Scheda film
Regia: Davide Marengo
Sogetto: Francesco Piccolo e Davide Marengo, ispirato al film Un novio para mi mujer di Juan Taratuto
Sceneggiatura: Francesco Piccolo e Davide Marengo con la collaborazione di Dino Gentili
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Claudio Di Mauro
Scenografia: Paola Comencini
Costumi: Eva Coen
Musiche: Massimo Nunzi
Italia, 2014 – Commedia – Durata: 97′
Cast: Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Geppi Cucciari, Dino Abbrescia, Franz, Ale, Pia Engleberth, Corrado Fortuna, Brenda Lodigiani, Daniela Tusa, Alice Mangione, Astrid Meloni
Uscita: 30 aprile 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Gli imprevisti del “triangolo” amoroso
Ci possono essere modi bizzarri di affrontare la crisi di coppia e Un fidanzato per mia moglie sceglie di illustrarcene uno intuibile già dal titolo.
Nata da un’idea del produttore Beppe Caschetto, l’ultima pellicola diretta da Davide Marengo è un remake di una rom-com argentina del 2008 (t. o. Un novio para mi mujer), che presenta sulla carta uno spunto oggettivamente originale, ma che resta imploso. Al centro della storia: Simone (Paolo Kessisoglu) e Camilla (Geppi Cucciari), lui sguazza nel proprio ambiente, completamente preso dagli amici e dal lavoro; lei, d’origine sarda, fatica a trovare un proprio equilibrio a Milano, dove si è trasferita per amore, non ha più un’occupazione professionale né amiche. Questa disparità a livello di autonomia e soddisfazione professionale e personale si riversa nel rapporto di coppia scatenando in Simone un forte senso di insofferenza di fronte al malessere della moglie. Su suggerimento del suo capo e amico (Dino Abbrescia), l’uomo ricorrerà a una soluzione poco ortodossa, contatta, infatti, “Il falco” (Luca Bizzarri), un ex tombeur de femmes perché la seduca così da spingerla a tradire il marito, fornendogli la motivazione per il divorzio.
Potete immaginare quali potranno essere le conseguenze non considerate di un triangolo amoroso indotto.
A malincuore, perché riconosciamo che c’è sempre un lavoro dietro, dobbiamo ammettere che non tutte le ciambelle escono col buco. Marengo si era già cimentato con le diverse sfumature della commedia (vedi il buon esordio nel lungometraggio con Notturno bus e gli ottimi risultati in Boris 3 e ne Il commissario Manara), questa volta ha scelto di farsi affiancare da uno scrittore e sceneggiatore dell’esperienza di Francesco Piccolo e di avvalersi della collaborazione di Dino Gentili per adattare la storia argentina ai luoghi e all’humor italiani. Se si guarda alla fonte, notiamo che non si sono discostati più di tanto, anzi hanno optato per la linea della fedeltà sul piano del tessuto narrativo, presentando anche dei dialoghi molto simili.
I comici provenienti dalla palestra di “Zelig|” e de “Le Iene” si sono cuciti addosso i rispettivi ruoli dando vita a situazioni che non sfruttano fino in fondo il potenziale insito nell’idea di partenza; si assiste, quindi, a una rappresentazione cristallizzata che non riesce a trascinare lo spettatore in risate di gusto – ne riesce a strappare qualcuna il lungo elenco di ciò che Carlotta non ama (ben spalleggiata dallo speaker radiofonico interpretato da Corrado Fortuna).
Dal punto di vista registico Marengo non poteva dare molto sfoggio della sua creatività per cui dirige con metodo gli attori, ma questo non basta a conferire lucentezza a una drammaturgia sbiadita.
Una difesa parziale può arrivare proprio dalla matrice se la si guarda attentamente e certo, alla fine, sorge spontaneo domandarsi come mai non abbiano scelto di tradirla aggiungendo ritmo e battute sottili al tappeto già scritto.
L’augurio che possiamo fare a Davide Marengo è che questo film possa fungere da traino per la distribuzione di lavori precedenti come l’ancora invisibile The Lithium Conspiracy, un thriller coraggioso che affrontava un tema attualissimo e scottante come lo sfruttamento dei giacimenti d’acqua e il gioco di interessi sotteso.
Voto: 4 e ½
Maria Lucia Tangorra