Trieste Science+Fiction Festival, il più atteso e importante evento italiano dedicato alla fantascienza, si prepara per la sua 23° edizione (anche se iniziò sessant’anni fa nel 1963 come “Festival internazionale del film di fantascienza di Trieste”) che si svolgerà dal 27 ottobre al 1° novembre 2023 nel capoluogo giuliano. Come ogni anno, anche il programma di questa edizione sorprenderà il pubblico con le migliori produzioni di genere fantastico, oltre 50 anteprime cinematografiche mondiali, internazionali e nazionali e tre concorsi alla presenza di registi, attori e autori da tutto il mondo.
Ospiti attesissimi di questa edizione, tra gli altri, Federico Zampaglione e Caludia Gerini per
The well, Paolo Nespoli per gli incontri di “Mondofuturo”, Pino Donaggio per il restauro di Don’t look now di Nicolas Roeg e il creatore di effetti speciali Tim Webber, vincitore del Premio Oscar per il film Gravity, per il suo corto Flite.

Babfilm/Scenes with beans (Ottó Foky). Un’astronave aliena giunge i prossimità di un pianeta abitato da… fagioli e osserva la loro vita quotidiana, tra cui incidenti stradali, attività agricole, una partita di calcio e… il lancio di una pericolosa navicella spaziale. Brillantissima satira dall’Ungheria del 1976 che vinse il Premio Speciale della Giuria al Festival internazionale del Film di Fantascienza a Trieste all’epoca. Realizzato a passo-uno con geniale povertà di mezzi, ad ogni fotogramma il cortometraggio è una trovata. Per ricordarci che siamo tutti fagioli in questo grosso universo! Fagiolistico. Sci-fi classix. Voto: 8

Jurassic park (Steven Spielberg). È il 1993 ed il buon Steven cambia per sempre la storia del Cinema e degli effetti speciali. Concepito inizialmente in stop-motion sotto la supervisione dell’esperto Phil Tippett, i dinosauri del film si muovono per la prima volta grazie alla CGI di Steve ‘Spaz’ Williams e Mark A.Z. Dippé. E lo stesso Spielberg parla per bocca di Hammond, quando dice che non voleva più l’illusione, ma la realtà (riferendosi alle creature, ma alludendo ag SFX). La storia, tratta dal romanzo di Michael Crichton, è risaputa: l’imprenditore John Hammond crea un parco tematico con dinosauri viventi clonati a partire dal loro DNA trovato nel ventre di zanzare cristallizzate nell’ambra. Ma non tutto andrà come previsto… A trent’anni di distanza il film rimane un classico e sembra girato oggi. Spielberg affronta ancora una volta l’animale, stavolta tornato da milioni di anni di distanza, l’alieno che vuole competere con l’essere umano su questa terra. Una sorta di seguito de Lo squalo, con cui ha molti punti di contatto e somiglianze, anche se le belve, ovviamente sono molte di più, come in Aliens di James Cameron che moltiplicava i carnefici in questione.  Giurassico? No, con i suoi effetti speciali ancora competitivi e con la tematica dei confini della scienza, più una frecciata auto-ironica all’uso dei computer, attualissimo. Sci-fi Classix. Voto: 8

(Vardan Tozijia). Il mondo al di fuori della foresta è stato devastato da una pandemia letale. Nei suoi 8 anni di vita Marko non ne è mai uscito e l’unica persona che conosce è il padre paranoico e protettivo, per il quale è ormai l’unica ragione di vita. La sua vita cambia completamente quando conosce Miko, un ingenuo ragazzo affetto dalla Sindrome di Down. Quando rimarranno entrambi soli a difendersi dagli infetti, intraprenderanno insieme un viaggio alla ricerca della madre di Marko. Ma fuori c’è rimasto soltanto un mondo avvolto nel silenzio, pieno di pericoli e, soprattutto, di morte… Bellissimo film di un regista macedone, co-prodotto tra Macedonia del Nord, Croazia, Francia, Kosovo e Lussemburgo, che si ispira a “Pinocchio” e che, grazie all’ottimo ed ellittico montaggio di Atanas Georgiev e Blagoja Nedelkovski, lascia spesso allo spettatore l’interpretazione degli eventi. Punto di forza di tutta l’operazione è il piccolo Matej Sivakov nel ruolo di Marko, di una naturalezza strabiliante al punto da rendere credibile il tutto. Contro i totalitarismi e i disastri compiuti dall’uomo c’è sempre la ricerca della speranza. Potente! Neon/Asteroide + Méliès competition. Voto: 8

Molli and Max in the future (Michael Lukk Litvak). Due giovani le cui orbite entrano in rotta di collisione, incontrandosi e scontrandosi nell’arco di 12 anni, 4 pianeti, 3 dimensioni e un culto spaziale. Una sorta di remake di Harry ti presento Sally in chiave spaziale e futuribile. Un film molto parlato, ma anche ricco di effetti speciali spesso artigianali – come è possibile vedere anche lungo i titoli di coda – che rimandano anche al passato, citando ad esempio Harryhausen come nel combattimento dei “Mecha”, ma anche un film molto molto molto divertente. Un’originale e delirante variazione sul tema della commedia romantica e di una relazione di coppia che deve confrontarsi con… l’Universo e le sue folli leggi! Filòfilo. Neon/Asteroide competition. Voto: 8

X/L’uomo dagli occhi a raggi X (Roger Corman). Lo scienziato James Xavier sperimenta su se stesso delle gocce che consentono la visione a raggi X. Ma le conseguenze saranno devastanti… Pietra miliare del fantastico, che vinse l’Astronave d’Argento alla prima edizione del Festival internazionale del Film di Fantascienza di Trieste nel 1963, dal genio di Roger Corman. Metafora gigantesca della visione e quindi anche del cinema, ma con implicazioni filosofiche se non teologiche, da un soggetto di Ray Russell, da lui sceneggiato insieme a Robert Dillon e interpretato da un Ray Milland ineguagliabile. Gli effetti speciali, benché secondo Corman stesso potrebbero apparire oggi rudimentali, rimangono ancora efficaci. La follia dello scienziato (pazzo), imitata in altri film, ma ineguagliabile, ci trascina nelle sue fughe disperate in questo gioiellino inimitabile. Visionario. Sci-fi classix. Voto: 8

Bod obnovy/Restore point (Robert Hloz). Praga, 2041. Il mondo è diventato un posto così difficile dove vivere, al punto che, in caso di morte non naturale, ogni persona morta viene riportata invita tramite la tecnologia del “Restore Point”, ossia il ripristino di un back-up effettuato non oltre 48 ore prima. Quando David Kurlstat, uno degli inventori del metodo, viene ucciso insieme alla moglie misteriosamente senza back-up disponibili, la detective Trochinowska inizia ad indagare su un caso che promette di essere ben più complicato del previsto… Tesissimo thriller futuribile – che potrebbe essere rifatto negli USA – con molti colpi di scena e una trama fitta ed avvolgente, il film di Hloz è un prodotto europeo assai competitivo, che riesce a restituirci anche una Praga del futuro davvero credibile. Recidivante. Neon/Asteroide + Méliès competition. Voto: 7 e ½

Don’t look now/A Venezia… un dicembre rosso shocking (Nicolas Roeg). I coniugi Baxter (Julie Christie e Donald Sutherland), in lutto per la morte accidentale della loro figlioletta, si aggrappano al ricordo della bambina interpellando una misteriosa sensitiva incontrata a Venezia, dove ormai si sono trasferiti. Ma la sanità mentale di entrambi inizia a vacillare quando una serie di strani accadimenti e di sinistre premonizioni iniziano a coincidere con una serie di delitti in città… Il film segna l’esordio come autore di colonne sonore del musicista e cantautore veneziano Pino Donaggio, titolare poi di un lungo sodalizio con Brian De Palma, che è stato ospite del Festival per presentare la pellicola. Ma è anche una pietra miliare del fanta-horror: imperfetto e mistico come il miglior Roeg, ha una focosa scena di sesso che si attirò parecchie noie da parte dei censori di tutto il mondo, ma è anche in grado come pochi di terrorizzare e angosciare soprattutto nella scena finale. Il titolo italiano è da dimenticare, ma la location veneziana, insieme ad alcuni interpreti del nostro cinema, come Renato Scarpa, Leopoldo Trieste, Massimo Serato e Clelia Matania, conferiscono al film un fascino ambiguo e del tutto particolare. Unico. Sci-fi classix. Voto: 7 e ½

Gosti iz galaksije/Visitors from the Arkana Galaxy/I visitatori della galassia arcana (Dušan Vukotic). Robert lavora come portiere in un albergo, ma è ossessionato dalla fantascienza e sta scrivendo un romanzo su tre androidi alieni. Li chiama Andra, Targu e Ulu e vengono da una civiltà avanzata nella lontana Galassia Arkana. Una notte i tre sembrano essere arrivati sulla terra, in cerca di lui… Curiosamente il film, una coproduzione tra la Yugoslavia e la Cecoslovacchia di allora, che non esistono più – è datato 1981 – ricorda da vicino l’episodio di Io tigro, tu tigri, egli tigra di Giorgio Capitani e Renato Pozzetto del 1978 interpretato da Paolo Villaggio, in cui il protagonista è uno scrittore di fantascienza che viene rapito dagli alieni protagonisti dei suoi racconti e sottoposto ad una serie di allucinanti prove. Qui si spazia dalla commedia alla fantascienza senza risparmiare la satira sociale con un risultato irresistibile ed effetti speciali che ricordano l’artigianalità del nostro Armando Valcauda. Inoltre il mostro-giocattolo, che provocherà non pochi danni nel finale, fu creato dal celeberrimo animatore Jan Svankmajer. La pellicola, vincitore del Premio della Giuria al XX Festival Internazionale, fu tra i protagonisti di quell’ultima edizione e torna in una nuova e scintillante versione restaurata in 4K. Attraverso lo spazio e il tempo. Sci-fi classix. Voto: 7 e ½

La guerra del Tiburtino III (Luna Gualano). C’è del marcio al Tiburtino terzo, popoloso quartiere popolare della capitale. C’è del marcio soprattutto nella testa di molti abitanti nelle quali stanno tovando rifugio dei vermoni fosforescenti venuti dallo spazio. Iniziano così a tirare su delle barricate proibendo agli estranei di entrare. Riusciranno alcuni dei giovani abitanti, insieme ad una youtuber di Roma Nord infiltratasi in cerca di facili like, a salvare il quartiere, l’Italia e il mondo intero?!… Grande riscatto della regista Luna Gualano dopo il dimenticabile esordio, benché osannato in diversi festival tematici, Go home-A casa loro, grazie anche alla produzione dei Manetti Bros. Il film, una sorta di “Invasione degli ultracorpi de noantri”, è un gioiellino di umorismo, disgusto e soprattutto critica sociale, con la metafora dei “grandi” che vogliono “chiudere”, perché in tutti i sensi “alienati” e i “piccoli” che invece danno una speranza al mondo e lo salvano opponendosi a tutto ciò. La fantascienza non è mai stata così divertente! Una domanda: dopo zombi ed extraterrestri, Luna per il futuro ci stupirà con vampiri e lupi mannari?! Alienato. Neon/Out of competition. Voto: 7 e ½

Jules (Marc Turtletaub). L’anziano Milton vive una vita tranquilla e monotona in una cittadina della Pennsylvania occidentale. Tutto cambia quando un disco volante e il suo occupante extraterrestre si schiantano nel suo giardino. Dopo vari tentativi di avvisare le autorità, caduti nel vuoto, l’uomo si prende cura dell’incidentato. La faccenda si complica quando Sandy e Joyce, sue amiche, si uniscono a lui nel far compagnia allo sventurato alieno… Il quasi ottantenne Marc Turtletaub, con alle spalle una carriera di produttore, dirige il pressoché coetaneo Ben Kingsley in una deliziosa, divertente e commovente commedia sulla terza età… con alieno incluso. A metà tra E.T. Cocoon, il film ha il pregio di mantenere sempre i toni delicati della favola, facendoci riflettere sulle difficoltà di invecchiare da soli, ma anche facendoci ridere di gusto. Il che, alla soglia degli ottant’anni, non è poco. Giovanile. Neon/Out of competition. Voto: 7 e ½

La brûlure de mille soleils/The heat of thousand suns (Pierre Kast). Un poeta milionario e depresso, in compagnia del gatto Marcel e di un robot semiologo, viaggia  nel tempo nel tentativo di superare uno stato d’animo di noia perpetua, ma si innamora perdutamente di una donna proveniente da un altro pianeta… Corto d’animazione quasi politico, tecnicamente tra Il pianeta selvaggio di René Laloux e La jetée di Chris Marker (che non ha caso qui cura il montaggio) con un pizzico di “Eneide” di Virgilio,  cerebrale e logorroico, ma dal fascino ancora intatto quasi cinquant’anni dopo. Medaglia d’oro al Festival internazionale del Film di Fantascienza di Trieste del 1965. Intellettuale. Sci-fi classix. Voto: 7 e ½

Les escargots/The snails (René Laloux). Su un distante planetoide, un alacre, ma sfortunato contadino si sforza in tutti i modi di far crescere i suoi ortaggi. Scoprirà che le proprie lacrime hanno su di essi effetti taumaturgici. Ma non immagina quali potranno essere gli effetti collaterali… Dagli autori de Il pianeta selvaggio, Laloux e Topor, che già sperimentano il loro genio visionario in questo divertente apologo animato, una sorta di banco di prova stavolta sull’ineffabilità del destino e sugli inutili tentativi degli uomini per migliorarsi che si ritorcono sempre contro di loro. Ci sarà sempre qualcuno di più grande che si avvantaggerà del nostro bene. Illuminato. Sci-fi classix. Voto: 7 e ½

Monolith (Matt Vesely). Una giornalista caduta in disgrazia che conduce il podcast “Al di là del possibile” cerca di rilanciare la propria carriera quando riceve una segnalazione circa uno strano oggetto che rovinerebbe la vita delle persone con le quali entri in contatto. Più approfondisce le ricerche, più si convince che tale oggetto, presente sulla terra in molteplici copie, sia alla base di una cospirazione aliena insabbiata dal governo. Ma scoprirà esserci anche qualcosa di molto più personale… Pellicola australiana semplicissima, ma estremamente affascinante, con praticamente una sola attrice sulla scena – la Lily Sullivan de La casa – Il risveglio del male – e un’unità d’ambienti, che ricorda due film visti sempre qui l’anno scorso, La paradoja de Antares Something in the dirt, proprio per l’essenzialità della realizzazione, le numerose idee e la vicenda intrigante che lascia sino alla fine il dubbio se possa essere tutto reale o meno. Un piccolo grande film. Incredibile. Neon/Asteroide competition. Voto: 7 e ½

Ribâ, nagarenaide yo/River (Yunta Yamaguchi). In un tranquillo giorno d’inverno, una locanda di montagna rimane intrappolata in un curioso loop temporale: ogni due minuti il tempo sembra riavvolgersi inesorabilmente, ma i ricordi degli occupanti e del personale restano. Tra chi vorrebbe trovare il modo di superare l’ostacolo e chi invece sembra crogiolarvisi dolcemente, ognuno dovrà fare i conti col riemergere di storie personali ed irrisolte… Dal regista di Beyond the infinite two minutes, vincitore del Pipistrello d’oro al Fantafestival 2021, un’altra stravagante fantasia a tema temporale. Divertentissimo e profondamente giapponese – solo i nipponici possono permettersi film così genialmente stravaganti! – il film incanta e conquista lo spettatore con la sua delicatezza e la sua poesia. Attenti al loop! Neon/Asteroide competition. Voto: 7 e ½

Scala!!! Or, the incredibly strange rise and fall of the world’s wildest cinema and how it influenced a mixed-up generation of weirdos and misfits (Ali Catterall e Jane Giles). In piena era Thatcher, dal 1978 al 1993, un cinema underground ha incarnato i sogni a base di sesso, droga & rock’n’roll di almeno una generazione. Era lo Scala, un “grindhouse” a Londra che ha proiettato di tutto a suon di “double feature”: John Waters, Russ Meyer, Derek Jarman, David Lynch, ma anche film erotici, horror, di kung-fu e tanti queer-movie. Un luogo eccessivo ed esagerato – come il sottotitolo del film – dove accadeva di tutto, sopra e di fronte allo schermo, sotto e in mezzo alle sue scomodissime poltrone. Il racconto dei protagonisti, tra cui il direttore di codesto festival, Alan Jones, e anche degli spettatori è restituito senza freni dagli autori di questo spassoso e scatenato documentario che si gusta prima col cuore che con gli occhi e le orecchie. Iperbolico. Sci-fi classix. Voto: 7 e ½

Transylvanie (Rodrigue Huart). Ewa ha undici anni e vive in un paesino. Sola e isolata dagli altri, crede di essere un vampiro. Attratta dal sedicenne Hugo, sogna di trasformare anche lui e di colmare così la propria solitudine. What if?!… Divertente cortometraggio francese, con la favolosa Katell Varvat nel ruolo della protagonista e che ricorda Chloë Grace Moretz, in bilico tra reale e fantastico e tra ci-credo e non-ci-credo con un beffardo twist nel finalissimo come nelle migliori storie horror. La tematica socio-intimistica si fonde indissolubilmente con quella gotica. Solitario. Shorts/Fantastic shorts. Voto: 7 e ½

We are zombies [François Simard, Anouk Whissell e Yoann-Karl Whissell (RKSS)]. In una città (e probabilmente in un mondo) infestata da zombi non cannibali, ma diventati una realtà demograficamente importante, un trio di cazzoni si arrabbatta rubando cadaveri ad un importante società, che li ritira per esperimenti non proprio cristallini, per rivenderli ad un controverso artista. Dovranno però vedersela con dei dipendenti della ditta, fregati da loro, quando per ritorsione gli rapiranno la nonna… Divertentissimo nuovo film dai registi, canadesi, del mitico Turbo Kid. La ricetta è la stessa: serie B, basso (ma non bassissimo) budget e un’infinità di idee – dalle “zilf”, le milf zombi, alle creazioni artistiche dell’inquietante Otto Maddox. Più una serie di battute politically uncorrect e oltremodo anarchiche. Una pellicola che non si prende mai sul serio e osa, elevandosi quasi dal suo status di B-movie. Anarchico. Neon/Out of competition. Voto: 7 e ½

Wij zijn beesten/We are animals (Thijs Bouman). Un grave pericolo minaccia la vita notturna di Amsterdam: i locali notturni sono territorio di caccia di un serial killer che sta facendo sparire molti ragazzi. E così l’appuntamento occasionale di un malcapitato studente aspirante infermiere si trasforma in un terribile dramma: Vos, il serial killer, è in realtà un vampiro condannato all’eterna solitudine che, pur moralmente afflitto da quanto è costretto a fare da sempre, non ha altra scelta. Ma ora ha un alleato… Brillante medio-metraggio olandese, ricco di citazioni (la mente non può non andare a Lasciami entrare di Alfredson), avvince e affascina e avrebbe avuto anche le carte in regola per uno sviluppo di più ampio respiro. Ma ci basta. Amore e morte (e resurrezione) ci trascinano in un vortice sanguinolento e tesissimo, in cui tutti gli istinti son olegittimati. Fluido, come il sangue. Neon/Out of competition. Voto: 7 e ½

Woken (Alan Friel). Una giovane donna incinta si risveglia da un incidente priva di memoria e realizza che l’umanità è agli sgoccioli. Ma il marito e gli amici che l’accudiscono sull’isola dove si trovano isolati e perfino lei stessa potrebbero non essere quelli che dicono o pensano di essere… Film distopico e apocalittico, questa coproduzione italo/irlandese tiene avvinghiati allo schermo e alla poltrona dall’inizio alla fine, facendo intuire fin da subito come ci sia qualcosa di quantomeno bizzarro nell’aria. La bravura della protagonista Erin Kellyman (Solo: A Star Wars story), sul quale la pellicola poggia per gran parte, è fondamentale per la riuscita finale. Nebuloso. Neon/Asteroide + Méliès competition. Voto: 7 e ½

A million days (Mitch Jenkins). Nel 2041 la Terra è al collasso ecologico. L’unica possibilità è quella di fondare colonie nello spazio, dalla Luna fino ad Europa, satellite di Giove. A tal fine viene creato il programma “Seed”, sviluppato dal sistema di intelligenza artificale JAY che ha calcolato tutte le probabilità di successo. Nel corso di una sola notte, l’astronauta Anderson dovrà decidere se completare il lavoro di una vita o se sabotarlo in nome della causa più grande in tutto l’universo… Film da camera, in una unità di tempo e di luogo (anche se la posta in gioco sono la terra e l’universo in una proiezione appunto, come dice il titolo, di un milione di giorni), che spazia dal thriller all’esistenzialismo, teso, non senza alcuni colpi di scena, ma anche molto cerebrale, quasi nell’ambito della soft science-fiction. Tra 2001: Odissea nello spazioGenerazione Proteus, WALL•E e Aniara (un piccolo film passato anni fa in questo festival). Possibilista. Neon/Méliès competition. Voto: 7

Deo mun/The moon (Kim Yong-hwa). In un prossimo futuro la prima missione coreana sulla Luna si rivela un disastro a causa di un’esplosione. Cinque anni più tardi un’altra missione parte con successo, ma un imprevisto vento solare causa una serie di incidenti in seguito ai quali sopravvive soltanto un giovane astronauta, Sun-woo, che rischia di rimanere abbandonato nello spazio. L’unica speranza è richiamare l’ex-direttore Kim Jae-guk, il solo in grado forse di riportare il ragazzo sulla terra… Epico e potente (melo-)dramma spaziale, ridondante di tutta la retorica coreana (e stiamo parlando solamente di quella del Sud!) che richiama alla mente recenti successi occidentali quali Gravity Sopravvissuto – The martian, ma che trova la sua originalità anche negli ottimi effetti speciali e si lascia guardare per oltre le due ore di durata senza staccare mai gli occhi dallo schermo. Apocalittico. Neon/Out of competition. Voto: 7

Flite (Tim Webber). Nella Londra semi-sommersa del 2053, la campionessa del mondo di hoverboard è tenuta prigioniera dal suo manager in un lussuosissimo appartamento. La gentilezza di uno sconosciuto le permetterà di intraprendere una pericolosa fuga. Ma niente andrà come previsto… Cortometraggio del premio Oscar per gli effetti speciali di Gravity Tim Webber, con cui debutta alla regia, qui al Festival per la consegna del premio Asteroide d’Oro di quest’anno. Realizzato con l’ampio utilizzo di CGI, descrive con veloci pennellate, in un tripudio per gli occhi, un mondo distopico tutto sembra vero, ma nulla in realtà lo è. Shorts/Méliès competition. Voto: 7

Hito (Stephen Lopez). La quattordicenne Jani vive in un mondo distopico privo di empatia, in mezzo a reattori nucleari e coprifuoco militari. Insieme al suo nuovo viscido amico, il pesce gatto parlante Kiefer, si prepara a guidare una surreale lotta di liberazione… Visionario cortometraggio filippino che, dopo un inizio giustamente poco comprensibile, mette a fuoco il percorso narrativo e conquista lo spettatore, rivelandosi molto divertente e regalando anche un discreto finale splatter. Shorts/Fantastic shorts. Voto: 7

How to kill monsters (Stewart Sparke). Jamie Lancaster, l’unica sopravvissuta ad un massacro in una casa nel bosco, arrestata ovviamente come unica sospettata e sospettabile, dovrà allearsi in una lunga notte con poliziotti alle prime armi e malviventi all’interno di un commissariato di polizia per difendersi da mostri in arrivo da un’altra dimensione. Ma non tutto è quel che sembra… Divertentissimo splatter britannico, interpretato anche dal simpatico Johnny Vivash, presenza fissa pure quest’anno allo Science+Fiction, il film regala ettolitri di sangue, ma anche una trama non scevra di colpi di scena che mantiene viva l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. La protagonista Lyndsey Crane, avvezza a questo tipo di film e a collaborazioni con lo stesso regista, con la sua presenza conferisce valore aggiunto alla pellicola. Trascendentale. Neon/Out of competition. Voto: 7

Kybernetická babicka/The cybernetic grandma (Jirí Trnka). Una bambina attraversa un ostile deserto tecnologico per incontrare la sua misteriosa nonna robotica… Dalla Cecoslovacchia del 1962 un futuristico cortometraggio abbastanza lungo diretto dal genio dell’animazione nazionale Trnka. In un poeticissimo stop-motion racconta come nessuna tecnologia sarà mai in grado di sostituire gli affetti più genuini. Nel 1963, al primissimo “Festival internazionale del film di fantascienza”, vinse il “Sigillo d’oro città di Trieste”. Nonnista. Sci-fi classix. Voto: 7

Mars Express (Jérémie Périn). In un futuro prossimo, l’investigatrice privata Aline Ruby e il suo partner ormai androide vengono assunti da un ricco uomo d’affari per rintracciare un famigerato hacker. Su Marte, si addentrano nel ventre della capitale dove scoprono una storia oscura fatta di fattorie di cervelli e di corruzione, con una ragazza scomparsa che nasconde un segreto sui robot che minaccia di cambiare il volto dell’universo… Film d’animazione, visivamente superbo, che affronta il più classico dei temi della Fantascienza: l’uomo. Confrontato con il suo omologo sintetico, l’essere umano si chiede insieme a lui chi sia, che cosa stia facendo su questo e su altri pianeti e dove altro stia andando. Fantascienza adulta in un cartone animato di certo non per bambini. Filosofico. Neon/Asteroide + Méliès competition. Voto: 7

Operation X-70 (Raoul Servais). Un potente stato sperimenta un nuovo gas, che non uccide, ma stordisce le vittime e le lascia in uno stato mistico. La bomba X-70 cade però accidentalmente su una vicina nazione, dove si verificano strane mutazioni… Cortometraggio belga del 1972 dal maestro Raoul Servais che satireggia sui Paesi guerrafondai (allora si era in pieno Vietnam), ma che dopo cinquant’anni resta ancora attuale perché il vizio non è stato perso… Sci-fi classix. Voto: 7

Sekai no owari kara/From the end of the world (Kaz i Kiriya). Dal regista di Kyashan – La rinascita (Casshern), una vera e propria odissea attraverso il tempo come solo i giapponesi sanno fare. Hana è una giovanissima studentessa, rimasta sola dopo la morte della nonna, che fa degli strani sogni ai quali si interessa una particolare agenzia governativa, convinta che potrebbero salvare il mondo. Affascinante nella sua poesia e divertente nel suo procedere ritmato e non senza colpi di scena, la pellicola conferma le doti del suo regista, sempre alla ricerca di sfide con cui cimentarsi. All’inizio poco comprensibile, poi rapisce inesorabilmente. Meta-onirico. Neon/Out of competition. Voto: 7

Solaris mon amour (Kuba Mikurda). Un mediometraggio estremamente suggestivo che omaggia contemporaneamente il libro del connazionale Stanislaw Lem e l’Alan Resnais di Hiroshima mon amour, unendo il sonoro del primo adattamento radiofonico dell’opera letteraria ad una serie di immagini ripescate tra 70 film prodotti dal Centro per il Documentario di Łódź negli anni sessanta. Lem iniziò a scrivere il romanzo lo stesso anno dell’uscita del film ed entrambe le creazioni sono un affascinante studio su come la memoria post-traumatica e la soppressione della memoria si facciano strada nell’inconscio e chiedano di esprimersi. Il risultato di Mikurda è disturbante ed ipnotico. Da vedere. Extra. Voto: 7

UFO Sweden [Crazy Pictures (Victor Danell)]. La giovane Denise da quando era piccola è sulle tracce del padre, ufologo che insinuava dubbi dietro gli errori delle previsioni meteorologiche, volatilizzatosi misteriosamente seguendo coordinate dedotte dai suoi studi. Finalmente decide di affidarsi a “UFO Sweden”, un’associazione di squinternati al servizio di segnalazioni di strani fenomeni, diretta da un amico e collaboratore del genitore scomparso… Un piccolo grande film dalla Svezia – una nazione in vero fermento cinematografico! – che mette insieme infinite suggestioni: gli oggetti volanti non identificati, i wormhole (come Nolan!) e i legami genitore/figlio spezzati in uno spettacolo ad alto tasso di adrenalina, non privo di ironia, che incrocia Stranger things X-Files. Forse più da Giffoni che da Science+Fiction, con qualcosa che si sfilaccia e non torna e con un velo di eccessivo buonismo che sovrasta, ma lo spettacolo è assicurato! Tans-temporale. Neon/Asteroide + Méliès competition. Voto: 7

W nich cala nadzieja/The last spark of hope (Piotr Biedron). Dopo la fine delle guerre climatiche, molto probabilmente Ewa è l’unico essere umano sopravvissuto sulla Terra. Conduce le sue giornate in compagnia del robot Arthur, che ha il compito di sorvegliare i confini del campo. Un giorno Ewa esce in missione superando quei confini e al ritorno si accorge di non aver memorizzato la nuova password. Arthur, pur riconoscendola, non può farla entrare, confinandola così in una piccola parte del campo… Originale riflessione sul futuro del nostro pianeta e sui limiti tra esseri umani e I.A. che intrattiene pur costringendoci in alcuni punti alla sospensione dell’incredulità e al rigetto della logica. Lo spettacolo comunque è assicurato, confermando la Polonia, già da lunghi anni, culla e patria di una fantascienza adulta e matura… Meccanico. Neon/Mèliès competition. Voto: 7

Creep box (Patrick Biesemans). Uno scienziato inventa una sinistra macchina che, recuperando i dati dal cervello dei defunti, riesce tramite l’IA a ricreare una copia del caro estinto con cui dialogare. Ma uno dei casi si rivelerà da subito problematico… B-movie di soft science-fiction ambientato in un immediato futuro o forse nell’immediato presente che, già dal titolo, si rivela inquietante. Però non ha poi la forza di andare avanti per approfondire e sviluppare le intuizioni iniziali. Macabro. Neon/Asteroide competition. Voto: 6 e ½

(Dis)Connected (Karl Stelter). Quando i ricordi di una madre, generati da un’I.A., si scontrano con la realtà, lei dovrà affrontare il passato per il bene del suo futuro. Struggente, brevissimo film statunitense che collega il futuribile alla (difficile, mancata) elaborazione del lutto. Intelligente. Shorts/Fantastic shorts. Voto: 6 e ½

Gueules noires/The deep dark (Mathieu Turi). 1856. A causa di un crollo un gruppo di minatori si trova intrappolato nelle viscere della terra nel nord della Francia e si renderà conto di essere in pericolosa compagnia… Decenni dopo una squadra scenderà di nuovo sotto terra per accompagnare il professore Berthier per effettuare rilievi e raccogliere campioni. Ma, in seguito ad una frana, dovranno anch’essi fronteggiare la temibile creatura mutante… Il regista Mathieu Turi, dopo il divertente Meander visto in questo festival, torna sul luogo del delitto ancora una volta con un film claustrofobico e misterioso. Tra La mummia di Sommers The descent di Neil Marshall il film spaventa a sufficienza, non riuscendo però ad uscire dai meandri del déjà vu. Sotterraneo. Neon/Méliès competition. Voto: 6 e ½

Maria (Gabriel Grieco e Nicanor Loreti). Maria Black è la più famosa pornostar del 2024. Dopo un gravissimo incidente sembrano non esserci speranze per lei. Ma il suo corpo sparisce misteriosamente dal’ospedale. Fino però al 2027 quando Maria sembra essere rinata e di nuovo sulla breccia. Così il regista Dario Georges la vuole nel suo ultimo film. Però il destino di Maria sembra ripetersi e la ragazza muore tragicamente sul set. Per insabbiare l’accaduto la troupe escogita un crudele piano, ignorando come la “nuova Maria” faccia parte del “Progetto Metropolis” e sia assetata di vendetta… Pellicola argentina che nella sua durata al di sotto dell’ora e mezza inserisce trovate per altri dieci film: femminismo (e Me Too), leggi della robotica aggiornate, I.A. più una spruzzata di Priorità assoluta (Eve of destruction) e Robocop. L’ambizione dei suoi registi è sicuramente superiore ai mezzi a disposizione ed in effetti il film avrebbe meritato un più ampio respiro, rischiando così di essere più che altro il trailer di che cosa avrebbe voluto essere. Però inquieta e diverte. Perfetto come “Midnight Movie”. Ambizioso. Neon/Asteroide competition. Voto: 6 e ½

My mother’s eyes (Takeshi Kushida). Hitomi e sua figlia Eri sono violoncelliste. Dopo un incidente stradale Hitomi perde la vista ed Eri rimane paralizzata. Hitomi indossa lenti a contatto dotate di telecamera ed Eri occhiali VR: le due condividono un’unica visione… Il regista Kushida, dopo Woman of the photographs presentato al festival nel 2020, torna per indagare i confini tra verità ed illusione in un mondo come quello odierno fatto di nuove tecnologie in continua evoluzione. My mother’s eyes è una fantasia psicopatica, tra fantascienza ed horror, nella quale una madre e una figlia costruiscono una simbiosi tecnologicamente avanzata, ma non sempre affascinante. Sicuramente ambizioso e coraggioso. Neon/Out of competition. Voto: 6 e ½

Posjet iz svemira/A visit from space (Zlatko Grgic). La fantasia infantile crea un intero universo quando una bambina incontra un piccolo alieno… Cortometraggio d’animazione della ex-Yugoslavia, questo diretto da Zlatko Grgic nel 1964, è una colorato e suggestiva poesia per tutte le età. Dolcemente infantile. Sci-fi classix. Voto: 6 e ½

Simulant (April Mullen). In un futuro prossimo, un umanoide arruola un hacker per rimuovere tutte le restrizioni sui suoi pensieri e le sue capacità, innescando un’I.A. Comincia una caccia all’uomo da parte del governo per eliminare il risvegliarsi della coscienza delle macchine… Dal Canada un B-movie che vede un cast di livello (il Sam Worthington di Avatar;  Simu Liu, il protagonista di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli e il Ken orientale di Barbie;  Jordana Brewster, la Mia Toretto della saga di Fast & furious) in un attuale interpretazione delle Intelligenze Artificiali, ormai dominio della fantascienza a tutti i livelli, nel pieno rispetto delle tre leggi sulla Robotica enunciate da Isaac Asimov, con l’aggiunta di una quarta. Adrenalinico, divertente, ma non memorabilissimo. Intelligentemente artificiale. Neon/Out of competition. Voto: 6 e ½

The well (Federico Zampaglione). Una restauratrice d’arte in erba si reca nel piccolo villaggio italiano di Sambuci per riportare un dipinto medievale al suo antico splendore. Ciò che non sa è che sta mettendo la sua vita in pericolo a causa di un’antica maledizione e di un mostro… La terza incursione del frontman dei Tiromancino nel cinema horror si rivela nella media degli horror italiani di ultima fattura. Non ha nulla da invidiare alle discrete pellicole firmate recentemente da Dario Germani, ad esempio, ma assolutamente niente di più. Quello di Zampaglione è un cinema indipendente che segue precise logiche – prima fra tutte quella di orripilare lo spettatore con splatter in quantità – narrative e soprattutto commerciali, inserendo qualche piccolo colpo di scena, ma al minimo sindacale, puntando direttamente a vendere al mercato straniero. Da segnalare l’ottimo inglese, lingua in cui è non a caso girato, sfoggiato da Claudia Gerini. Internazional-popolare. Neon/Mèliès competition. Voto: 6 e ½

Abominations (Mike Fontaine). In un oscuro e desolato deserto urbano, un uomo si prende cura di una creatura mostruoso che dimora in un rifugio sotterraneo. Quando il suo tentativo di ammansirla fallisce, è costretto a fare i conti con la vera natura della creatura… Cortometraggio battente bandiera stellestrisce  dalla fotografia molto oscura che non riesce nel suo quarto d’ora di durata a conquistare lo spettatore. Le premesse ci sono, ma il risultato latita. Shorts/Fantastic shorts. Voto: 6

La bête/The beast (Bertrand Bonello). In un futuro prossimo dove l’intelligenza artificiale regna sovrana, le emozioni umane sono una minaccia. Per toglierle di mezzo, Gabrielle (Léa Seydoux) deve purificare il proprio DNA rivivendo le sue vite passate, dove ritrova Louis (George MacKay), il suo grande amore. Ma è sopraffatta dalla paura e dalla premonizione di una catastrofe imminente… Film di chiusura di questa 23^ edizione del Festival, quello di Bonello non concede mezze misure: o boiata pazzesca o capolavoro. Detrattori o ammiratori. Chi scrive si pone nel mezzo, non negando la sufficienza ad una pellicola complessa, della durata di quasi due ore e mezza, multistratificata, affascinante, ma al tempo stesso repulsiva. Un film ostico e misterioso, non privo di venature horror, che offre più chiavi di lettura. Ma a tratti neanche il magnetismo di Léa Seydoux, George MacKay e Guslagie Malanda riescono ad attrarre a sé lo spettatore. Neon/Out of competition. Voto: 6

Herd (Steven Pierce). Jamie (Ellen Adair) e Alex (Mitzi Akaha) compiono un viaggio in canoa nelle zone rurali del Missouri per tentare di salvare il loro matrimonio ormai in crisi. Quando Alex si rompe accidentalmente una gamba, le due donne rimangono intrappolate nella piccola città di Jamie, invasa dagli “Heps”, sorta di zombi affamati. Quando Alex verrà graffiata da uno di loro e contagiata, Jamie dovrà decidere tra se stessa e la compagna, non potendo contare sulla fiducia di nessuno, neanche di vecchi legami del passato… B-movie alquanto ordinario che gioca la carta delle due protagoniste in crisi amorosa, ma senza aggiungere nulla al genere. Colpo di scena finale che però arriva tardi e quasi stona… Invasato. Neon/Out of competition. Voto: 6

Pandemonium (Quarxx). Nathan si ritrova sulla scena di un incidente stradale e realizza presto di essere morto. Dovrà scendere nelle profondità dell’Inferno per espiare le proprie colpe, restando a confrontarsi con altre anime tormentate dal demone Norgül… Film di un artista multimediale alquanto estremo e bizzarro che all’inizio stupisce e avvince, disperdendosi poi in più storie (l’autore ne aveva previste in origine nove, ma è stato poi frenato dai produttori), senza colpire nel segno. Pellicola sicuramente d’atmosfera, fermandosi però solo a quella. Neon/Out of competition, presentato in co-organizzazione con FrightFest. Voto: 6

Vincitore Premio Asteroide TS+FF 2023
“MARS EXPRESS” di Jérémie Périn (Francia, 2023)

Vincitore Premio Méliès d’argent – Lungometraggi TS+FF 2023
“THE LAST SPARK OF HOPE” di Piotr Biedroń (Polonia, 2023)

Vincitore Premio Méliès d’argent – Cortometraggi TS+FF2023
“WHAT-IF-I” di Lavinia Tommasoli, Pietro Traversa (Italia, 2023)

Vincitore Premio Wonderland – Rai4 TS+FF 2023
“MARS EXPRESS” di Jérémie Périn (Francia, 2023)

Vincitore Premio della Critica Italiana SNCCI TS+FF2023
“MARS EXPRESS” di Jérémie Périn (Francia, 2023)

Vincitore Premio Event Horizon – INAF TS+FF2023
“RESTORE POINT” di Robert Hloz (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Serbia, 2023)

Vincitore Premio CineLab Spazio Corto TS+FF2023
“STARR” di Riccardo Grippo (Italia, 2023)

Vincitore Premio del Pubblico TS+FF 2023
“RIVER” di Junta Yamaguchi (Giappone, 2023)

Premio Asteroide d’oro 2023
Tim Webber

Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.