Tratto dal romanzo del 1980 del celebre scrittore drammaturgo Athol Fugal, ‘Tsotsi’ è stato adattato allo schermo ed ambientato ai tempi presenti dallo scrittore-regista Gavin Hood, vincendo il premio Oscar del 2006 nella categoria della pellicola migliore in lingua straniera.
Tsotsi, nel dialetto Tsotsi-Taal, significa gangster e, proprio come il significato della parola, l’adolescente innominato Tsotsi (Presley Chweneyagae) è un gangster impavido e senza emozioni che vive per il momento, non esitando mai di uccidere ad impulso. Quando viene chiesto troppe domande reagisce spesso con una violenza senza scrupoli.
Dopo aver brutalmente rubato una macchina, Tsotsi si sorprende nel trovare nel sedile posteriore, un neonato di 3 mesi che piange. Presto, il bambino risveglia in Totsie memorie dolorose soppresse sulla sua propria infanzia: la sua esposizione alla violenza domestica ed alla sua vita nei grandi cilindri della fognatura con altri giovani come lui.
Inizialmente, Tsotsi nasconde il neonato nella sua casa, nella baraccopoli a Johannesburg, Sudafrica, lontano dai suoi amici gagster, ma più tardi trasporta il bambino in una busta della spesa dovunque vada.
Tuttavia, l’ incapacità di Tsotsi nel prendere cura dell’infante, lo causa di seguire a casa Miriam (Terry Pheto), una ragazza madre vedova a cui ordina, al punto di pistola, di allattare “il suo” bambino.
La cinematografia descrive bene l’ambiente duro e scuro che circonda Tsotsi e la vita di poverta’ tremenda che ha condotto. Miriam, ugualmente povera, è un profondo contrasto a Tsotsi: la sua baracca è riempita di luminosità e di ornamenti colorati, proiettando un senso di serenita’ e pace, molto assente nella vita di Tsotsi.
Tsotsi viene alla realizzazione della vita che ha condotto e la vita che avrebbe potuto avere. La sua nuova prospettiva sulla vita trasforma Tsotsi, aiutandolo a definire chi veramente è, e generando in lui un desiderio di fare del bene ed avviarsi verso la redenzione. Riuscirà?
Molto interessante in questo film è lo sviluppo del carattere. Inizialmente siamo introdotti ad un adolescente impulsivo e violento che è svelto nel agire e fuggire dalle conseguenze delle sue azioni. Vediamo gradualmente Tsotsi evolversi in un individuo più maturo che basa il suo comportamento sulla ragione piuttosto che sull’impulso. Prende su sè stesso la responsabilità di trovare le persone a cui ha causato danno, offrendo a loro il sostegno e trovando, per la prima volta nella sua vita, la pace interna.
Il film eccella su molti piani: col ritratto di un ambiente autentico filmato sul posto e tramite la superba recitazione di attori locali e non professionisti, per cui Tsotsi-Taal e’ la lingua madre. Lo stile di musica Kwaito e la colonna sonora di Paul Hepker e Mark Killian, si avvalgono della star Zola e dalla voce del poeta-cantante Sudafricano Vusi Mahlasela, che accentuano lo stile di vita ritratto nelle borgate Sudafricane.
“Le recitazioni elicitano emozioni anche quando nulla viene verbalizzato”, nota il regista Gavin Hood, generando in Tsotsi “una completa esperienza sensoriale non spesso vista sullo schermo”.
ESTER MOLAYEME,
Los Angeles, CA