Scheda film

Regia: Emma Dante
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Emma Dante
Sceneggiatura: Emma Dante e Giorgio Vasta in collaborazione con Licia Eminenti
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Benni Atria
Scenografie: Emita Frigato
Costumi: Italia Carroccio
Suono: Paolo Benevenuti e Simone Paolo Olivero
Italia/Francia/Svizzera, 2013 – Drammatico – Durata: 90′
Cast: Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna
Uscita: 19 settembre 2013
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Sale:

 Duello al sole

Superata indenne la competizione veneziana, che ha regalato ad Elena Cotta la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile e il Premio Pasinetti (da dividere con Alba Rohrwacher), è tempo per Via Castellana Bandiera di Emma Dante di provare a farsi largo nelle sale a partire dal 19 settembre (dal 12 nel Capoluogo siculo) con il marchio Istituto Luce Cinecittà. Smaltita la sbronza festivaliera, l’opera prima della regista siciliana, tratta da un suo romanzo omonimo del 2009 edito da Rizzoli, ci porta nella calura pomeridiana di una domenica come tante in quel di Palermo. Rosa e Clara, venute per festeggiare il matrimonio di un amico, si perdono nelle strade della città e finiscono in una specie di budello. Nello stesso momento, un’altra auto guidata da Samira, dentro la quale si ammassa la famiglia Calafiore, arriva in senso contrario e penetra nella stessa strada. Né Rosa al volante della sua Multipla, né Samira, donna antica e testarda al volante della sua Punto, intendono cedere il passo l’una all’altra. Ne scaturisce un duello muto tutto al femminile che si consuma nella violenza intima degli sguardi, sotto la ferocia senza scrupoli dei testimoni oculari e i raggi di un sole che ostinatamente si abbattono sulle teste dei rivali. Il tutto punteggiato dal rifiuto di bere, mangiare e dormire nella quiete notturna che precede il tragico epilogo.
E come in ogni duello che si rispetti, quello al centro di Via Castellana Bandiera non può che diventare una questione di vita o di morte, dove a soccombere non è necessariamente il più debole e a vincere il più forte. Quella mostrata e raccontata dalla Dante, mescolando i toni della tragedia greca (il piccolo coro di residenti che penetra nella Multipla di Rosa per riassumerle le vicissitudini familiari della famiglia Calafiore) al western (il faccia a faccia notturno tra Samira e Rosa), è più che altro una battaglia di nervi combattuta alla distanza tra esistenze lontane, ma ugualmente determinate, entrate in conflitto per un futile motivo di precedenza stradale (quasi di manzoniana memoria se si ripensa a “I Promessi Sposi” e al personaggio di Ludovico che, una volta ucciso in duello un nobile arrogante che non gli aveva ceduto il passo come stabilivano le vigenti leggi della cavalleria, decise di diventare Frate Cristoforo per espiare le proprie colpe e rendere omaggio al suo servitore deceduto nella suddetta tenzone). Il tutto in uno scenario fuori dal tempo, impietoso e ansiogeno, reso ancora più claustrale dalla presenza dei due abitacoli che ospitano le rispettive fazioni rivali. Intorno ad esse troviamo delle mura che si fanno via via meno strette, ma soprattutto un brulicare di anime che entrano ed escono nel e dal budello senza lasciare tracce, pronte a sostenere, giudicare, offendere o difendere i motivi dell’una o dell’altra.
La violenza, tranne una flebile parentesi iniziale, è dunque di carattere psicologica, tanto forte da mettere continuamente in discussione l’esito finale di una situazione assolutamente paradossale. Ed è lì che, un lungo pianosequenza costruito attraverso un dolorosissimo fuori campo, metterà la parola fine a questo spaccato di vita tramutato in racconto cinematografico. Si tratta di un epilogo di grande forza e intensità, nel quale la Dante tira fuori dal cilindro l’unica vera trovata registica di un film che ha nel suo DNA drammaturgico geni indiscutibilmente di natura teatrale. Il budello diventa nelle mani della regista siciliana – e non poteva essere altrimenti visti i prolifici e apprezzati trascorsi teatrali – una sorta di palcoscenico e le mura di cinta nient’altro che le quinte di un teatro a cielo aperto, dal quale ci si allontanerà solo per brevi sortite (la fuga notturna di Clara per andare in cerca di cibo, i dibattiti in casa Calafiore). Al suo interno si muovono e si confrontano i personaggi, in un valzer di duetti, monologhi e momenti corali che denota un lavoro attento e meticoloso in fase di scrittura, che perde scorrevolezza e arranca solo nella parte centrale.
La messa in quadro si appoggia ad una regia che stilisticamente non presenta elementi di rilievo, se non una buona gestione degli spazi e un uso assiduo della macchina da presa a mano, chiamata a pedinare e braccare i corpi. Quello della Dante è un cinema fatto di carne e silenzi; di conseguenza, la regia finisce con il privilegiare i personaggi e le situazioni, prima che la composizione del quadro. Ne viene fuori una regia asciutta ed essenziale, completamente al servizio di una messinscena altrettanto scarna che fa di Via Castellana Bandiera un’opera riuscita solo a metà.

Note: il film è uscito in anteprima il 12 settembre a Palermo nei cinema Igiea Lido, Rouge et Noir e Metropolitan.

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso