Hana è un’orfana albanese, vive da un montanaro sposato e con una figlia di nome Lila, coetanea di Hana. In quel contesto, la donna è costretta a seguire le rigide regole del diritto civile parallelo attivo tra i montanari albanesi che in mancanza di figli maschi, possono spingere una donna ad autoproclamarsi uomo, seguendo quel tipo di formazione e rinnegando tutti gli aspetti del femminile. Hana diventa Marco e condurrà una vita da uomo. Quando molti anni dopo Marco arriverà in Italia, il contatto con una cultura diversa le consentirà di ricercare la Hana sepolta.
Hana cresce in un paesaggio alpino arcaico in Albania, dove prevalgono i vecchi codici e dei ruoli di genere tradizionali. Lei scappa il destino di moglie e serva quando, secondo la Kanun, la legge tradizionale albanese, lei si impegna a tutta la vita in verginità, sacrificando così la sua femminilità per la libertà. D’ora in poi, è trattata come un uomo. Si è dato il nome di Marco. Ma dopo dieci anni di reclusione, decide di cambiare la sua vita e prende il treno per l’Italia, dove la sorella vive con la sua famiglia. Non è esattamente quello che si aspetta Hana …
Nel suo lungometraggio d’esordio, Laura Bispuri accompagna una giovane donna in un’odissea difficile e dolorosa, lontano dal vecchio mondo delle montagne e nella vita moderna della città. Il film racconta in sostanza la storia di una donna che riscopre la sua sessualità e si basa su immagini allegoriche alludendo alle ambivalenze della vita emotiva di Hana. Un film molto empatico con pochi dialoghi, che si affida invece agli sguardi, ai gesti e a una protagonista che affronta le proprie incoerenze.
Unico film italiano in concorso alla Berlinale 2015, il film ha ottenuto valutazioni intermedie dalla critica per il suo ondeggiare tra la presa di coscienza e la freddezza delle emozioni.
Vito Casale