Regia di Philip Kaufman con Ashley Judd, Samuel Jackson e Andy Garcia. USA, 2004 (Durata: 1 ora 36 minuti)
Jessica Shepard (Ashley Judd), neo-promossa ispettrice nell’Unita’ Omicidi del dipartimento di polizia di San Francisco, viene affiancata nelle indagini del suo primo caso di omicidio da Mike Delmarco (Andy Garcia), enigmatico agente di non cristallina integerrimita’, oltre che dall’amico ispettore John Mills (Samuel Jackson). Il coinvolgimento di Jessica e’ immediatamente personale quando realizza che la vittima e’ uno dei tanti ragazzi con cui aveva passato una notte brava. La vicenda diventa ancor piu’ delicata quando l’omicidio risulta essere il primo di una serie. La caccia al serial killer si intreccia cosi’ con la vita sregolata di Jessica, i suoi problemi di alcolismo, le sue esplosioni di incontrollata aggressivita’, una psicologia fragile, il dolore per la tragica fine dei suoi genitori e lo spettro di essere preda di una follia omicida.
Se siete amanti del filone thriller-investigativo (come il sottoscritto) probabilmente questo film vi piacera’, anche se difficilmente vi riuscira’ a stupire. Il leit-motiv e’ basato principalmente sul dubbio, a diversi livelli. Il dubbio e l’incertezza della caratterizzazione dei personaggi fanno pendere i sospetti di volta in volta verso l’uno o l’altro, ma soprattutto a sfavore proprio della protagonista, fino a diventare praticamente schiaccianti. Tuttavia la trama scorre in maniera estremamente lineare e la sfida (non irresistibile) per lo spettatore e’ soprattutto l’eliminare la quantita’ impressionante di falsi indizi senza lasciarsi distrarre.
La prima sequenza e’ forse quella meglio riuscita di tutto il film, per cui gustatevela.
Un punto di merito e’ l’ambientazione noir azzeccata da Kaufman e ben supportata dalla colonna sonora.
Anche la scelta degli attori risulta oculata. Le interpretazioni, considerato il generale surrealismo dello storyboard (i personaggi di per se’ sono assolutamente improbabili) sono sufficientemente convinte, soprattutto per un personaggio anomalo come quello di Jackie, se non altro perche’ protagonista femminile (altro punto di distinzione).
La sceneggiatura e’ il vero tallone di Achille di Twisted. Basandosi, come ben riusciti precedenti di genere, sulla reiterazione di scene e situazioni per creare fratture spazio-temporali cariche di suspence, lo svolgimento della storia passa pero’ a volte pericolosamente in secondo piano rispetto proprio a una sequenzialita’ di movimenti e scene che non aggiungono nulla e che dilazionano eventi a volte prevedibili (tra l’altro, l’abbiamo capito: il cabernet-sauvignon va giu’ che e’ un piacere… possiamo andare avanti ora?). Da contraltare fanno i numerosi e ben congegnati flashback a meta’ tra l’onirico e il ricordo che tengono desto l’interesse.
Tutto sommato un film onesto che appaga le aspettative, senza particolari pretese.
Mattia Bonsignori