Scheda film

Regia: Massimiliano Bruno
Soggetto e Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Leonardo Falcone
Fotografia: Alessandro Pesci
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografie: Sonia Peng
Costumi: Alberto Moretti
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Suono: Dino Raini
Italia, 2012 – Commedia – Durata: 111′
Cast: Raoul Bova, Alessandro Gassman, Michele Placido, Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, Rocco Papaleo
Uscita: 25 ottobre 2012
Distribuzione: 01 Distribution

 “Grazie, papà!”

Il senatore Michele Spagnolo (Michele Placido), vecchio squalo della politica italiana, durante una “seduta” con una delle sue numerose amanti, ha un malore, che gli regala una sindrome fronto-parietale in virtù della quale, avendo perso i freni inibitori non riuscirà a proferire nient’altro che la verità. Al suo capezzale, insieme alla moglie pluri-cornificata Giovanna (Imma Piro) accorrono i tre figli: Riccardo (Raoul Bova), medico ospedaliero impegnato nel sociale; Valerio (Alessandro Gassman), bamboccione schiaffato dal padre ai vertici di una ditta di catering; Susanna (Ambra Angiolini), aspirante attrice disastrosamente “cagna”. Mentre tentano di aiutare il padre, mai troppo presente fino ad allora e sempre più inviso ai vertici del partito, abilissimi negli inciuci, cercano di ristabilire un po’ d’ordine nelle proprie vite e di recuperare quel legame fraterno troppo logorato dal tempo…
Dopo la non miracolosa (tranne che al botteghino) prova dell’opera prima, che però nell’asfittico panorama del nostro cinema per molti ha avuto il sapore di una boccata d’aria fresca, l’attore, autore e regista Massimilano Bruno si presenta al tribunale della seconda, che, com’è noto, non concede molti appelli. E lo sa bene, dimostrando di avere una paura fottuta, premunendosi in tutti i modi, tentando di esorcizzare la temibile iattura: innanzitutto scende in pista in prima persona, fin dalla prima inquadratura, come una specie di cicerone nei panni – si capirà dopo – del conduttore della trasmissione “La verità ti fa male”, che enuncia gli articoli della Costituzione italiana, ironizzandoci sopra; poi sceglie un soggetto facile facile, che affonda le radici in un suo monologo, “Zero”, ed anche naturalmente nel “Riccardo III” shakespeariano; chiama interpreti consolidati e “amici” ed allunga il film ad una durata spropositata per una commedia (quasi due ore) per paura di non buttare niente, mettendo troppa carne al fuoco, incappando in cadute di gusto come la scena a L’Aquila, veramente eccessiva.
Certo, si ride in Viva l’Italia, pure di gusto, ma è tutto già visto, anche perché Bruno va sul sicuro con una comicità che insiste sul contrasto di situazioni e con soluzioni consolidate, come l’infermiere Antonio di Maurizio Mattioli, direttamente clonato da In barca a vela contromano, il “figlio di papà” interpretato da Alessandro Gassman e l'”eroe buono” Raoul Bova; non lesina anche alcuni graffi come la dimenticata “Italia” di Mino Reitano, sparata sullo sfondo della manifestazione con scontri ripresa al ralenti attraverso la quale Spagnolo/Placido passa indenne, quasi un Mosè in mezzo alle acque o la caricatura di Bersani (quel Bernini esponente della sinistra con camicia azzurrina dalle maniche eloquentemente rimboccate) o ancora il super8 di famiglia nel cui quadro il senatore si inserisce per tentare di inseguire vanamente il tempo ormai andato.
Bruno pone anche molta attenzione alle musiche in funzione narrativa: a parte il già citato Reitano, “Quelli che ben pensano” di Frankie Hi-NRG MC, “Ragazzo mio” di Tenco nell’interpretazione di Ivano fossati, “Il mio nemico” di Daniele Silvetri e l’apparizione del grande cantautore Alessandro Mannarino che canta la sua “Svegliatevi italiani” sullo sfondo di una scena.
In mezzo all’esplosione della verità contagiosa come un virus che sembra colpire via via tutti, come anche in molte recenti commedie italiane, compreso il precedente Nessuno mi può giudicare la morale che ne esce fuori è un po’ ambigua: tutti si salvano o ci provano perché, paradossalmente, non dicono la verità o usano mezzucci. Riccardo fa finta di avere un reparto funzionante, Valerio viene rieletto in consiglio di amministrazione solo perché dice sì la verità, ma ricatta tutti, mentre Susanna vede migliorare la sua vita anche perdendo la zeppola, ma alla fine sembra averla riacquistata, forse perché ha solo finto fin lì. L’unico veramente posseduto dal demone della sincerità alla fine è solo il senatore, che alla fine ne accetterà fieramente le conseguenze.
Ma, di questi tempi di crisi anche politica, un film dallo spirito cerchiobottista, messo su con l’ansia di fare (ancora una volta) bene e con fin troppe valvole di sicurezza, è davvero poco. Poco più di un’occasione sprecata.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti

 #IMG#Michele spagnolo è un politico…

Michele spagnolo è un politico con quarant’anni di carriera alle spalle e tre figli con i quali ha un rapporto travagliato: Valerio, dirigente di una nota catena di ristorazione. Susanna, che fa l’attrice, e Riccardo, medico in un ospedale fatiscente. Tutti e tre hanno ottenuto diversi privilegi essendo i figli di un padre così famoso, al tempo stesso sia la loro vita che quella del padre cambierà quando un malore lo spingerà a non poter più mentire nei confronti di nessuno.
Massimiliano Bruno, noto al grande pubblico per le partecipazioni in qualità di attore alla serie de L’Ispettore Coliandro, firmata dai fratelli Manetti, e alla pluripremiata Boris, si spinge per la seconda volta dietro la macchina da presa firmando, dopo Nessuno mi può giudicare, aiutato sempre dal medesimo cast, una nuova pellicola sui mali della nostra penisola, descritta come un luogo ove le chances per i cambiamenti sono veramente poche e dove avere un parente politico vale più di qualunque impegno possibile e immaginabile. Il cast intero riesce a seguire alla perfezione le intenzioni del regista confezionando una pellicola ilare ed esplosiva ma che talvolta varca ampiamente le righe della demenzialità, non riuscendo mai a capire se la comicità sia al servizio di una trama di denuncia sociale oppure banalmente fine a se stessa. Il solo Gassman, al contrario del resto del cast, riece a mantenere una recitazione sapientemente a cavallo fra serietà e ironia senza mai prendersi troppo sul serio e senza mai varcare quella soglia che per tutto il corso della pellicola pare sin troppo facilemente superabile. Una bella occasione quindi non raccolta sino in fondo e che fa comunque ben sperare per le nuove uscite di un giovane regista che dovrebbe decidere meglio gli obiettivi da porsi.

Voto: * * *

Ciro Andreotti