Scheda film
Regia: Giorgio Gorgi
Soggetto: Bruno Pescia
Sceneggiatura: Bruno Pescia e Giorgio Gorgi
Fotografia: Riccardo De Sandre
Montaggio: GR Produzioni
Musiche: Massimo Favarin e Claudio Ombrellari
Suono: Andrea Raiteri
Italia, 2013 – Drammatico – Durata: 106′
Cast: Bruno Pescia, Miriam Angliè, Gianluca Dalle Palle, Alessio Baldan, Riccardo Broch, Andrè Pescia Junior, Giovanni Pintonato
Uscita: 30 maggio 2013
Distribuzione: GR Produzioni/The Space Cinema
Sale: 9
Per non dimenticare
10 febbraio 2006, il giovane italiano Andrea Pescia, di stanza a Fortaleza in Brasile per motivi di studio, muore ucciso in circostanze inizialmente non molto chiare. A riceverne la notizia l’immediata sono i genitori Bruno (Pescia) e Daniela Patron (Miriam Angliè), i quali, annientati dal dolore, cercano di partire quanto prima per il paese sudamericano. Riuscitici per poco più di una fortuita coincidenza, appena arrivati, apprendono che il figlio è stato ucciso da un minorenne contro il quale aveva sporto denuncia e si scontrano con la solita burocrazia italiana, incarnata dal medesimo vice-consolato italiano locale che, in quanto tale, ha poteri e raggio d’azione limitati.
Tra l’irrinunciabile riconoscimento del cadavere, il confronto con le forze di polizia e l’omertà della gente del luogo, nel padre di Andrea matura l’idea di una vendetta privata – mette perfino una taglia sull’assassino! – ma anche quella di costituire un’associazione in difesa dei bambini di strada, di cui il figlio gli aveva lungamente raccontato. Nel frattempo, insieme a Samia, l’ex-compagna del giovane, cerca di far arrivare in Italia il nipote André e, con molte difficoltà, il cadavere del figlio. Ma la giustizia terrena non tarderà ad arrivare…
Possiamo accettare e quindi desistere dal demolire questo Urla nel silenzio – Il caso Pescia, solo per il forte intento di denuncia e di catartico desiderio di giustizia che l’ha ispirato, come non possiamo ammirare la forza d’animo dello stesso genitore, il sanguigno Bruno Pescia, di schierarsi in prima persona per la realizzazione di codesto lungometraggio, scrivendone soggetto e sceneggiatura e ponendosi davanti alla macchina da presa, interpretando il ruolo di se stesso.
Per il resto, se volessimo farne un’analisi cinematografica, il film si perde nell’inutile elencazione di sterili dettagli, come se ogni elemento fosse importante ed irrinunciabile per ricostruire una vicenda realmente accaduta che ha ancora qualche zona d’ombra, anche se diverse panoramiche dall’alto, forse di repertorio, ed alcuni sprazzi folkloristici appaiono di dubbia utilità, se non come superflue scene di raccordo. E così facendo, tra flash-back e flash-forward, il regista Giorgio Gorgi non riesce a costruire la benché minima tensione drammat(urg)ica, come ad esempio nella scena dell’omicidio, davvero imbarazzante per l’ingenuità e la naiveté della realizzazione. Per contro, pur nella latitanza di un tocco registico distintivo, non rinuncia a qualche idea azzeccata, come il sogno di Bruno in aereo, per quanto anch’esso prolisso ed eccessivo, e la zampata “fantastica” nel prologo e nel finale, forse stonata ma comprensibile. Per quanto riguarda infine la recitazione è meglio stendere un velo pietoso, trattandosi per la stragrande maggioranza di non professionisti che, pur spinti dalla forte consapevolezza di essersi schierati a favore di una giusta causa, non riescono a fare miracoli, anche se qualcuno cerca di contrabbandare un ciancicato dialetto veneto per del brasiliano d’accatto.
È comunque un film amatoriale, nato col sostegno di una ONLUS, la “Associazione Andrea Pescia per i Bimbi del Brasile” fondata in memoria del giovane scomparso, e grazie allo sforzo volontario di amici suoi e della sua famiglia che si sono riuniti affinché la vicenda non venisse dimenticata, ma che però, lontano dall’essere cinema, non va oltre una lunga ricostruzione filmata, come quelle realizzate per le trasmissioni televisive d’inchiesta.
La pellicola si chiude dopo i titoli di coda, com’è d’uopo per quelle tratte da storie vere, con le emozionanti immagini reali dei bambini della scuola fondata a Fortaleza in memoria dello scomparso dall’associazione a lui dedicata, suscitando la solita, inesorabile domanda: per ricordare il povero Andrea Pescia non sarebbe stato più utile e dignitoso un documentario?!
RARO perché… è solo un film amatoriale di finzione quando sarebbe potuto essere un buon documentario.
Voto: 5
Paolo Dallimonti