Il massacro del 2011 causato da un estremista di destra sull’isola norvegese di Utoya, non lontano da Oslo, è ricostruito dal punto di vista delle vittime nel drammatico U-22. La carneficina è durata per ben 72 minuti, e il regista Erik Poppe lascia che gli eventi si svolgano in tempo reale concentrandosi sulla sua protagonista sempre in corsa e nascosta, la diciottenne Kaja, e i suoi amici e compagni di campeggio. Interpretato con un sorprendente naturalismo, il film è anche formalmente impressionante, poiché è costruito per sembrare un singolo piano sequenza, per dare allo spettatore l’impressione di essere uno dei ragazzi.
Al di là dell’ambito nazionale, questa aggiunta tardiva alla competizione della Berlinale potrebbe anche risentire del fatto che è stata ripulita da ogni dettaglio politico, contesto e contesto. Anche s dietro le quinet appare un messaggio politico contrario al governo socialista all’epoca in carica in norvegia. Il terrorista come attore norvegese Anders Danielsen Lie (Personal Shopper, i film di Joachim Trier).
Gli sceneggiatori Siv Rajendram Eliassen e Anna Bache-Wiig, che in precedenza hanno collaborato alla serie TV Acquitted, hanno basato il loro lavoro su racconti di testimoni oculari ma hanno creato personaggi immaginari per la storia.
Poppe rimane con Kaja, . A un certo punto torna al campeggio principale, ora completamente abbandonato, in cerca di sua sorella, che è rimasta nella loro tenda quando Kaja è andata a un barbecue, ma l’unica cosa che trova lì è un ragazzo scioccato (Magnus Moen) e il cellulare di suo fratello.
Gli eventi a tratti si piegano troppo alle leggi del dramma immaginario, con una svolta inaspettata seguita da un melodrammatico finale con un messaggio che pare politico. QUesto aspetto ha fatto suscitare critiche al film non facendogli probabilmente per questo vincere premi di livello.
Tecnicamente, il lavoro è realizzato in modo realistico e convincente e assemblato in modo sorprendente, con il direttore della fotografia Martin Otterbeck, operatore di telecamere del famoso film di Poppe The King’s Choice. Altrettanto importante è il lavoro sonoro, che svolge un ruolo importante nel definire il tono per il materiale difficile in quanto spesso rappresenta la minaccia innominata e in gran parte invisibile, ma così mortale.
Gli sceneggiatori Siv Rajendram Eliassen e Anna Bache-Wiig, che in precedenza hanno collaborato alla serie TV Acquitted, hanno basato il loro lavoro su racconti di testimoni oculari ma hanno creato personaggi immaginari per la storia.
Poppe rimane con Kaja, . A un certo punto torna al campeggio principale, ora completamente abbandonato, in cerca di sua sorella, che è rimasta nella loro tenda quando Kaja è andata a un barbecue, ma l’unica cosa che trova lì è un ragazzo scioccato (Magnus Moen) e il cellulare di suo fratello.
Gli eventi a tratti si piegano troppo alle leggi del dramma immaginario, con una svolta inaspettata seguita da un melodrammatico finale con un messaggio che pare politico. QUesto aspetto ha fatto suscitare critiche al film non facendogli probabilmente per questo vincere premi di livello.
Tecnicamente, il lavoro è realizzato in modo realistico e convincente e assemblato in modo sorprendente, con il direttore della fotografia Martin Otterbeck, operatore di telecamere del famoso film di Poppe The King’s Choice. Altrettanto importante è il lavoro sonoro, che svolge un ruolo importante nel definire il tono per il materiale difficile in quanto spesso rappresenta la minaccia innominata e in gran parte invisibile, ma così mortale.
Vito Casale