Titolo originale: The life and death of Peter Sellers
Regia: Stephen Hopkins
Sceneggiatura: Christopher Markus, Stephen McFeely
Fotografia: Peter Levy
Musiche: Richard Hartley
Montaggio: John Smith (VI)
Anno: 2004
Nazione: Stati Uniti
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 125′
Data uscita in Italia: 19 agosto 2005
Genere: biografico

Cast:
Stanley Kubrick Stanley Tucci
Sophia Loren Sonia Aquino
Peter Sellers Geoffrey Rush
Peg Sellers Miriam Margolyes
Britt Ekland Charlize Theron
Blake Edwards John Lithgow
Bill Sellers Peter Vaughan
Anne Howe Emily Watson
Stephen Fry

Peter Sellers è stato uno degli attori più interessanti della sua generazione. Talvolta i “biopic” ci restituiscono una dimensione eccessivamente “agiografica” dei personaggi che trattano, ma qui non è così. La vita di Peter Sellers è interessante soprattutto nella dimensione del rapporto uomo-spettacolo. L’esistenza di Sellers è quella di un individuo il cui “io” è scomparso a favore della realtà dei suoi personaggi. Un “io”, il suo, che è esistito come embrione, ma poi volatilizzato, travolto invece dall’ “Io” di una madre che lo volle importante e famoso, dal suo talento, dalle sue manie, dal successo, ecc. Peter Sellers ha vissuto nella situazione di un uomo che è stato capace di “essere” solo le sue interpretazioni o appendici di queste stesse, per il resto la sua vita fu preda di istinti primari vissuti in modo puerile: il desiderio d’amore, il sesso, l’ingordigia di un bambino mai cresciuto, ecc.
Forse Peter uomo e Peter attore hanno in comune una certa goffaggine e un umorismo talvolta involontario. Peter uomo vive e si muove nell’universo del Peter dei successi, degli eccessi, anche emotivi, e della recitazione.

Il film in questione ha il pregevole merito di non voler accontentare tutti e tutto, di non volere essere corretto ad ogni costo nei confronti dei personaggi in causa; inoltre il regista e gli sceneggiatori si prendono qualche libertà espressiva che giova alla tenuta del film, senza la quale l’opera sarebbe meno interessante.

Il padre di Peter, pur volendo molto bene al figlio, è una figura per molti versi colpevolmente assente, mentre la madre (Peg) gli ha insegnato a sacrificare tutto in nome delle sue ambizioni, o meglio, la regola che fa da imperativo alla vita del talentuoso attore è questa: tutto ciò che fa e che pensa “peter” deve essere funzionale a “Peter Sellers”. L’uomo Peter non è in grado di muovere i passi verso la maturità, ma invece si trova in una prigione dorata che è il set, dove viene coccolato, vezzeggiato da donne meravigliose, viziato. La vita fuori dal set è una sorta di prosecuzione di questo “Paese dei Balocchi”, dove lui però non trova felicità.
Si ricostruisce anche con sarcasmo, ironia e umorismo, che non mancano durante tutto il film, il suo lungo rapporto con il regista Blake Edwards (La Pantera Rosa) e quello non meno interessante con Stanley Kubrick (Il Dottor Stranamore).
Bravo Geoffrey Rush e credibili tutti gli altri interpreti.
Peter nella maturità riuscirà a trovare almeno qualcosa di se stesso: l’uomo che non è stato.

Adesso lo possiamo chiamare Peter!

Gino Pitaro newfilm@interfree.it