intento, meno per i risultati. Nostalgico. Concorso Corso Salani. Voto: 6
Il Premio Trieste (5.000 €) assegnato dalla giuria composta da Anca Puiu, Ivan Salatić, Lenka Tyrpáková va al lungometraggio di STEPNE di Maryna Vroda con la seguente motivazione:
Il Premio Trieste va al film di una regista esordiente che ci ha particolarmente colpiti per la sua malinconica rappresentazione della vita di un paese che scompare, del dolore e delle speranze svanite, resi al contempo con dolcezza ed autenticità – Stepne di Maryna Vroda
Menzione speciale all’attore Jovan Ginić (Lost Country):
Vorremmo dare una menzione speciale a Jovan Ginić per la sua performance straordinariamente costante e convincente nel suo film di debutto Lost Country, per essere riuscito a rendere la complessa personalità di un bambino lacerato dalle turbolenze politiche nella Jugoslavia degli anni Novanta.
Menzione speciale all’attrice Ágnes Krasznahorkai (Without Air):
Vorremmo assegnare una menzione speciale ad Ágnes Krasznahorkai (l’attrice protagonista di Without Air) per l’intelligenza con cui sfrutta il suo talento e per la sensibilità con cui trasmette il dramma di una donna intrappolata nelle maglie della burocrazia e dei preconcetti di coloro che incarnano il sistema.
Il Premio Alpe Adria Cinema offerto da Opificio Neirami (2.500 €) assegnato dalla giuria composta da Graziella Bildesheim, Dmitrij Gluščevskij, Vladan Petković va al documentario 1489 di Shoghakat Vardanyan con la seguente motivazione:
Realizzato da un’artista che non ha avuto una formazione cinematografica ma che dimostra un innegabile talento grezzo e un istinto impeccabile, questo film è un pugno nello stomaco, crudo e senza fronzoli. Un resoconto incredibilmente coraggioso e intimo di una delle situazioni più difficili in cui una famiglia possa trovarsi, il film getta lo sguardo sulle ferite aperte della regista e dei suoi genitori. Le loro ferite non si rimargineranno mai del tutto, ma la loro rappresentazione riesce ad offrire speranza e catarsi alle migliaia di persone che subiscono simili tragedie in tutto il mondo. Il miglior film documentario del Trieste Film Festival è 1489 di Shoghakat Vardanyan (Armenia).
MENZIONE SPECIALE per MOTHERLAND di Alexander Mihalkovich, Hanna Badziaka
La menzione speciale va a un film cupo e intenso, ma allo stesso tempo perspicace e commovente. Inizialmente molto circoscritto nella storia e nell’ambientazione, il film è in grado di rivelare alcuni aspetti della società che giocano un ruolo significativo nell’attuale situazione geopolitica. Grazie ad una ricerca meticolosa, un lavoro preciso della macchina da presa e un ricco sound design, lascia lo spettatore stupito, forse anche scioccato, ma certamente più consapevole. Il film è “MOTHERLAND” di Alexander Mihalkovich e Hanna Badziaka (Svezia/Norvegia/Ucraina).
Premio TSFF Shorts offerto dalla Fondazione Osiride Brovedani (2.000 €) assegnato dalla giuria composta da Sarah Pennacchi, Ilija Tatić, Anne-Sophie Vanhollebeke va a LAND OF MOUNTAINS di Olga Kosanović con la seguente motivazione:
Ben girato e stupendamente interpretato, la giuria all’unanimità è lieta di premiare questo corto che ci ha toccato profondamente nella sua incisività e delicatezza: una storia che ci porta a seguire alcuni giorni nella vita di un padre serbo immigrato in Austria e della sua piccola figlia. Assistiamo alle difficoltà e alle vicende della vita quotidiana vissute in modo delicato e dignitoso. Queste situazioni sono qualcosa di cui forse troppo spesso non ci rendiamo conto osservando altre famiglie; rischiamo addirittura di giudicarle senza comprendere le difficoltà, le profonde insicurezze e la solitudine che stanno vivendo. Cercando disperatamente di mantenere salda la propria identità, questi nuclei familiari si sforzano contemporaneamente di dare un’educazione sana ed esemplare ai propri figli.
MENZIONE SPECIALE per ANCELLA D’AMORE di Emanuela Muzzupappa
La giuria all’unanimità è lieta di dare una menzione speciale a Emanuela Muzzupappa, regista del cortometraggio Ancella D’amore / Love’s servant per essere riuscita a trattare con delicatezza il tema religioso della santità in chiave umoristica, a ritrarre personaggi caratteristici ma allo stesso tempo credibili e, infine, per aver offerto agli spettatori la possibilità di vivere momenti di intensa autenticità nelle famiglie del Sud Italia.
I film dei tre concorsi sono stati “giudicati” anche dal pubblico e con il loro voto hanno decretato i vincitori dei Premi del Pubblico:
Miglior Lungometraggio: WITHOUT AIR di Katalin Moldovai
Miglior Documentario: CENT’ANNI di Maja Doroteja Prelog
Miglior Cortometraggio: A PIECE OF LIBERTY di Antigoni Kapaka
Il Premio Corso Salani 2024 (euro 2.000), assegnato dalla giuria (Elisa Grando, Andrea Inzerillo, Boris Sollazzo) al miglior film della sezione va a LALA di Ludovica Fales con la seguente motivazione:
“Lala” fa rispecchiare scopertamente i codici della finzione e quelli del documentario in un originale esercizio di prossimità con la vita a tratti sghembo e irregolare. È proprio questa sua non conformità che rende prezioso il film di Ludovica Fales e gli consente di attivare in modo inaspettato il nostro sguardo di spettatori.
Il Premio Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa al miglior documentario in concorso va a BETWEEN REVOLUTIONS di Vlad Petri
Un documentario intimo e politico che intreccia la grande storia di due paesi raramente accomunati tra loro, e la vita di due donne che resistono a regimi oppressivi e sfidano società patriarcali grazie alla forza del loro desiderio. Accostando inusuali immagini di archivio di due contesti politici e culturali distanti tra loro, ci avvicina ai momenti inebrianti di coraggio e paura, speranza e delusione che accompagnano le rivoluzioni e ricolloca l’Europa orientale e il Medio oriente al centro dei grandi eventi che hanno segnato il XX secolo.
Il Premio Cineuropa al miglior lungometraggio in concorso va a WITHOUT AIR di Katalin Moldovai con la seguente motivazione:
Il Premio Cineuropa al Trieste Film Festival premia quest’anno l’opera prima di una regista che con il suo film ha sviscerato in maniera non banale la fondamentale questione della libertà d’espressione e di pensiero, e dei meccanismi di censura.
Without Air toglie gradualmente il fiato: il crescendo della trama che vede la protagonista messa ai margini, screditata, isolata dai colleghi e abbandonata- loro malgrado- dai suoi studenti, è paradigmatico della progressiva diminuzione della libertà di parola in molti dei nostri Paesi, della fragilità delle nostre democrazie, di censure sempre più diffuse.
Il caldo innaturale che accompagna il film, non è solo un monito all’emergenza ambientale, ma la rappresentazione di un opprimente clima politico complessivo che tende a soffocare chi non si conforma alle regole del potere, anche a quelle più assurde. Con il Premio Cineuropa non si vuole dunque solo premiare un debutto cinematografico magistralmente realizzato, ed interpretato, si premia il coraggio narrativo di Katalin Moldovai nel metterci in guardia dai fascismi diffusi, dalle scuole alle piazze, dai parlamenti alle nostre case.
Il Premio Giuria PAG – Progetto Area Giovani del Comune di Trieste, assegnato da una giuria di giovani tra i 18 e i 35 anni, rappresentanti di associazioni giovanili, al miglior cortometraggio in concorso va a THE SEA IN BETWEEN di Lun Sevnik con la seguente motivazione:
Una breve ma intensa sequenza che cattura l’animo dello spettatore attraverso profondi sguardi e dipinge un rapporto conflittuale paterno in un climax avvincente, nel silenzio degli abusi che troppo spesso annegano nel mare.
MENZIONE SPECIALE per IL COMPLEANNO DI ENRICO di Francesco Sossai con la seguente motivazione:
Un film che esplora temi diversi tra loro ma riconoscibili universalmente tra adulti e bambini. Tra questi spiccano: il valore che diamo ai nostri rapporti familiari a confronto con quelli altrui e la ricerca di un senso di inclusione nei contesti sociali.
Il Premio Eastern Star 2024 che riconosce una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito, proprio come il Trieste Film Festival, a gettare un ponte tra l’Europa dell’est e dell’ovest, va alla produttrice polacca di The Zone of Interest, Ewa Puszczyńska.
Qui di seguito l’elenco dei premi già assegnati.
Il Premio SNCCI al Miglior film della critica 2023 va a PACIFICTION di Albert Serra mentre il Miglior film della critica italiano 2023 va a RAPITO di Marco Bellocchio
Il Premio CEI (Central European Initiative) al film che meglio interpreta la realtà contemporanea e il dialogo tra le culture (euro 3.000) va a WITHOUT AIR di Katalin Moldovai con la seguente motivazione:
Without Air dimostra che nessun ambiente sociale è immune dall’odio e dall’oscurantismo, nemmeno un moderno liceo ungherese. Il Premio Cei 2024 va a Katalin Moldovai per il suo film riflessivo e coraggioso e per il ritratto di un’insegnante coraggiosa, che cattura il clima politico e sociale del suo Paese.
Premi Last Stop Trieste
L’HBO MAX Award Il premio HBO Max va a un progetto che affronta un tema immensamente importante, ma paradossalmente trascurato. È un film che si distingue per l’approccio intimo a una famiglia amorevole, mostrandone la forza di fronte a circostanze difficili. Il premio va a DAD’S LULLABY di LESIA DIAK
Il FILM CENTER MONTENEGRO Award va a un progetto che ritrae una famiglia dell’Europa orientale piena di intimità, rispetto e relazioni forti e affettuose, che raramente si vedono nel cinema documentario. Con la speranza che il team possa utilizzare il premio per perfezionare il montaggio finale del film, la storia va a BLUEBERRY DREAMS di ELENE MIKABERIDZE
Premio This Is It
Il premio ARTEVIDEO di 5.000 euro va a un progetto che unisce una narrazione non lineare a immagini di grande impatto per esplorare lo sviluppo urbano, la migrazione e la gentrificazione. La narrazione e l’osservazione innovative offrono una nuova prospettiva su questi temi vitali. Il progetto si distingue per il suo coraggio artistico e la sua capacità di affrontare temi sociali complessi in modo visivamente avvincente. Il premio va a STILL HERE di SURANGA KATUGAMPALA.
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti