Scheda film

Regia: Valeria Bruni Tedeschi
Sceneggiatura: Valeria Bruni Tedeschi, Agnès De Sacy, Noémie Lvovsky
Fotografia: Jeanne Lapoirie
Montaggio: Laure Gardette e Francesca Calvelli
Scenografie: Emmanuelle Duplay
Costumi: Caroline De Vivaise
Suono: François Waledisch
Francia, 2013 – Commedia – Durata: 104′
Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Filippo Timi, Louis Garrel, Marisa Borini, Xavier Beauvois, Pippo Delbono, Silvio Orlando
Uscita: 31 ottobre 2013
Distribuzione: Teodora Film

 Quando la finzione… eguaglia la fantasia

Louise, un’attrice ritiratasi dalle scene da almeno una decina di anni, incontra Nathan, un giovane attore che si innamora di lei. Al tempo stesso Louise, desiderosa di diventare madre, deve convivere con la malattia di suo fratello Ludovic, malato di AIDS, e con una situazione economicamente tragica della sua famiglia.
Terza prova in cabina di regia per Valeria Bruni tedeschi che per l’occasione riesuma una storia biografica molto toccante, la scomparsa del fratello, e la sua vita affettiva travagliata assieme a Louis Garrel, attore che anche in questa pellicola ha interpretato il suo amore da donna ultra quarantenne. Il risultato finale, un ricordo narrato in prima persona di una famiglia della grande aristocrazia Franco-piemontese, cercando di trovare la giusta coesione fra finzione cinematografica e realtà. Mixandole in un prodotto che spiazza in ogni sua parte, partendo dalla tragedia del fratello fino a quella economica che obbliga la famiglia di Louise a piegarsi alla vendita del castello del titolo, passando per la difficoltà di accettare il rapporto con un ragazzo molto più giovane di lei. Uno spaccato finale di una famiglia sui generis, dove lavoro e vita normale non coincidono con i medesimi canoni che avvolgono la vita di “noi gente comune”. 

Voto: 7

Ciro Andreotti

  #IMG#Castelli in aria

Bella famiglia i Bruni Tedeschi, di quelle di una volta, che tanti invidierebbero o hanno sicuramente invidiato. Una figlia modella, Carla, che è arrivata all’Eliseo, sposando il Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy; un’altra attrice, Valeria, con una carriera sul doppio binario italo-francese, con molte più soddisfazioni sul secondo versante, comprese quelle in ambito registico. Molti forse non sanno però di un terzo fratello, Virginio, morto nel 2006 di AIDS.
Con questo suo ulteriore passaggio dietro la macchina da presa, Valeria Bruni-Tedeschi vuole raccontare in un’originale mescolanza tra fantasia e realtà le vicende della propria, aristocratica famiglia. L’amore con Louis Garrel – qui nel ruolo di se stesso – molto più giovane di lei, il fratello scomparso, che ha qui il volto di Filippo Timi, per niente somigliante ma artisticamente molto affine all’attrice/regista, la madre Marisa Borini – anch’ella impersonata da se medesima – la vendita dell’antica residenza di famiglia vengono tutti raccontati in uno scoppiettante cortocircuito in cui quello che sembra vero è falso o romanzato e quello che pare inventato di sana pianta è soltanto realtà che come sempre supera la fantasia.
Ed è questa l’unica chiave di lettura in cui si può apprezzare e comprendere un film come Un castello in Italia, dai toni molto dissonanti, spesso eccessivi, che oscilla tra dramma e farsa senza riuscire a trovare una propria dimensione ed identità.
Solo conoscendo la profonda matrice autobiografica della pellicola, con tanto di giuste licenze “poetiche”, si riesce a non prendere #Un castello in Italia per il vezzo radical-chic di un’attrice che per la terza volta non riesce ad evitare di scavallare la macchina da presa, ponendosi così dietro di essa.
I modelli dichiarati dall’autrice (“Il giardino dei ciliegi” di Čechov, Salto nel vuoto di Bellocchio e Il giardino dei Finzi-Contini di De Sica) sono davvero lontani anni luce dal risultato ottenuto sul grande schermo, dove ad essere cattivi si potrebbe ravvisare almeno un errore di montaggio nel finale.
Una delle poche scelte felici di questo film assai scombiccherato è l’uso delle due lingue, italiano e francese, in cui esso è girato, che scivolano musicalmente una dentro l’altra rendendolo appena più digeribile ed omaggiando la doppia cittadinanza della regista. Ma, pur confidando in un distributore attento come Teodora ed in qualche esercente attento, il rischio che arrivi nelle sale interamente in italiano è sempre in agguato. 

Voto: 5 e ½

Paolo Dallimonti