Scheda film
Regia e Soggetto: Rodolfo Bisatti
Sceneggiatura: Rodolfo Bisatti, Maurizio Pasetti
Fotografia: Rodovan Cok
Montaggio: Rodolfo Bisatti, Mattia Visentini
Scenografie: Rosalie El Hadj
Costumi: Marialisa Zurlo
Musiche: Fabian Perez Tedesco
Italia/Slovenia, Anno: 2011 – Drammatico – Durata: 86′
Cast: Laura Pellicciari, Giuseppe Cocevari, François Bruzzo Delle Piume, Xenia Gugliatti, Nina Benedetti, Marco Cossutta, Eva Mauri, Alessandro Barberio, Gradimir Nisic
Uscita: 22 febbraio 2013
Distribuzione: Pablo Distribuzione Indipendente
“Taciti Tumulti”
Voci nel buio, vincitore della menzione d’onore della giuria del festival internazionale del cinema di Murcia nel 2013, è il quarto film di Rodolfo Bisatti.
Sullo sfondo di una Trieste fuori dal tempo e dallo spazio, il film racconta la storia dei conflitti interiori di una famiglia. Un padre, Angelo, (François Bruzzo Delle Piume), una volta insigne accademico e membro di un’associazione di sostegno dei rifugiati della guerra nei Balcani e oggi distributore notturno di giornali. Un uomo solitario e taciturno, completamente stravolto dalle vicende dolorose della propria vita. Cora (Laura Pellicciari), una madre forte, ma frustrata dall’ostinato mutismo del marito ed esasperata dal peso della responsabilità della gestione della famiglia. E il figlio Giovanni (Giuseppe Cocevari), un ragazzo sensibile ed esuberante, causa della frustrazione dei genitori e, contemporaneamente, loro forza. Il piccolo Giovanni, infatti, ha contratto in età precoce una grave malattia che l’ha condotto alla totale cecità.
Il film ruota intorno a due poli confluenti. Da una parte la questione della sparizione della moglie e della figlia di un ragazzo serbo, di cui Angelo è accusato. Dall’altra, i problemi di adattamento sociale di Giovanni, a cui si accompagna la profonda crisi esistenziale del padre.
I due drammi si confondono e intersecano nella mente dell’ ex professore. I rumori della guerra, e quelli dell’ospedale; l’immagine dei rifugiati, e quella della TAC nella quale è scalfito il cervello del piccolo Giovanni; le delicate e sfuggenti immagini della donna serba e della sua bambina, e quelle della telecamera con la quale Giovanni riprende tutto, quasi a voler conservare per il giorno in cui potrà vedere, tutte le immagini che ha perso.
All’angoscia esistenziale di Cora e Angelo, si contrappone però la spensieratezza e l’entusiasmo di vivere di Giovanni, continuamente impegnato in passeggiate con la fidanzata, arrampicate nella palestra di roccia e lezioni di piano.
Caratteristica del film è la prevalenza assoluta del suono sull’immagine: è sui rumori e i suoni, anche i più irrilevanti, che sin dai primi minuti del film è posto l’accento. Di tanto in tanto i rumori lasciano spazio alla musica, in una colonna sonora dal ritmo nostalgico e senza tempo, che concorre a suscitare nello spettatore una sensazione di astrazione non solo temporale ma anche spaziale.
Ad essere messa da parte è poi la linearità della storia. Gli avvenimenti si susseguono in modo sincronico, come “ in diagrammi” intersecati tra di loro. Le scene, che ricorrono cadenzate, acquisiscono solo alla fine del film un loro significato e un loro spessore. Gli stessi personaggi vengono definitivamente presentati solo alla fine del film.
Se si dovesse accedere al film con gli strumenti di lettura tradizionali, con gli occhiali del film d’autore, probabilmente diversi sarebbero i motivi di critica. A partire dalla recitazione un po’ inconsapevole, quasi sprovveduta, tutta rigorosamente in accento triestino; l’eccessivo manierismo di alcune scene; una certa forzatura di alcune immagini. In alcuni tratti, addirittura, sembra che il registra abbia voluto creare un film forzatamente introspettivo anche a costo di risultare noioso.
Tuttavia Voci nel buio deve essere analizzato nella sua peculiarità e unicità: un susseguirsi suggestivo di diapositive forti, che, una volta metabolizzate, sono destinate a galleggiare a lungo nella mente dello spettatore.
Si tratta di un film, che si pone su piano diametralmente opposto a quello dei classici film d’autore. Lo stesso regista lo descrive come un film senza autore, destinato ad un pubblico ristretto dal momento che è prevista una sola proiezione nelle diverse città italiane.
Gli attori riescono a comunicare con i loro silenzi molto più che con la recitazione. L’espressività del protagonista ci porta a “simpatizzare”, nel letterale significato del termine, con lui. Allo stesso modo, le immagini e i suoni delle sequenze descrittive trasmettono molto di più delle sequenze d’azione.
Come rilevato dal regista “la struttura, dà la possibilità ad ognuno di costruire il proprio film”: a ciascuno l’interpretazione, di una storia che si racconta da sé, che, in un costante flusso di coscienza, fa apparire e scomparire come in un lampo, scorci di vita dei diversi personaggi, toccando, in modo quasi asettico, temi di particolare delicatezza.
In conclusione Voci nel buio è un film suggestivo che vale la pena vedere, e che può essere veramente apprezzato solo se lasciato decantare.
RARO perché… è un film molto personale di un autore assai peculiare.
Note: il film, dopo qualche comparsata sporadica nel Nord d’Italia, è uscito il 22 febbraio 2013 grazie al Circolo La Comune che effettua le proprie proiezioni presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Torricelli di Bolzano, tenendo per circa due mesi.
QUI è possibile seguire il percorso della pellicola in Italia e all’estero.
Voto: 6
Elisa Arbia